12/09/10

I miraggi energetici di Sgarbi

Bisogna credere alla serena concretezza del petrolio e del gas, e non al “miraggio eolico”. Ne è convinto Vittorio Sgarbi, sindaco di Salemi impegnato in una campagna promozionale per le trivellazioni nella terra (non sua) che amministra da 2 anni. Durante un convegno organizzato ad hoc (“La minaccia all’integrita’ del paesaggio e le energie rinnovabili”, dove gli organizzatori considerano la prima naturale conseguenza delle seconde), Sgarbi applaude lo scienziato russo Vladimir Kutcherov, che liquida l’eolico come “una moda” e il solare come uno spreco di soldi. “Non esiste alcuna possibilità di sostituire con le rinnovabili petrolio e gas”, afferma il russo, in un tripudio di applausi che sa tanto di pubblico addomesticato.

Agghiacciante. Soprattutto perchè Sgarbi vuol combattere la contaminazione delle pale eoliche all’orizzonte, salvaguardando il paesaggio siculo. Inquinamento e degrado ambientale sono le sue prime preoccupazioni, pare. Ma è forse meglio trivellare mare e terra con pozzi petroliferi, che hanno un’impatto ambientale dieci volte maggiore?Per non parlare del rischio di incidenti, come dimostra la marea nera della Louisiana…

Per sostenere quello che è solo un interesse economico (le concessioni di lotti trivellabili sono molto, molto redditizie, se gestite direttamente dal Comune), Sgarbi mette in campo la necessità, la fattibilità economica, i bisogni della popolazione. Afferma che i costi delle rinnovabili sono insostenibili e bisogna rinunciarvi: l’energia dev’essere tanta e a basso costo, per soddisfare le ampie necessità dei siciliani.

Necessità che già da anni sono ampiamente soddisfatte. Da anni la Sicilia è in surplus energetico, e tutta l’energia che non usa la rivende fuori dalla regione. Nel 2005, oltre 2500 GWh di energia elettrica scavalcavano lo stretto di Messina per rifornire le regioni vicine. Un affare redditizio (tanto che ci ha messo le mani anche la mafia), ma in via d’esaurimento. Infatti, secondo i dati di Terna – società che gestisce la rete elettrica nazionale – l’isola vende oggi solo 350 GWh di corrente, appena lo 1,6% dell’energia che produce. Per la crisi della domanda, non per un calo dell’offerta.

Lo spiega Enzo Parisi, responsabile del Dipartimento Industria Rifiuti ed Energia di Legambiente Sicilia. “Fino a qualche anno fa c’erano le regioni del meridione, ad esempio Basilicata e Campania, che erano in deficit di produzione: ma adesso le centrali le hanno anche loro”.

La Sicilia si ritrova quindi con una potenza installata davvero esorbitante per quelle che sono attualmente le sue esigenze. “E’ come se le centrali andassero a scartamento ridotto, tipo depotenziate, perché la necessità di produrre energia non esiste, visto che le richieste dall’esterno sono sempre minori e quelle regionali sono soddisfatte”, aggiunge Parisi. “Da questo punto di vista diventa anche inutile anche l’investimento per l’elettrodotto (il raddoppio della linea esistente sullo stretto, ndr)”.

Poco conta allora che, come dice Kutcherov, gas e petrolio producano energia elettrica a basso costo (da dimostrare): il prezzo dei GWh siciliani non è competitivo rispetto a quelli eolici o fotovoltaici su continente perchè non richiesto.

La soluzione proposta da Parisi sembra più ragionevole dell’aumento di capacità petrolifera lanciato da Sgarbi. “Disporre di energie rinnovabili, perché qui il mercato è ampio e redditizio. La Sicilia ha grandi potenzialità, con 800 MW di idroelettrico e qualche migliaio di rinnovabili sarebbe in grado di sostenere la richiesta interna”. In modo pulito, con il fotovoltaico, senza gli ecomostri dell’eolico (e le loro derive mafiose) e senza l’inquinamento di aria, acque e suolo.

di Sirio Valent

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