Da Berlusconi a Tremonti fino agli scoop de Il Giornale. Ecco solo alcune delle bugie (relative alla sola economia) date in pasto all’opinione pubblica dal governo ed amplificate dalla sua “stampa amica”.
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo in cui, in sostanza, abbiamo smentito le dichiarazioni, diciamo così, un tantino avventate della ministra del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, sullo stato in cui versa la nostra “industria del turismo”. Se, tuttavia, proviamo ad allargare il campo al governo, a cominciare dal suo premier e dominus, Silvio Berlusconi, le dichiarazioni, diciamo così, azzardate (per non dire palesemente false) risultano, addirittura, numerosissime. Abbiamo deciso, così, di pubblicare una breve raccolta di queste affermazioni.
IPSE DIXIT - Giulio Tremonti: “Abbiamo seguito la stessa strada intrapresa da Roosevelt durante la crisi americana, e per questo pensiamo che l’investimento più importante sia continuare a mantenere il proprio stile di vita. Sommando le cifre, quelle messe a disposizione dal governo italiano sono maggiori rispetto a quelle degli altri Paesi europei. Noi siamo il Paese che per l’economia reale ha fatto più degli altri“. Come emerge dalla seguente tabella del Fondo monetario internazionale (Fmi) non si trova, invece, alcun riscontro alle affermazione del ministro dell’Economia. Abbiamo avuto una modesta iniezione di capitale (1,3 mld colonna A), non si è acquistato alcun asset ne fornito prestiti (colonna B), non ci sono stati aiuti della Banca centrale nazionale coordinati con il governo (colonna C), come pure modeste sono state l’iniezione di liquidità e altre forme d’aiuto della banca centrale (colonna D). Soprattutto, come riporta il documento, non è stata prevista alcuna garanzia (colonna E). La dichiarazione del ministro Tremonti è, quindi, falsa.
BERLUSCONI (1) - “L’industria italiana sta rispondendo meglio di qualsiasi altro paese“. Purtroppo non è vero. I dati dell’Eurostat mostrano che l’Italia si trova al settimo posto nella crescita della produzione industriale. Non solo, come abbiamo già ricordato se consideriamo, per esempio, i tassi di crescita realizzati e previsti per il periodo 2008-2010 in alcuni paesi, emerge che nel triennio considerato l’Italia è il paese che subisce maggiormente la crisi, a causa di una riduzione del Pil già nel 2008 (-1%), un calo del -4,8% nel 2009 e nonostante una ripresa “supposta” dell’1,1% nel 2010.
BERLUSCONI (2) – “Abbiamo fatto molte misure anticrisi, ne cito una per tutte, 34 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali, per garantire chiunque perda un posto di lavoro di essere aiutato dallo stato. Noi abbiamo dato l’esempio, perché prima e meglio degli altri abbiamo esteso, questo aiuto, questa assistenza dello stato, a tutte le categorie, anche agli artigiani, che non l’avevano, anche ai commercianti che non l’avevano. Il tutto senza aumentare l’imposizione fiscale, senza mettere una tassa in più o un aumento di tassa in più“. Considerando l’ultimo Dpef alla voce “Misure volte a migliorare il funzionamento del lavoro“ risulta che le risorse stanziate per il quadriennio 2008-2011 per “estendere questa assistenza dello Stato” assommano a 7,2 miliardi di euro. A questi vanno aggiunti 8 miliardi di interventi a favore dell’occupazione previsti ma finora solo parzialmente stanziati, dall’accordo Stato-Regioni per il biennio 2009-2010. In base a questo accordo lo Stato concorre per un totale di 5,35 miliardi (1,35 derivanti dalla Finanziaria 2009 e 4 miliardi dal Fondo per le aree sotto-utilizzate, il famoso Fas). Al resto pensano le Regioni (2,65 miliardi) con il loro fondo sociale europeo. Adesso se sommiamo tutte queste cifre, previste su 4 anni, otteniamo poco più di 15 miliardi. Meno della metà, quindi, dei 34 miliardi di euro cui ha parlato Berlusconi. Anche in questo caso, come si vede, la dichiarazione è falsa.
SILVIO BERLUSCONI (3) - “Con me è cambiato tutto, ho detto primo con chi mi sarei alleato, secondo qual era il programma di governo che ci si impegnava a realizzare, il programma che ho sempre portato a termine, terzo chi era il presidente del consiglio“. Vediamo. Ricordate la famosa “Riforma fiscale”, presente nel programma dell’allora Casa della libertà del 2001, che prevedeva l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui; la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui? Bene, le due aliquote non sono state mai introdotte. Adesso, guarda caso, se ne riparla quasi 10 anni dopo. Ancora una volta, quindi, siamo davanti ad un’altra palese dichiarazione falsa.
SILVIO BERLUSCONI (4) – In occasione del suo ultimo monologo nel salotto televisivo di Bruno Vespa, ci fu questo un gustoso siparietto. Berlusconi:“Intanto vorrei ricordare che nel passato, prendiamo ad esempio le risorse impiegate in Irpinia, sono state ben 60 miliardi di vecchie lire, quindi 30 miliardi di euro attuali, e come ricordato paghiamo ancora un’accisa di 75 lire, quindi non ci sono dubbi…” Vespa: “Forse 3 miliardi di euro, presidente”. Berlusconi: “No! 60 miliardi di lire sono…” Vespa: “3 miliardi di euro”. Silvio Berlusconi: “Nooo, no, 3 miliardi di euro sono 6.000 miliardi di lire, sono 30 miliardi di lire, 60 miliardi di euro. Quindi, credo che i miliardi che sono stati dati all’Irpinia saranno i miliardi che saranno dati all’Aquila per le necessità di ricostruzione del patrimonio artistico“. Meno male che nel 2001 ci aveva mandato direttamente a casa l’euro-convertitore.
IL GIORNALE - “L’Italia traina la ripresa alla faccia dei gufi”. Così ha strillato il quotidiano di famiglia qualche settimana fa. Da dove trova spunto questo titolo? Dal famoso superindice dell’Ocse. Ce ne siamo già occupati. Il superindice dell’organizzazione economica parigina riassume, in sostanza, variabili mensili relative alle aspettative sulla fiducia delle famiglie e delle imprese. Non è altro che un insieme di indicatori compositi, ovvero una miscela di altri indicatori che offrono una possibile interpretazione delle evoluzioni economiche attese per il prossimo futuro. Non può, quindi, in alcun modo sostituire le indicazioni che provengono dai dati statistici e macroeconomici elaborati per esempio dall’Istat, dalla Banca d’Italia e dalla stessa Banca centrale europea. La stessa Ocse, nelle note metodologiche, ammonisce: “they should not be interpreted as providing exact forecasts“. Avvertenza disponibile, tuttavia, su Internet. Evidentemente, nemmeno al Giornale devono aver preso troppo sul serio il premier quando favoleggiava le sue famose tre “I”: “Inglese, Internet ed Impresa”. Figuriamoci.
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