08/02/10

Solo gli stupidi non cambiano idea/3

eDe Luca se l’ è comprato, il Pd? Mica ce lo ha detto il Padreterno che deve essere lui? Non è assolutamente il nome adatto per dare alla Campania la svolta che merita. Non vedo perché impiccarsi al ricatto, alla forzatura di uno solo». Antonio Di Pietro, pur confermando che «l’ accordo con il Pd resta ed è forte in tutte le altre undici regioni», è categorico sul no alla candidatura del sindaco di Salerno.

Di Pietro, il veto dell’ Idv resiste anche dopo la designazione ufficiale del Pd?

«C’è un equivoco. Non c’ è un veto dell’ Idv. C’ è un nome che il Pd propone e sui cui praticamente il resto della coalizione non è d’ accordo».

C’ è chi nota una contraddizione: lei ha sempre auspicato discontinuità dopo il quindicennio di governo bassoliniano, e De Luca si è imposto proprio con questo slogan. Ora, in sintonia con i bassoliniani, chiedete un passo indietro a De Luca.

«Ma io voglio uscire dalla logica della lotta tra cacicchi o tra sultani. Non mi interessa. Allora, se la suonano e se la cantano tra loro? Noi diciamo che la candidatura di De Luca non unisce, ma divide. Di più. Osservo che è lui come candidato ad essere solo, non il centrosinistra ad essere spaccato. E vogliamo veramente regalare la Campania al centrodestra, ai Cosentino?»

Quali sono le vostre ragioni contro l’ opzione De Luca?

«Una ragione politica e un’ altra etica. Politicamente, non possiamo mettere la stessa faccia che governa da anni e anni il suo pezzo di territorio e spacciarla per il nuovo. La sua politica non rappresenta la discontinuità. Noi dell’ Idv non siamo per la politica del meno peggio, della rassegnazione».

L’ altra motivazione riguarda i due processi in cui è implicato il sindaco di Salerno?

«Sì. Suggerirei all’ imputato De Luca di impiegare il suo tempo a difendersi nei processi. Ne avrà di cose da ricostruire e da dire».

(Antonio Di Pietro, intervista a La Repubblica, 1^febbraio 2009)

L’Idv “assolve” De Luca con standing ovation

(Il Fatto quotidiano, 7 febbraio 2010)

Un colpo di teatro. Una trovata che, da sola, spiega quanto Antonio Di Pietro tenga in pugno la sua gente. Che cosa si fa dentro l’ Italia dei Valori quando il nome di un candidato altrui non passa, magari perché rinviato a giudizio,e dunque destinato automaticamente, per una platea sin qui giustizialista, alla lista nera? Semplice: si prende la persona in questione, nel caso Vincenzo De Luca, scelto dal Pd per il dopo Bassolino, e la si porta nella fossa dei leoni (ovvero di fronte alla platea del congresso dell’Italia dei valori; congresso che si è tenuto lo scorso fine settimana a Roma, NdA…). Votatemi, votatemi, non vi deluderò (dice in sostanza De Luca, di fronte alla platea dipietrista, NdA). E il rinvio a giudizio per truffa e concussione? De Luca si ripete: «Sono finito in questa storia perché ho difeso 200 operai licenziati…». Basta. Il «processo breve» è finito, l’ “imputato” ha convinto, può andare, acclamato dal popolo. Occorre votare? Ma no, è evidente la standing ovation, e ci sono i giornalisti che hanno visto tutto. «Da soli non se fa’ figli…», aveva detto Di Pietro in mattinata, già convinto di dover marciare con il Pd (Amen, NdA).

(La Repubblica, 7 febbraio 2010)

Di giravolte, nella politica italiota, se ne sono viste (e se ne vedono) tante. Ma un’acrobazia così, merita davvero una standing ovation.

P.S. Qui trovate il “Solo gli stupidi non cambiano idea” numero 1. E qui il numero 2.

Fonte articolo

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