Approvando l’intero DDL intercettazioni, (la cosidetta Legge Bavaglio) infatti, il Senato ha approvato anche il famigerato comma 28 (ora divenuto 29) dell’art. 1 che mira ad imporre l’obbligo di rettifica previsto dalla vecchia legge sulla stampa all’intera blogosfera.
Non bastavano le limitazioni alle intercettazioni, hanno voluto chiudere il cerchio.
Che siate un blogger, il gestore di un “sito informatico” o piuttosto abbiate un canale su You Tube, in un momento qualsiasi, magari nel mezzo delle Vostre agognate vacanze, qualcuno potrebbe chiedervi di procedere alla rettifica di un’informazione pubblicata e Voi ritrovarvi costretti a scegliere se dar seguito alla richiesta senza chiedervi se sia o meno fondata, rivolgervi ad un avvocato per capire se la richiesta meriti accoglimento o, piuttosto, opporvi alla richiesta, difendendo il vostro diritto di parola ma, ad un tempo, facendovi carico di grosse responsabilità.
Ve la sentirete di rischiare in nome della libertà di parola attraverso un blog che non vi da da mangiare e vi porta via, invece, decine e decine di ore di sonno?
Temo che in molti risponderete (o magari risponderemo) di no!
E se vi distraesse un attimo dal vostro blog, magari, per lavorare e riceveste una richiesta di rettifica?
In forza della nuova disciplina andreste in contro ad una sanzione fino a 12 mila e 500 euro per non aver provveduto alla rettifica entro 48 ore…
Questo è il testo della norma che sta per entrare in vigore:
29. All’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) dopo il terzo comma è inserito il seguente:
«Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»;
b) al quarto comma, dopo le parole: «devono essere pubblicate» sono inserite le seguenti: «, senza commento,»;
c) dopo il quarto comma è inserito il seguente:
«Per la stampa non periodica l’autore dello scritto, ovvero i soggetti di cui all’articolo 57 bis del codice penale, provvedono, su richiesta della persona offesa, alla pubblicazione, a proprie cura e spese su non più di due quotidiani a tiratura nazionale indicati dalla stessa, delle dichiarazioni o delle rettifiche dei soggetti di cui siano state pubblicate immagini o ai quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro reputazione o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto di rilievo penale. La pubblicazione in rettifica deve essere effettuata, entro sette giorni dalla richiesta, con idonea collocazione e caratteristica grafica e deve inoltre fare chiaro riferimento allo scritto che l’ha determinata.»;
d) al quinto comma, le parole: «trascorso il termine di cui al secondo e terzo comma» sono sostituite dalle seguenti: «trascorso il termine di cui al secondo, terzo, quarto, per quanto riguarda i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, e sesto comma» e le parole: «in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo e quarto comma» sono sostituite dalle seguenti: «in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo, quarto, per quanto riguarda i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, quinto e sesto comma»;
e) dopo il quinto comma è inserito il seguente:
«Della stessa procedura può avvalersi l’autore dell’offesa, qualora il direttore responsabile del giornale o del periodico, il responsabile della trasmissione radiofonica, televisiva, o delle trasmissioni informatiche o telematiche, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, non pubblichino la smentita o la rettifica richiesta.».
Il disegno di legge sulle intercettazioni? Secondo The Guardian
It’s a malign insult to anything you can call press freedom in a half-functioning democracy. Some fly-blown old Third World dictatorship called Berlusconia, perhaps: but this is Europe, our Europe.
In poche parole, sarebbe un insulto perfino in una democrazia dimezzata. Cose da “Berlusconia” (lo stesso termine usato in Australia qualche tempo fa – ricordate le polemiche?), e cioè da dittature corrotte del Terzo Mondo. Un pericolo per l’Europa, “la nostra Europa”.
The Economist non ci va più leggero. A partire dall’attacco:
AMONG the consequences of Silvio Berlusconi’s long ascendancy over Italy is the numbing of his compatriots’ democratic sensibilities. That the most controversial bill before parliament is being fine-tuned at meetings chaired by Mr Berlusconi’s trial lawyer, for example, no longer even merits comment.
Nessun commento sul fatto che una legge tanto controversa sia stata predisposta dall’avvocato del premier Niccolò Ghedini. Ma una stilettata terribile sulla capacità degli italiani di riconoscere i pericoli per la democrazia, diminuita sensibilmente secondo il settimanale inglese dopo sedici anni di berlusconismo. The Economist poi ha il merito di non sottovalutare il problema dell’abuso delle intercettazioni, che sostiene (giustamente, a mio avviso) essere reale. E di riconoscere che alcune delle misure approvate oggi al Senato “sarebbero considerate normali in altri paesi” – un aspetto questo che molti oppositori della legge dovrebbero avere l’onestà intellettuale di riconoscere, senonaltro per disinnescare i Gasparri di turno. “Ma l’Italia non è come gli altri paesi“, accusa The Economist:
It is notoriously corrupt, so politics and justice overlap. And its sluggish legal proceedings can take years to reach the point of indictment.
Il nostro, insomma, è un paese “notoriamente corrotto”. E a causa della lentezza della nostra giustizia possono servire anni per arrivare a termine di un processo. Ergo: inutile paragonare noi e gli altri. Le scale temporali sono diverse. Se a questo si aggiunge che in Italia “abbonda la criminalità organizzata” e che con questa legge gli ultimi due “capi dei capi” di Cosa Nostra non sarebbero finiti in galera, ce n’è abbastanza – secondo The Economist – per costringere il legislatore a riconsiderare la legge. Dopotutto, queste preoccupazioni “dovrebbero essere prese più seriamente del diritto di Berlusconi di mantenere privata la sua vita sessuale”.
Insomma, in Europa ci si inizia a preoccupare davvero per il futuro del nostro Paese. Con parole vicine a quelle che si possono trovare in Rete oggi: rivoluzione, regime, resistenza, fascismo, guerra civile, disobbedienza. Che fare? E’ facile e difficile dirlo. Facile perché la soluzione migliore sarebbe che il governo ritirasse il provvedimento, o che i “finiani” si mettessero di traverso. Ma al momento appare davvero arduo accada. Difficile perché se ciò non dovesse accadere la politica dovrebbe attrezzarsi – e alla svelta – per dare una risposta all’ondata di malcontento che si respira nella parte attiva del Paese (su quella assopita nulla ha effetto, ci sono i mondiali), e al momento non ne sembra per nulla in grado. Preoccupante. “Perché in Italia – lo scriveva Leonardo Sciascia – non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece di scherzare, si vuole fare sul serio“.
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