24/10/09

Se chi sbaglia, non paga


Suonate le fanfare! Apicciate tric-trac e mortaretti! Gaudio e tripudio! Perchè Corrado Faissola, presidente della Associazione bancaria italiana - insomma la Confidustria delle banche - questa settimana ha dato la lieta novella. Da gennaio 2010 - e per dodici-mesi-dodici - gli istituti di credito potranno congelare le rate dei mutui dei descamisados nostrani. Insomma di quei lavoratori poverazzi - licenziati; cassintegrati; e co.oc.co e co.co.pro messi alla porta con un arrivederci e grazie - colpiti dalla crisi.

Una novella che, appunto, è stata accolta con tanto di fanfare di giubilo da - nell’ordine - Piddì, Piddielle, Lega, Piddicì. Più gli onnipresenti e onniparlanti sindacalisti di Cisl (”E’ un buon segnale”, ha detto il segretario cislino Raffaele Bonanni); Ugl (”E’ una risposta alle richieste più volte avanzate proprio da noi”, ha rammentato il segretario ugiellino, Renata Polverini); e Cgil (”E’ una buona cosa, le banche devono aiutare di più le famiglie in difficoltà”, ha sentenziato il segretario cigiellino Guglielmo Epifani). Più le sigle - anche quelle un tantino arcane e misteriose - delle associazioni dei consumatori di mezza Italia (Adiconsum, Adoc e varie e molto eventuali). Consumatori che al solito si sono uniti al coro. E, tanto per non cambiare, hanno chiesto agli istituti di credito di fare pure di più. Perchè c’è gente che soffre. E perchè, in fin dei conti, lo diceva pure Totò: l’importante è far vedere che abbondiamo. Abbundandis in abbundandum.

Ma c’è davvero da gioire di fronte a tanta generosità di banche e banchieri verso i descamisados rimasti senza lavoro e stipendio? Ovviamente, no. E per capirlo basta fare un passo indietro. E guardare le cose da un altro punto di vista. Cioè non quello delle famiglie. Ma proprio quello delle banche.

Mesi fa, ad agosto, sempre l’Associazione bancaria italiana - e sempre per bocca del patron, Faissola - aveva annunciato un’altra regalìa. Ovvero: il congelamento di rate e mutui per le piccole e medie imprese (anche qui, per dodici-mesi-dodici). E anche allora si erano fatti scorrere fiumi di inchiostro sulla presunta (molto presunta) magnanimità dei banchieri nostrani; e sulla lungimiranza del governo Berlusconi (grande sponsor, per la cronaca, dell’operazione). Ma e parafrasando un detto antico: è davvero tutta magnanimità e generosità quel che luccica come oro in questo anno di crisi nera?

Giusto giovedì scorso, Luca Fornovo, giornalista de “La Stampa”, osservava:

A essere un po’ maliziosi, verrebbe da dire: due piccioni con una fava. Già perchè la moratoria sui mutui se è, fuori da ogni dubbio, un formidabile e utilissimo salvagente per le famiglie in difficoltà, è anche vero che può essere d’aiuto per le banche. Come? Evitando alle banche di perdere i soldi prestati e mettere a bilancio sofferenze e accantonamenti in più. Cioè quei crediti difficili da recuperare, perchè chi ha perso il lavoro o è finito in cassa integrazione fatica a pagare la rata del mutuo.

e ancora:

La moratoria potrebbe servire anche a limitare i pignoramenti delle case ed evitare una caduta del mercato immobiliare in Italia come è avvenuto negli Stati Uniti, dove c’è stato un vero e proprio crollo, dopo il boom delle confische di immobili.

Va da sè che il giornalista de “La Stampa” - l’unico tra i grandi giornali italiani a sollevare la questione - non si era inventato nulla. E che le sue osservazioni erano basate su un’intervista a un esperto del settore, ossia a Gennaro Casale, partner e managing director del Boston consulting group, gigante mondiale nel settore della consulenza.

L’unica critica che si può muovere al quotidiano della famiglia Agnelli (perchè sì, La Stampa è della famiglia Agnelli) - però - è di aver usato un linguaggio un po’ tecnico per spiegare un inghippo che in realtà è semplice semplice. Per cui, vediamo di chiarire. Un mutuo, per una banca, è un investimento. E se l’investimento va bene, è tutto ok. Il cliente paga e così - rata dopo rata - torna il capitale e pure gli interessi. Ma se va male e il cliente per ragioni varie non versa più un quattrino, beh, ecco che quello che era un ottimo impiego di danaro rimunerato da ottimi interessi, diventa una perdita. Perdita che pesa sui bilanci. Ecco perchè le banche - nel pieno della peggior crisi economica dal 1929 ad oggi - hanno tutto da guadagnare a congelare i mutui. E ad evitare un bagno di sangue in stile Usa. O se preferite e vi è più chiaro: tipo mutui subprime.

Di più. Per i banchieri nostrani, questo interesse, anzi questa necessità di congelare i mutui era davvero impellente. E a dirlo - per di più a chiare lettere - era stato proprio il presidente della Associazione Bancaria italiana. Insomma, il solito Corrado Faissola. Che - non una vita fa, ma l’8 ottobre scorso - aveva dichiarato urbi et orbi che le “sofferenze”, cioè i prestiti che facevano fatica a rientrare, stavano raggiungendo un livello “al limite della sopportabilità”. Quanto insostenibile? Secondo i numeri di Faissola, le sofferenze delle banche italiane - ad agosto, cioè nei primi otto mesi del 2009 - erano arrivate a 51,8 miliardi di euro. Cioè erano un buon 20% in più rispetto al 2008. Tutti i soldi in meno di cui ora - se le cose andranno per il verso giusto - le banche potrebbero pure (in parte) rifarsi. Come? Semplice: il ministro delle Finanze Giulio Tremonti - quello, ve lo ricordate?, che voleva tassare i superprofitti degli avidi banchieri - in cambio dei mutui congelati, ha fatto una promessa. Quale? Ovvio, dei begli sgravi fiscali. E le supertasse per i superprofitti? E che volete. Quella è acqua passata. E che non se ne parli più.

Per cui e in conclusione: altro che gaudio e tripudio, bisognerebbe gridare al miracolo. Gli imprenditori e lavoratori poverazzi non pagheranno i mutui; per di più le banche non avranno perdite; e addirittura potrebbero arrivare (il condizionale, visto che le promesse dei politici sono come quelle dei marinai, è d’obbligo) pure degli sgravi fiscali.

Tutti felici e contenti, quindi? Di nuovo: dipende dai punti di vista. Se credete che esistano pasti gratis, sì. Ma se non ci credete - e chi scrive non ci crede manco per niente - beh, le cose stanno un po’ diversamente.E non ho usato il verbo “credere” a caso. Perchè qui si tratta non di fatti, ma di opinioni. E questa - per quel che vale - è la mia opinione.

La mossa di governo e banche italiote è tutt’altro che campata per aria. Anzi. E’ perfettamente in linea con le scelte prese in questi mesi di crisi da banche e governi di mezzo mondo. Stati Uniti in primis, visto che tra Washington e New York, in questo anno di disgrazia, è successo di tutto e di più. Gli Usa scoprono - passatemi questa iperbole - di avere più debiti che soldi? E che problema c’è. Si stampa - come ha ricordato di recente anche il “Corriere della Sera” - il doppio dei quattrini. Si fanno girare le rotative, e via andare. E poi. Le banche a stelle e strisce all’improvviso - e all’improvviso, si fa per dire - si accorgono di avere a bilancio un mucchio di carta straccia alto come il K2, che per il mercato vale meno di zero? Di nuovo: e che problema c’è? Si cambiano le regole del gioco e si permette alle banche di compilare i bilanci con la giusta serenità e indipendenza di giudizio. Per il mercato, quella cartaccia varrà anche zero. Ma il mercato è ballerino e a volte prende degli abbagli. Per cui gli istituti di credito - così si è deciso - diano alla cartaccia (un po’) il valore che vogliono.

Già e che problema c’è. Non si capisce. Certo: prima una perdita era - stranamente - registrata a bilancio come una perdita. Cioè con un segno meno e inchiostro rosso. Ma si vede che chi aveva imposto una regola del genere, non era abbastanza creativo. E soprattutto non era abbastanza ottimista. Unico neo: a questo punto, numeri e bilanci non riflettono più lo stato di salute dell’economia. Ma non si può avere tutto dalla vita. N’est-ce pas?

E va da sè che il discorso - e i dubbi che solleva - valgano anche per le banche italiote. Quanti cassintegrati, licenziati e co.co.co e co.co.pro rimasti senza contratto si vedranno congelare il mutuo? Difficile dire. Perchè quello dell’Associazione bancaria italiana non è un ordine, ma una graziosa facoltà concessa alle banche. Che potranno decidere se bloccare o meno le rate dei prestiti concessi a lavoratori o imprenditori in difficoltà. Epperò: il Corriere della Sera - in un articolo pubblicato giovedì scorso - si è lanciato in una stima: solo i cassintegrati&co interessati alla iniziativa dell’Associazione bancaria italiana potrebbero essere 100mila. Benissimo. E che cosa succede se nel 2011 questi lavoratori poverazzi saranno ancora senza lavoro e se addirittura l’esercito di disoccupati avrà ingrossato ancora di più le proprie fila? Si congeleranno i mutui anche nel 2011? E nel 2012? E il fatto che tanti mutui e rate (per macchine; tivù; e chi più ne ha, più ne metta) non vengano pagati, che effetto reale - re-a-le - avrà sullo stato di salute delle banche? Non si sa. Ambè. Del resto: questi son solo dettagli.

Così come è - evidentemente - un dettaglio il fatto che cambiare le regole in corsa possa sollevare anche questioni di principio non da poco. Tutti - mi riferisco a giornali e tivù - hanno speso parole di miele per la scelta dell’Abi di puntare sul congelamento dei mutui dei “poveri” lavoratori in difficoltà.

La cosa non stupisce. E’ passato più di un secolo da quando Edmondo De Amicis vergava il libro “Cuore”, ma i media italioti ragionano ancora così: ci sono i “buoni” (come la maestrina dalla penna rossa e i “poveri” lavoratori) e ci sono “i cattivi” (come Franti e i banchieri tutti, senza eccezione); ma, alla fine della fiera, il bene e i buoni sentimenti vincono sempre. Perchè gli italiani sono brava gggente. E va benissimo. Ma proviamo a rompere anche questo tabù e lasciamo perdere per un momento i romanzi e il dorato mondo delle favole. Chiediamoci: e le banche che, invece, si sono comportate (economicamente parlando) bene o comunque meglio degli altri? Per esempio (e concedetemi anche questa seconda iperbole): una piccola banca locale che magari non ha avuto una crescita tumultuosa come quella di altri big, perchè i prestiti li concedeva solo a chi - per davvero - aveva le garanzie per pagare; ecco una banca così - posto che esista - non si sentirà danneggiata dal fatto che altri, meno prudenti, meno - mi si passi il termine fuori moda - “virtuosi” ora possano congelare le proprie “sofferenze”?

E ancora. Sui giornali abbondavano interviste tipo: “Sior giornalista, sa com’è. Io c’ho 35 anni, mutuo e due figli. E ora che sono cassintegrato, beh, per me questa cosa del congelamento dei mutui è la salvezza. Meno male”. Già, meno male per lui. Ma prendiamo il caso, nient’affatto ideale di un altro 35enne, che magari è pure lui sposato, ha pure lui dei figli, ma ha ragionato in maniera diversa. Cioè: non ha fatto il mutuo, perchè vedeva i prezzi della case alle stelle. Sapeva di avere un posto di lavoro in bilico. E pensava - va che modo bizzarro di ragionare! - che non fosse saggio imbarcarsi in mutuo da 30 anni, quando la generazione dei suoi genitori per comprarsi l’appartamento ne impiegava mediamente 10. Aspettava, insomma, il momento giusto per indebitarsi. Ecco: un 35enne così - se perde il lavoro - non paga l’affitto e viene sfrattato; e torna a vivere con moglie e figli da mammà e papà. Mentre il sior- giornalista-io-c’ho-35 anni-mutuo-e-due-figli se ne rimane tranquillo a casa sua, magari un’amena villetta in campagna.

E’ giusto? No, che non lo è. Perchè chi sbaglia, deve pagare. E perchè i pasti non possono essere gratis. Diversamente: chi “ha sbagliato” - siccome, sai com’è?, poi tutto si aggiusta - continuerà a sbagliare. E chi invece si era comportato bene - perchè convinto che alla fine si sarebbe preso una rivincita - comincerà a comportarsi male.

E questa non è una massima da cioccolatini perugina. Ma la realtà di questi ultimi mesi. Che ha visto le grandi banche americane tornare ad usare Wall Street come se fosse un casinò e non un luogo di investimento. E i derivati - strumenti, per carità, in teoria utilissimi; ma in gran parte non trasparenti e non regolati, e usati come armi di distruzione di massa - tornare ad aumentare a dismisura. Tanto che - Corriere scripsit non più tardi di lunedì scorso - oggi valgono 9 volte il Pil mondiale. E tutto questo - a meno di un brusco ritorno a un minimo di buon senso - finirà male. Molto male. Potete scommetterci.

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