14/03/10

Farmaci: tre miliardi buttati

Quest'anno le Regioni avranno un "buco" pauroso per le medicine acquistate. Colpa degli ospedali. E dei trucchi delle aziende farmaceutiche

Mancano 2,9 miliardi. Le previsioni per la spesa pubblica farmaceutica 2010 sono apocalittiche: il tetto è fissato al 15,7 per cento del Fondo sanitario nazionale, quindi a 16,4 miliardi: ma se ne spenderanno almeno 19,3. Fin qui è una storia abbastanza usuale: i tetti di spesa sanitaria sono costantemente disattesi per diverse ragioni. Ma il caso della farmaceutica fa scattare un campanello d'allarme alla Conferenza delle regioni. Per via di una cabala che si sta trasformando in nodo scorsoio per i governatori.



I denari pubblici spesi per i farmaci seguono, sostanzialmente, due canali: le farmacie e gli ospedali. Per la prima categoria, cresciuta all'impazzata fino a pochi anni fa, esiste però oggi un tetto, pari al 13,6 per cento del Fondo sanitario nazionale, oltre il quale lo sfondamento deve essere ripianato anche dalle aziende. La ratio è stata quella di presupporre che, se le prescrizioni sono più dei malati previsti dall'epidemiologia, qualcuno sta esagerando: i dottori nelle ricette facili e le aziende nelle pressioni del marketing. Per la spesa ospedaliera la faccenda è diversa: le Regioni che sfondano il tetto del 2,4 per cento si devono pagare da sole il surplus, e le aziende incassano senza pagare dazio.

Oggi accade, e qui sta il mal di pancia dei governatori, che a crescere all'impazzata è proprio la spesa ospedaliera, mentre quella in farmacia è sostanzialmente stabile. Le mille misure di contenimento pensate dall'Aifa, l'Authority dei farmaci, tra il 2004 e il 2008, e la pressione delle Regioni sui medici di famiglia stanno dando i loro frutti: da un lato alle aziende non conviene spingere verso fatturati che poi dovranno restituire al Ssn; dall'altro, i dottori temono che accada a tutti quello che è successo a un collega di Bergamo condannato dalla Corte dei Conti a pagare 2.800 euro per «irragionevole prescrizione». Risultato: la pressione delle aziende sulla spesa farmaceutica ai privati si allenta, mentre si inasprisce quella sulla ospedaliera.

Non solo: negli ultimi anni, l'avvento di medicinali complessi e costosi, i cosiddetti biologici, per malattie di massa come il cancro e le reumatiche, ma anche per patologie più rare ma senza cure, ha sconquassato i budget degli ospedali. Risultato: tutti affermano che quel tetto del 2,4 per cento è assolutamente irrealistico. Ma anche che lasciar galoppare la spesa ospedaliera porterebbe a un mercato impazzito proprio come era quello delle farmacie prima della cura Aifa.

«La spesa per i farmaci negli ospedali oggi è il doppio del tetto. Siamo almeno al 4,6 per cento e questo dovrebbe essere il margine da osservare se si vuole essere credibili», commenta Giovanni Bissoni, assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna e consigliere dell'Aifa: «Ma dobbiamo anche introdurre dei meccanismi di governo della spesa ospedaliera che contengano la pressione delle aziende».

E qui si apre il nuovo fronte della guerra alle molteplici trovate degli addetti al marketing. Posto che la loro fantasia è infinita, sussurrano gli uomini dell'Aifa, si potrebbe cominciare a estendere all'ospedale i paletti disegnati per la spesa farmaceutica. Primo tra tutti lo stop alle false innovazioni.

Per anni le aziende hanno forzato il mercato mettendo in commercio specialità, differenziate da piccole variazioni chimiche e di associazione di composti, del tutto analoghe per valore terapeutico. Per ogni microscopica variazione spuntavano prezzi diversi e il pressing degli informatori sui medici spostava le prescrizioni sulle specialità più nuove e costose.

In ospedale le cose vanno un po' diversamente, specie perché i prodotti sono assai complessi e le farmacie ospedaliere hanno imparato a stoppare le fantasie innovative dei primari, ma il meccanismo è lo stesso. «L'Aifa deve mettere a punto dei metodi di governo delle innovazioni per bloccare quelle fasulle», dice Bissoni. La spesa, però, è già alle stelle, e i veri big spender sono i farmaci biologici per il cancro e le malattie reumatiche. La medicina dice chiaramente che si tratta di prodotti molto efficaci, ma che per lo più funzionano solo in presenza di determinate anomalie genetiche. Molte di queste anomalie sono rilevabili con analisi conosciute e qui il lavoro è facile: si fa il test e si somministra il farmaco solo se l'anomalia genetica è presente (l'herceptin per il tumore del seno è un esempio di questa procedura). Ma per la maggior parte dei nuovi oncologici il cosiddetto "profilo di efficacia" è molto più sfumato, le anomalie in causa sono diverse e alcune non conosciute. Così, i medici si trovano a decidere sulla base di pochi fattori noti se somministrare cicli che costano decine di migliaia di euro. E, ovviamente, decidono di farlo. Ma oggi il tema del governo di questa "spesa etica" si fa pressante. E un modo per equilibrare il sistema c'è.

L'ha messo a punto l'Aifa e alcuni oncologici sono, in effetti, sottoposti a questo regime, il "payment by results": il Ssn rimborserà il farmaco solo se funziona, altrimenti l'azienda copre le spese del medicamento. Se Pfizer e Glaxo l'hanno accettato per due loro prodotti, perché non estenderlo a tutti i nuovi farmaci biologici? Occorre affinare i meccanismi di autorizzazione di nuovi medicinali legando il rimborso alla loro efficacia. E stabilire un rapporto tra quanto un farmaco innova e quanto costa.

Pfizer al comando
Il rank delle principali farmaceutiche sul mercato italiano

Fatturato 2009 - Quote di mercato %

Pfizer 1.463.553.344 7,9%
Sanofi-Aventis 1.170.297.952 6,3%
Roche 1.106.597.440 6,0%
Menarini 977.820.785 5,3%
Novartis 951.000.800 5,2%
Merck & co 885.262.272 4,8%
Glaxosmithkline 874.445.728 4,7%
Bayer 761.743.808 4,1%
Astrazeneca 622.902.208 3,4%
Johnson & Johnson 598.166.272 3,2%
Abbott 439.997.952 2,4%
SigmaTau 412.120.046 2,2%
Lilly 385.204.032 2,1%
Boehringer ingel 361.548.168 2,0%
Bristol-myers sqb. 345.236.432 1,9%
Chiesi 300.563.910 1,6%
Gilead sciences 250.525.392 1,4%
Kedrion 240.776.721 1,3%
Angelini 230.017.855 1,2%
Merck Kgaa 227.628.484 1,2%
Bracco 223.123.304 1,2%
Recordati 217.018.974 1,2%
Amgen 197.249.528 1,1%
Servier 187.990.222 1,0%
Italfarmaco 185.740.560 1,0%


Fonte: elaborazione Il bisturi su dati Ims

di Daniela Minerva

Fonte articolo


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