31/05/10

L'attacco al convoglio dei pacifisti: una strage cercata


Oggi un Commando aeronavale di Israele ha attaccato in acque internazionali una flottiglia di navi ed imbarcazioni disarmate, intenzionate a forzare il blocco navale che affama, da mesi, anzi anni, gli abitanti della Striscia di gaza.

Negli scontri seguiti all'abbordaggio della nave "ammiraglia" della flotta, battente bandiera turca, sono morti diversi attivisti, forse dieci forse diciannove, ancora non sappiamo. E' bene chiarire che si è trattato, sotto ogni aspetto, di un vero e proprio atto di pirateria compiuto al di la di qualunque trattato e/o accordo internazionale, in acque largamente internazionali come potrete verificare da soli grazie a questo link.

Dettagli sulla flotta e sulla storia di questo tentativo li troverete invece a questo link.

La tristezza mi schiaccia e lo sdegno mi soffoca, ma sento il dovere di scrivere poche righe, il più distaccate possibile, su questa tristissima storia.

Come sempre, come al solito, la violenza, la guerra, nascono, prima di qualunque considerazione morale, politica, storica, dalla stupidità.

Non vi è guerra, scontro, atto violento che non preveda, PRIMA ed a monte l'imbecillità politica di chi lo pianifica, lo organizza e lo ordina. In Israele, con tutta evidenza si vuole far precipitare le cose. Con tutta evidenza questa imbecillità politica e morale avrà successo. In effetti le cose stanno precipitando per conto loro in quello sfortunato angolo di mondo. Ma su cosa mi baso per dire che questo disastro, questa strage, è stato pianificato e cercato?

Sul fatto banale che era ALMENO l'ottava volta che un convoglio di questo genere, con analoghe metodologie, forzava, o cercava di forzare, il blocco navale imposto dalle unità israeliane. Le altre volte, blocco o non blocco, la strage non c'erà stata.

Il tutto, come tante volte nel passato in tante circostanze e situazioni, ha un motivo che la Storia si incaricherà di mostrarci come puramente e miseramente tattico: la ricerca del consenso politico necessario, in un momento di grande crisi, per mantenere il proprio piccolo, insignificante pezzetto di potere, in barba a qualunque altra considerazione umana, politica, sociale, storica e strategica.

Per far dimenticare le proprie miserie, cosa c'e' di meglio di un nemico esterno?

Cosa c'e' di meglio che spingere lo scontro e la tensione al di la del punto di non ritorno?

Vergogna. Vergogna. Vergogna.

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