17/11/09

USA. Rimesse agli emigrati, e bambini alla fame.

La crisi ci fa spesso vedere inversioni di rotta o tendenze che si capovolgono, ma questa notizia pubblicata dal New York Times sa proprio di mondo alla rovescia.

La disoccupazione ha colpito così duramente le comunità di migranti negli Stati Uniti, che è stato scoperto uno sconcertante nuovo fenomeno: invece di ricevere rimesse in denaro dai parenti che lavorano nel Paese più ricco della Terra, alcune povere famiglie messicane si ritrovano a dover mettere insieme qualche peso da inviare ai propri cari negli Stati Uniti.

Entrano pesos negli States, per sostenere intere famiglie. A conferma di quanto vado sospettando da un po', a differenza dei più: la crisi non causerà invasioni di immigrati in cerca di pane, viceversa probabilmente assisteremo ad un ritorno in Patria di coloro che si trovano qui da tempo. Se si deve morire di fame, insomma, meglio farlo a casa propria dove la vita costa di meno e si sa come muoversi per racimolare qualcosa.

Succederà probabilmente lo stesso anche in queste famiglie messicane. I parenti emigrati torneranno a casa, e d'altronde non si capisce cosa stiano a fare negli USA, dove ormai una famiglia su sette ha problemi a mettere qualcosa da mangiare sulla tavola. Quasi il 15% del totale, 49 milioni di persone, 16 milioni dei quali sono bambini. Una ricerca recente (pubblicata da Associated Press) ha rilevato che nel giro di qualche anno ben il 50% dei bambini statunitensi si ritroverà a dipendere dalle tessere annonarie per il cibo, e addirittura il 90% dei bambini di colore.

Così un pediatra dell'Università di Stanford:

L'attuale recessione probabilmente genererà per i bambini degli Stati Uniti il più clamoroso livello di deprivazione materiale che mai vedremo nella nostra vita professionale.

Qualcuno ha pubblicato questa notizia su Facebook, e qualcun altro ha scritto: "Che vergogna! E noi a pensare ai regali di Natale!"

Senza neppure accorgersi di aver commentato una notizia dall'America come si è soliti commentarne una dalla Somalia.

Fonte articolo

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