E infatti. Il quotidiano diretto da Ezio Maurzo scrive che:
“Poche vittime - per fortuna - e molti affari. Il virus H1N1 si avvia a festeggiare il suo primo anno di vita con un bilancio pieno di sorprese: un tasso di mortalità di gran lunga inferiore al previsto (lo 0,018% in meno dell’influenza stagionale), (…) e tante polemiche sulle vaccinazioni (…) e sul ruolo dei colossi farmaceutici e delle autorità di controllo. Big Pharma - nonostante la mitezza della pandemia ha già incassato 20 miliardi di euro di entrate straordinarie. Mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - accusata da qualcuno di eccesso di allarmismo - è stata costretta ad aprire un’inchiesta interna per verificare i possibili conflitti di interessi dei suoi consulenti scientifici. Accusati di essere a libro paga dell’industria“.
Notizie - in particolare quella sull’inchiesta interna all’Oms - che davvero meritavano tutto lo spazio che hanno avuto. E forse pure di più. Ma c’è un ma. Dovevano essere - doverosamente - accompagnate da un amarcord. E da qualche parolina di autocritica.
Perchè? Perchè proprio la stessa “Repubblica” che oggi ha denunciato gli eccessi di allarmismo, nell’allarmismo ha marciato - in compagnia dei principali giornali italiani - per tutto l’autunno. Invornendo i lettori con titoli “da-fine-di-mondo”, stile:
“Virus, Italia record in Europa: già ducentomila contagiati” (La Repubblica, 30 ottobre 2009);
“Tra le mamme ora è psicosi” (La Repubblica, 3 novembre 2009);
“Il virus fa 24 vittime, 6 in poche ore” (Repubblica, 5 novembre 2009);
“Aule dimezzate, è fuga dalle scuole” (Repubblica, 5 novembre 2009)
“Allarme influenza, funerali senza baci” (La Repubblica, 29 novembre 2009).
Una raffica di articoli che definire “esagerati” è puro eufemismo. E che - col senno di poi - avrebbero appunto meritato un qualche mea culpa.
E invece? E invece, niente. Zero cenere sul capo. Ma si sa che i giornali italioti son fatti così. Bravissimi a puntare il dito. Ma incapaci di rivolgerlo contro se stessi.
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