“Siamo donne, oltre le gambe c’è di più”, cantava convinta Sabrina Salerno, mentre esibiva i suoi trampoli rosa alle attenzioni bibliche dei tele-guardoni. Di strada, da allora, se ne è fatta tanta, ma non in salita: in discesa.
Per l’esattezza, in quanto a parità dei sessi siamo scivolati dal 67° posto del 2008 al 72° del 2009. lo dice The Global Gender Gap Report, il rapporto globale sulla discriminazione sessista, a pagina 117. Subito dopo, a pagina 118, viene la Jamaica, che ci sopravanza di una ventina di posizioni, soprattutto grazie al fatto che dalle loro parti le donne sono in assoluto le più istruite e le più impegnate nel mondo della scuola.
Se la 67° posizione vi va stretta, cercate di ringraziare senza dare troppo nell’occhio! Sappiate infatti che avremmo potuto fare peggio, molto peggio. Per una volta è la politica a venirci in aiuto. Grazie alle candidature disinvolte di Berlusconi - da Gabriella Carlucci a Mara Carfagna - le donne in Italia si attestano al 45° posto, e fanno media con la 96° posizione (leggasi novantaseiesima su 134 paesi presi in considerazione) nel campo del lavoro e delle pari opportunità. Su cento manager solo due sono donne. Perfino il Kuwait fa meglio di noi. Ergo la Carfagna ha lavorato bene, ma a quanto pare solo per se stessa. E Sabrina Salerno? Non canta più.
Se vi state chiedendo quale sia il meccanismo che relega la femmina nostrana al ruolo di comprimaria sulla scena dell’italica tragicommedia, forse questa intervista a Vittorio Sgarbi, apparsa su Libero il 10 novembre scorso, può servire a chiarirvi le idee.
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Toc Toc... femministe? C'è nessuno in casa?
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