La crisi economica sta imperversando in maniera sempre più drammatica in tutto l’Occidente. Le imprese chiudono o delocalizzano, la disoccupazione sale a ritmo forsennato, diritti si vaporizzano, le prospettive occupazionali si riducono al lumicino. Sulla scia lasciata dalla manovra “lacrime e sangue” imposta al popolo greco, un po’ dappertutto s’impongono sacrifici ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani. Le mense della Caritas conoscono un sovraffollamento mai sperimentato prima, in strada scendono sempre nuovi senza tetto, con gli Stati Uniti che tirano la cordata . Aumentano in maniera esponenziale, anche se i media raramente ne danno notizia, i suicidi e le tragedie familiari aventi per protagonisti persone strozzate dai mutui e rimaste senza lavoro.
Un quadro a tinte fosche, condito dalle promesse dei mentori del progresso che preconizzano improbabili “riprese” che germoglieranno miracolosamente da quelle lacrime e dal quel sangue fagocitati in maniera sempre più famelica.
Eppure la crisi economica presenta anche un’altra faccia della medaglia, quella delle grandi multinazionali e delle grandi banche, a beneficio delle quali è stata costruita l’intera operazione....
Dai dati dello studio annuale di Mediobanca-R&S, che prende in esame 374 multinazionali (17 delle quali italiane) per quanto concerne il primo trimestre 2010, si apprende che il fatturato medio è cresciuto ben del 22% e l’utile netto (udite udite) perfino del 210%. A trainare questa entusiasmante crescita, l’escalation del settore energetico, ma anche gli ottimi profitti dei settori auto, pneumatici e cavi, chimica-farmacia e utilities.
Ciò che colpisce maggiormente, se letto attraverso la drammatica situazione propria a tutti coloro che stanno sperimentando sulla propria pelle le conseguenze della “crisi” è il dato concernente l’incremento dell’utile netto delle multinazionali, ottenuto in larga parte attraverso licenziamenti, delocalizzazioni ed annientamento del mondo del lavoro, superiore di dieci volte a quello del fatturato. Un dato che dimostra inequivocabilmente le ragioni di un cataclisma presentato come “accidentale”, ma in realtà studiato scientemente, per trasformare magicamente il dramma di molti nel bengodi di pochi.
Purtroppo all’interno di questi dati, la stampa politicamente corretta riuscirà a leggere solo una timida speranza di crescita, prodromica di una fantomatica ripresa economica. Ancora qualche sacrificio e finalmente ne saremo fuori. Fuori da cosa? Probabilmente solo da casa nostra, ad ingrossare le file della Caritas e l’utile netto delle multinazionali che distintamente ringraziano.
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