Tra regolamenti urbanistici, piani paesaggistici, domande per l'allacciamento grandi come trattati internazionali, normative volutamente incomprensibili, modulistiche demenziali etc etc, c'è da diventare matti se ci si mette in testa di installare un micro generatore eolico.
Una volta installato, poi, che sia micro o macro, uno si augurerebbe di poter avere un ritorno economico ed energetico semplicemente commisurato alla ventosità del sito prescelto, giusto?
Invece no! Purtroppo la rete elettrica italiana è quella che è, il gestore ha le sue priorità ed il risultato è che, come purtroppo previsto dal contratto, per un motivo o un altro, gli impianti eolici subiscono il distacco automatico da parte del gestore, con enormi mancati ricavi ed un sacco di energia buttata, letteralmente, al vento.
una soluzione ci sarebbe, quella di dotarsi di una maggiore capacità di accumulo nei bacini idroelettrici a "doppio bacino" , utilizzandoli come "batteria tampone" per il surplus di potenza elettrica delle centrali eoliche.
Il problema, a parte altre considerazioni, è che questo stoccaggio è presente prevalentemente al Nord.
Ci sarebbe da pensare a realizzare doppi bacini in corrispondenza dei grandi e piccoli bacini per irrigazione dell'Appennino e delle isole, così utilizzandoli non solo per irrigare ma anche per produrre un reddito e fornire un contributo di stabilità al sistema, cosi evitando di riempire di tralicci il nostro paesaggio.
Ci vorrebbe, tanto per cambiare, una decisa consapevolezza della posta in gioco, una visione strategica. Una volta tanto si potrebbero pure garantire nuovi e numerosi posti di lavoro.
Non si tratta di pura teoria.
I paesi limitrofi, con % di eneriga eolica e/o fotovoltaica molto più alte di noi, hanno già affrontato il problema e con successo.
Ben poco succede invece dalle nostre parti ed ora perfino i grandi investitori del settore eolico stanno passando un brutto quarto d'ora.
In rete si trova un documento molto interessante, dove l'Anev, l'associazione di categoria dei "produttori eolici" fa presente, in occasione di una audizione presso l'"Authority" per l'energia, che per intere regioni del sud i propri associati, a causa della rete elettrica obsoleta, hanno dovuto sopportare distacchi anche di giorni interi, con perdite di produzione stimate oltre il 30 %. Vi sono poi altre considerazioni interessanti, nel documento linkato; nell'insieme si capisce che non è solo questione di linee elettriche obsolete ma anche di una scarsissima volontà di agevolare le rinnovabili.
Il motivo, mi pare elementare, è che ci sarebbero da fare enormi investimenti nell'ammodernamento della rete e il gestore non ha alcuna intenzione di farli, essendo privato e non avendone alcun interesse diretto.
Il superiore interesse della collettività di vedere aumentata la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dovrebbe essere garantito dall'Authority per l'energia elettrica ed il gas, nata anche con questa precisa missione.
Il non trascurabile problema è che l'Authority ha i piedi piombati sia da un corpus normativo del Giurassico sia perchè i suoi quadri, ed anzi lo stesso presidente, Alessandro Ortis , vengono dalle aziende che dovrebbero essere sottoposte alla sua autorità regolatoria.
Questo, a mio modesto avviso, inficia uno "zinzino" l'indipendenza dell' Authority stessa e l'efficacia delle sue azioni.
Senza fare illazioni che, con il vento che tira, mi porterebbero direttamente in tribunale, credo di poter affermare, senza dire niente di nuovo, che le Lobbies esistono anche nel nostro paese e che quella dell'energia NON rinnovabile, produttori e distributori, è una lobby POTENTE, molto, MOLTO, più potente di quella dell'Anev.
Questo spiega, a mio modesto avviso, alcuni dei problemi segnalati dall'Anev, non semplicemente riconducibili a semplice "mismanagement".
In attesa di una classe politica degna di questo nome, si continua a buttare energia al vento.
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