Mi chiamo Pellattiero Elisabetta e sono insegnante in una scuola superiore di Vicenza. In qualità di docente credo nell’insegnamento nella sua più piena accezione che è quella sia di fornire gli strumenti culturali e tecnici che permettano ai ragazzi di potersi inserire nel mondo del lavoro o, eventualmente di proseguire con gli studi universitari; sia di educarli ad essere cittadini consapevoli della realtà che li circonda. Quello che comporta la cosiddetta riforma della secondaria superiore proposta dal ministro Gelmini svilisce, di fatto, la componente educativa del nostro ruolo: noi docenti saremo dei "tecnici", meglio ancora dei burocrati il cui compito è solamente quello di compilare moduli; saremo dei contenitori di informazioni da trasmettere agli alunni e dovremo dimenticarci che, prima di avere di fronte degli studenti, abbiamo delle persone. Questo perché i tagli all'istruzione sono stati enormi: riduzione delle ore di insegnamento, classi sempre più numerose, con conseguente impossibilità di instaurare un proficuo dialogo educativo con gli alunni. Per non parlare, poi, dell'inserimento dei ragazzi diversamente abili, normato dalla legge 104/1991, che si ritroveranno con pochissimi docenti di sostegno a loro disposizione. A questo punto potremo ancora parlare di integrazione scolastica nei loro confronti?
La riforma si è abbattuta come una mannaia su quelli che sono gli aspetti cardine dell'insegnamento:
Ricordo al ministro che la nostra Costituzione sancisce il diritto all'istruzione per tutti, inoltre riporto questa piccola/grande citazione di Pietro Calamandrei: "un Paese che non investe nell'istruzione, non può considerarsi un Paese civile".
La riforma si è abbattuta come una mannaia su quelli che sono gli aspetti cardine dell'insegnamento:
- l'aspetto delle competenze didattiche e disciplinari, che in una società in continua evoluzione come la nostra, devono essere assicurate agli alunni a livelli elevati;
- l'aspetto delle competenze professionali dei docenti, i quali devono offrire un’offerta formativa che aderisca ai bisogni di ogni alunno;
- l'aspetto delle competenze relazionali che, in una scuola sempre più multietnica si pongono come imprescindibili per garantire una gestione pedagogica che favorisca l'apertura e la coesione umana e civile;
- l'aspetto culturale che comporta una forte coscienza delle problematiche sociali attuali ed una conseguente capacità di organizzare le risorse a disposizione per poterle affrontare.
Ricordo al ministro che la nostra Costituzione sancisce il diritto all'istruzione per tutti, inoltre riporto questa piccola/grande citazione di Pietro Calamandrei: "un Paese che non investe nell'istruzione, non può considerarsi un Paese civile".
di Pellattiero Elisabetta
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