17/04/10

Lega Nord e le banche? Brutti ricordi

Sicuramente per alcuni non riporta alla mente bei ricordi sentire Umberto Bossi parlare di banche. Il riferimento è la Credieuronord, l’istituto bancario fondato dal Carroccio nel 2000 che ebbe il record di perdere tutto il suo capitale in soli 3 anni, per poi essere salvato, insieme alle facce dei leader leghisti da Gianpiero Fiorani che nel 2004 lo acquistò facendo annegare tutti i debiti nella più grande Popolare di Lodi. Il Sole24ore raccontò della creazione di un Comitato di 500 soci azionari che denunciarono la banca con lo scopo di «dare battaglia per riavere almeno parte del proprio denaro». Fabrizio Fenoglio, uno dei suoi coordinatori spiegò che «il capitale sociale era pari a 30 miliardi di vecchie lire, sottoscritto in gran parte da militanti e simpatizzanti della Lega Nord: in tre anni di operatività ne è stato sperperato circa l’85 per cento. Nel 2001 le azioni valevano 50mila lire, pari a 25 euro: il primo esercizio ha chiuso in rosso, ed era normale visto che la banca era in fase di avviamento. Nel 2002 fu varato un aumento di capitale da 28 euro per azione: ma non servì a nulla per l’ennesima chiusura in perdita. Ai soci fu chiesto un altro contributo nel 2003. Fu indetta un’altra operazione di incremento del capitale a 9,5 euro per azione, a cui parteciparono i vertici della Lega, insieme a consiglieri regionali e comunali». Fenoglio spiegò inoltre che «ogni azione della Euronord holding (ex Credieuronord) scese a 4 euro» facendo perdere a «quelli che avevamo sottoscritto le azioni all’atto di nascita della banca 21 euro per azione, mentre chi aveva sottoscritto il primo aumento di capitale andò sotto di 24 euro. I soci sottoscrittori solo del secondo ebbero un rosso di 5,5 euro ad azione». L’attuale ministro Maroni alla domande dei cronisti dell’epoca sulle vicissitudini di questa banca chiese il «perché non si occupassero di Parmalat e di Cirio?». Nel 2006 tre funzionari dell’istituto furono condannati a risarcire 3 milioni di euro, nessuna pena invece per i parlamentari coinvolti (Maurizio Balocchi, Giancarlo Giorgetti, Stefano Stefani). Rimasero invece delle ombre come la «non-mossa» dell’allora Ministro della Giustizia Roberto Castelli, raccontata il 22 settembre 2005 dal Corriere della Sera:

«E’ il rifiuto, privo di motivazione, di trasmettere alla Procura Generale di Milano (che l’ ha chiesta invano per 7 mesi) copia dell’ ispezione ministeriale che gli inviati del ministro Castelli avevano redatto sul maxiammanco al Tribunale Fallimentare di Milano, dopo la scoperta che la commercialista più stimata dai magistrati, Carmen Gocini, in 10 anni si era appropriata di circa 35 milioni di euro: 20 finiti ai proprietari di «Radio 101 One-O-One» Angelo e Caterino Borra, e 12 transitati (prima di uscirne in contanti e svanire verso lidi tuttora ignoti) proprio per la banca della Lega di cui due alti dirigenti sono stati già incriminati per l’ ipotesi di riciclaggio dai pm».

Oggi la Lega Nord dopo la vittoria alle ultime elezioni regionali si sente sicura di se, corroborata anche dalle dichiarazioni di Massimo Ponzellini, presidente della Banca Popolare di Milano (e di Impregilo) che la elogiano per il suo «dare stabilità». Bossi ricordava inoltre che è stata la gente a chiedere di «prendere le banche», forse nella speranza che la nuova gestione dopo la “conquista” leghista pensi maggiormente alle esigenze del territorio. Un problema sarà poi mettere in pratica proprio questo: la gestione. L’Italia è stato uno dei pochi paesi occidentali che fortunatamente durante la crisi non ha dovuto salvare banche. Speriamo solo che la futura gestione leghista di alcuni istituti non ripercorra la strada “Credieuronord” perché altrimenti sarebbe più che ridicolo dove iniziare a salvare banche ad anni di distanza dal tracollo mondiale. Dobbiamo fidarci? Se lo dice (e scrive) il Senatur


di Simone Pomi

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