01/11/09

Castelli di carte


Come fa a stare in piedi l’economia di un Paese con una disoccupazione attorno al 20%? Mistero. Ma bilanci col trucco e lifting contabili possono, per certo, aiutare. Stiamo parlando della Spagna, che ultimamente sembra sparita dai radar dei media italioti. E che forse è il Paese della zona euro più colpito dalla crisi, visto che a Madrid e dintorni la disoccupazione è ormai arrivata alla stratosferica cifra del 18%. Anzi: a parlarne - male e da settimane - sono alcuni big della Finanza mondiale. Che concordano - tutti o quasi - su unico punto: nei bilanci delle banche spagnole, c’è decisamente qualcosa che non torna.

Per capirci. Il Paese del premier Zapatero è da tempo alle prese con una bolla immobiliare di proporzioni storiche. In passato si è costruito tanto. Troppo. E ora - secondo i calcoli di RR de Acuña y Associados, società specializzata in analisi del mercato immobiliare (calcoli riportati dal quotidiano britannico “Telegraph”) - le case invendute in Spagna avrebbero raggiunto quota 1,6 milioni. Di qui un vero e proprio crollo del settore costruzioni. E dell’economia tutta. Una mezza catastrofe che ha fatto schizzare verso l’alto la disoccupazione. Ma che ha lasciato intatti i bilanci delle banche. Per certi versi in maniera inspiegabile.

O meglio. Una spiegazione, secondo gli analisti svizzeri di Credit Suisse, ci sarebbe. Eccome. Le banche avrebbero occultato le loro perdite. Tradotto: avrebbero taroccato i bilanci. Come? Il quotidiano spagnolo “El Paìs” - giusto ieri - ha riportato alcuni stralci del rapporto di Credit Suisse:

“E’ chiaro che i crediti che rischiano di non essere pagati sono decisamente sottovalutati“, mentre gli immobili in mano alle banche sarebbero “sopravvalutati”.

Finita lì? Niente affatto.

Perchè - e due - anche PricewaterhouseCoopers - una delle prime società di consulenza al mondo - una decina di giorni fa, aveva fatto le stesse considerazioni. E perchè - e tre - anche l’agenzia di rating, Moody’s - che per mestiere dà i voti ai conti di aziende e Stati - lo scorso 14 ottobre aveva sollevato più di un dubbio sui bilanci delle banche spagnole. Dubbi riportati dal solito “El Paìs”. Che appunto scriveva:

“Moody’s, in un duro rapporto, ha affermato che banche e casse di risparmio spagnole stanno ritardando il riconoscimento” delle perdite “attraverso degli accordi per la ristrutturazione del debito”.

In pratica: mi devi dei soldi e non ce li hai? Non è un problema, avrebbero detto le banche. Dammene meno o dammeli quando li avrai. Prassi per altro normale. A patto che chi si è indebitato, sia realmente - prima o poi - in grado di restituire i quattrini. E - secondo Moody’s - qui di quattrini non ce ne sarebbero proprio.

Critiche e accuse a cui finora la Spagna ha risposto con un’alzata di spalle. E verrebbe da dire: giustamente. Perchè? Perchè secondo il Fondo monetario internazionale: la crisi averebbe provocato perdite alle banche per 2.800 miliardi di euro. Peccato che finora siano emersi buchi per solo - e solo, si fa per dire - 1.300 miliardi di euro. Meno della metà. E che fine abbiano fatto le altre perdite, ancora non si sa. E perchè anche le banche nostrane - quelle italiane - hanno pensato bene di rifarsi i conti, congelando le rate dei mutui (ai licenziati) e i debiti alle piccole e medie imprese.

Così fan (quasi) tutti, insomma, in questa economia di castelli di carte. Sperando sempre che non arrivi una folata di vento a far cascare tutto.

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