Meno male che “il Corriere della sera” c’è. E che - quando serve - non esita a mostrare anche ai suoi poveri e sprovveduti lettori la via. Dubai, per esempio. Certo: mo’ lo sceicco e il suo emirato rischiano il crac e il patatrac. E tutti ma proprio tutti - giornali, tiggì e anche l’ultimo bloggettino di quartiere - son qui a dire che il ricco emiro di qui e il ricco emiro di lì; e che Dubai, con il suo arcipelago di palme e le piste da sci nel deserto facevano rimpiangere - per gusto, buon senso e soprattutto sobrietà - perfino il finto vulcano di villa Certosa e la collezione di cactus del nostrano Berlusconi. Che è tutto dire.
E bla-bla-bla.
Già. Ma prima? Prima - come ricorda proprio oggi Federico Fubini, acutissimo giornalista del argutissimo Corriere - era tutta un’altra musica. Prima l’emiro aveva preso per il naso era riuscito a sedurre tutti quanti, altrochè. Gli investitori che avevano cacciato il quattrino. Ma anche giornali e giornalisti di mezzo mondo che a Dubai - e ai suoi progetti faraonici - avevano dedicato pagine e pagine di elogi (leggi: pubblicità). Pagine che - magari - avranno anche aiutato lo sceicco a mungere banche e privati. Pagine che - sicuramente - meritano di passare alla storia del giornalismo, come un ottimo esempio di abbaglio collettivo e un pessimo esempio di informazione economica.
Ma va là? Massì.
E Fubini, giustamente, fa esempi su esempi. Il serioso “Economist” che nel 2006 spiegava “che i vantaggi alla base del successo del centro finanziario di Dubai erano la mano forte e le tasche profonde della famiglia regnante”. Famiglia regnante che invece era al verde come un cavolo. “Time magazine” che elogiava lo sceicco per aver scelto l’ “American way” e aver “evitato il tipico stile di business familistico mediorientale”, puntando su “rendicontazione e trasparenza”. E perfino il rigoroso quotidiano britannico “The Guardian” che - sempre tre anni fa - era arrivato a dire che Dubai era candidato seriamente a diventare “il posto più importante del Pianeta, come londra nel 19esimo secolo”.
Dimentica solo un dettaglio, Fubini. Che - sempre nel 2006 - c’era anche chi scriveva che Dubai forse forse era addirittura meglio della Cina. E che sembrava “un incrocio tra Las Vegas e Shanghai, deciso a diventare Singapore nonostante il traffico di Milano. Pieno di autocrati lungimiranti, immigrati impazienti, soldi liquidi, costruzioni splendide e lavori in corso. Nel mio personalissimo Indice Mondiale delle Gru - una prova d’ ottimismo, in fondo - la città supera Pechino”. Il riferimento a Milano vi suona familiare? E in effetti sì, questo articolo - assieme a molti altri dello stesso tenore - era stato pubblicato proprio su un quotidiano italiano. Quello di Fubini. Il Corriere.
Quando si dice i casi della vita e della memoria. Che - a volte - davvero fa brutti scherzi.
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