26/09/09

Un'altra occasione mancata: il Popolo della Libertà contro i cittadini aquilani


Foto di Alessandro Tauro

Il governo di questo paese e la sua maggioranza parlamentare lo hanno certificato ancora una volta, per la terza volta consecutiva. E lo hanno fatto, come le altre due volte, nel totale disinteresse dei mezzi d'informazione, compresi quelli presunti di opposizione: da Repubblica a L'Unità, dal Manifesto a Liberazione, dal Fatto a L'Altro. Nessuno si è preso la briga di riferire l'interessante (ed inquietante) dato di fatto emerso mercoledì mattina al Senato della Repubblica. Ovvero, i cittadini aquilani sono, per legge, terremotati di serie B.

Nella seduta antimeridiana al Senato di due giorni fa, la maggioranza approvava il cosiddetto "Decreto-legge correttivo del decreto-legge anticrisi", un provvedimento salito alla ribalta della cronaca nazionale per la presenza del discusso scudo fiscale.
La presenza dell'ennesimo condono finanziario targato Tremonti ha monopolizzato su di sé tutta l'attenzione della stampa nazionale. A spese dello scempio compiuto alle spalle dei cittadini dell'Aquila.

Il 1° luglio scorso il Consiglio dei Ministri approvava all'unanimità il cosiddetto "Decreto legge anti-crisi", un provvedimento profondamente contestato oltre che per la presenza del famigerato "scudo", per la decisione di ripristinare sin dal 1° gennaio 2010 il pagamento dei tributi per tutta la popolazione terremotata della provincia dell'Aquila. Arretrati non pagati compresi. Articolo 25.

Quando nel 1997 Umbria e Marche vennerò colpite al cuore dal sisma, il governo di allora (Prodi I) deliberò la sospensione del pagamento dei tributi per un anno e mezzo e impose la restituzione del 40% degli arretrati non pagati a partire dal 2009 in 120 rate.
Per L'Aquila il decreto anti-crisi blocca la sospensione dei pagamenti al 1° gennaio (dopo soli otto mesi), stessa data in cui si dovrà provvedere al pagamento del 100% degli arretrati (8 mesi contro i 144 dell'Umbria), attraverso 24 rate e non 120.

Le proteste di cittadini ed enti locali non sono mancate e, dopo un lungo tentativo di ignorare le contestazioni, il 27 luglio il Ministro Tremonti dichiarava con spirito magnanimo alla stampa tutta l'annullamento del provvedimento. E rivelava l'intenzione di lasciare l'onore (e l'onere) al capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, che avrebbe deliberato la cosa tramite regolare ordinanza.

Un'ordinanza che non è mai arrivata.

Eppure in quella data il provvedimento era ancora all'esame della Camera, tant'è che le opposizioni politiche (PD e IDV) presentarono diversi emendamenti all'articolo 25, tra cui alcuni finalizzati alla sua soppressione.
Sarebbe bastato un voto favorevole unanime ad uno degli emendamenti, senza scomodare per una questione meramente fiscale il capo della Protezione Civile. Il voto favorevole non c'è stato: la maggioranza, il giorno dopo l'annuncio trionfale del Ministro dell'Economia, confermava il ripristino totale delle tasse.

Tre giorni dopo la stessa cosa accadeva presso il Senato.

In seguito alle critiche formali al provvedimento anti-crisi espresse dal Presidente della Repubblica Napolitano, il governo, il 3 agosto scorso, approvava il decreto-legge correttivo. Giusto in tempo per le vacanze estive.

Il 15 settembre è partita nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato la discussione del correttivo. Il PD nell'occasione non ha mollato la preda ed ha presentato ben due nuovi emendamenti sull'ex articolo 25.
Entrambi chiedevano un ripristino dei pagamenti del tutto analogo a quello predisposto 12 anni fa per l'Umbria. Esattamente ciò che desiderava realizzare il governo, stando alle dichiarazioni del ministro Tremonti di due mesi prima (dichiarazioni, queste sì, riportate da tutta la stampa, compresa quella "di opposizione").

Il 23 mattina, nell'aula del Senato, la discussione degli emendamenti. Il risultato è presto detto: bocciati. Grazie anche all'assenza massiccia delle opposizioni: 25 favorevoli su 159 votanti per il primo, 28 favorevoli per il secondo.
13 su 14 i presenti dell'IDV, 6 su 10 quelli dell'UDC, 8 su 118 quelli del PD.

Dall'altra parte politica la ciliegina sulla torta dell'insulto istituzionale: una barricata targata PDL contro la sospensione dei tributi per L'Aquila. Contro la richiesta di un "equo trattamento" dei terremotati si sono schierati anche i senatori abruzzesi del PDL, parlamentari-soldati schierati compatti con il governo alla disperata caccia di fondi, anche quando si tratta di reperirli dalle tasche degli sfollati.

Fabrizio Di Stefano, Andrea Pastore e Paolo Tancredi i nomi dei tre senatori abruzzesi anti-abruzzesi del Popolo della Libertà.
Anna Finocchiaro, Luigi Lusi, Giovanni Legnini, Franco Marini e Claudio Micheloni i nomi dei 5 "eroici" senatori PD autori dei due emendamenti, impegnati in questa lotta spietata contro i mulini a vento.

Mulini spinti da ben due diverse raffiche di vento: una raffica che grida famelica della sua fame di soldi, l'altra che resta in silenzio. O, per meglio dire, assente.

Fonte articolo

Stop al consumo di territorio
La Casta dei giornali
Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.

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