28/10/09

Conti pubblici in rosso e il governo parla d’altro

Spesa, deficit e debito pubblico fuori controllo. Siamo ultimi in Europa per crescita e Pil pro-capite. Solo nel 2015, stima l’FMI, torneremo ai livelli del 2007. Tutto questo mentre il governo litiga su Tremonti vice-premier.

La spesa pubblica è “oltre i limiti di indebitamento tollerabile”, e anche per questo bisogna “rlle voci della spesa pubblica che ha ecceduto largamente i limiti di un indebitamento normale e tollerabile e che senza icondurre sotto controllo il debito pubblico pesante”: lo ha detto, appena qualche giorno fa, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, parlando all’università di Roma, La Sapienza. “C’è una enorme difficoltà - ha poi proseguito il capo dello Stato - a modificare l’ordine dedubbio deve essere ricondotto sotto controllo”.

LE PREOCCUPAZIONI DI BANKITALIA – A confermare, sia pure indirettamente, le preoccupazioni del Colle, sono arrivati successivamente i dati della Banca d’Italia e della Commissione europea che ha inoltre avviato la procedura d’infrazione per deficit eccessivo nei confronti del nostro Paese, precisando che il pessimo andamento dei conti pubblici italiani – a differenza dell’altrettanto cattivo andamento registrato in altri Paesi, anch’essi, peraltro destinatari di procedure d’infrazione – “non è conseguenza delle misure anticrisi adottate - che in Italia sono state pressoché inesistenti - bensì il frutto perverso di un abnorme calo delle entrate tributarie e di un eccessivo incremento della spesa corrente”. La Banca d’Italia ha espresso invece la sua forte preoccupazione in ben due occasioni. La prima, col suo Bollettino economico presentato lo scorso 15 ottobre e la seconda, con l’audizione del suo Direttore generale, Fabrizio Saccomanni, appena poche ore più tardi, davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato. In entrambi le sedi sono stati evidenziati “Nuovi squilibri del bilancio determinati dal crollo delle entrate e dalla crescita della spesa. Per le entrate, in particolare, viene rilevato che nei primi sei mesi del 2009 i consumi delle famiglie, la variabile macroeconomica che meglio approssima la base imponibile dell’IVA, si sono contratti di circa il 2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2008; il gettito del tributo relativo allo stesso periodo si è invece ridotto di quasi l’11%. Solo una parte del divario sembrerebbe riconducibile a una ricomposizione dei consumi verso beni essenziali, caratterizzati da aliquote più basse (è questa la tesi adottata dal ministro Giulio Tremonti per giustificare il calo, n.d.a.). Vi potrebbero avere influito – prosegue il Direttore generale - anche ritardi nei versamenti legati alle difficoltà finanziarie di molte imprese. Non si può infine escludere un intensificarsi del fenomeno dell’evasione”. Proprio l’evasione fiscale secondo lo stesso Saccomanni può ricevere un vigoroso incoraggiamento da provvedimenti come quello sul cosiddetto scudo fiscale: “Lo scudo fiscale può avere effetti negativi sugli incentivi dei contribuenti a pagare le imposte in futuro”. Insomma una bocciatura, su tutti i fronti, della politica economica del governo Berlusconi, eppure i media, a cominciare da quelli radiotelevisivi, hanno dato poca rilevanza a queste notizie. Anzi, per diversi giorni, il dibattito è stato incentrato solo sull’uscita, in vero piuttosto improvvisata, del ministro dell’Economia sul “valore” del “posto fisso”.

PROMESSE IN CRESCITA, FATTI IN CALO – Come abbiamo più volte dimostrato, anche giovandoci delle analisi messe a disposizione da importanti istituti e siti economici come il Nens o lavoce.info, al di là della sterile propaganda operata dal governo per comunicare la propria azione (o meglio inazione), la “verità” incontrovertibile rappresentata delle cifre appare disarmante. La lotta all’evasione fiscale viene continuamente rivendicata vantando risultati che dovrebbero documentarne i vistosi successi. La realtà è, invece, del tutto opposta. “Le segnalazioni trionfali dei risultati conseguiti – spiega l’ultima nota del Nens - attraverso gli accertamenti non sono altro che una maschera che offre all’opinione pubblica l’impressione che la lotta all’evasione sia in pieno svolgimento, ma in realtà riguardano una percentuale irrisoria del fenomeno evasivo”. E cosa dire delle “promesse”, fatte dal premier? L’economista Iacopo Viciani su la voce.info ha scritto: “Nonostante le ammissioni di ritardi in termini di aiuti internazionali e le rassicurazioni del Presidente del Consiglio a far fronte agli impegni, la Finanziaria 2010 lascia inalterato il quadro tracciato nel 2009: risorse insufficienti per onorare gli impegni europei ed internazionali sottoscritti, incluso il rifinanziamento delle missioni militari. In attesa che sia fatta chiarezza sul progetto della detax, l’Italia continua a negare il suo contributo alla ripresa globale, ignorando gli appelli di Banca Mondiale e Fondo Monetario” Insomma: “Promesse in crescita, aiuti in calo”. Notizie spesso semplicemente omesse oppure date quasi sottovoce dai media. Quanti di voi sono a conoscenza del fatto che Nel 2009 il Pil pro-capite italiano scenderà al livello del 1999 e che il nostro Paese sarà per crescita il fanalino di coda dell’Ue? Lo evidenziano gli ultimi dati resi noti dall’OCSE e da Eurostat. In un quadro sia pure cautamente incoraggiante per nostro continente, si sottolinea come il nostro Paese va peggio della Zona euro ed è ultimo tra le grandi economie industrializzate. Nel secondo trimestre del 2009 il Pil italiano ha registrato una diminuzione sia sul trimestre precedente sia rispetto allo stesso trimestre del 2008 (-6%, il peggior risultato dopo il -6,5% del Giappone).

UN PAESE IMPOVERITO – L’Italia appare come un paese impoverito. Le nostre grandezze economiche misurate in termini reali, segnano un netto regresso in relazione agli altri grandi Paesi avanzati. Bisogna addirittura tornare indietro al 2000 per trovare un livello inferiore. Ancora più pesante si prospetta l’impoverimento del Paese guardando al Pil pro-capite. Nel 2009 si ridurrà a 28.806 dollari per abitante (-5,8% rispetto al 2008). Solo nel 1999 era stato registrato un valore più basso in termini reali (28.691 dollari). Dal 2008, a causa del “sorpasso” spagnolo, l’Italia ha il Pil pro-capite più basso tra i grandi Paesi industrializzati. Stando alle previsioni del Fmi (Economic outlook database), il ritardo italiano nei confronti della Spagna e degli altri Paesi avanzati dovrebbe accentuarsi ulteriormente nel 2009. Quanti anni ci vorranno per tornare ai livelli precedenti la crisi? Calcolando approssimativamente le proiezioni a medio termine dello stesso Fmi, il Pil italiano dovrebbe recuperare il livello 2007 intorno al 2015! Il “tempo di recupero” italiano (6 anni) è il peggiore tra i grandi Paesi avanzati. Per il governo impegnato proprio in queste ore in sconclusionate discussioni sul ruolo che deve (o meno) assumere Giulio Tremonti nell’esecutivo, la situazione della nostra economia non è grave… figuriamoci se può essere addirittura seria.

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