Tutto il mondo è un palcoscenico, diceva il bardo.
Tutti, di conseguenza, siamo insieme attori e spettatori della eterna tragicommedia che si svolge senza soluzioni di continuità.
Debora ha postato, un paio di giorni fa, il grafico che vedete sopra, tratto dal World Energy Outlook dell'IEA, International Energy Agency, la cui parte in commedia è comparire sul palco, almeno una volta l'anno e gridare: "tutto va bene, sora la marchesa!!!" possibilmente con voce stentorea.
E' insomma, tra tutti coloro che si interessano alle risorse energetiche storicamente il più ottimista della compagnia.
Negli anni si sono dovuti adattare alla realtà, dimostrando cosi quanto "wishful thinking" ci fosse nelle loro previsioni.
Per il 2010 avevano previsto, dieci anni orsono, una produzione mondiale di 97 milioni di barili al giorno, contro gli 85 che invece abbiamo attualmente.
Un errore ENORME: si tratta della produzione del Kuwait e dell'Arabia Saudita messe insieme.
Qui sotto potete vedere come è andata la produzione reale ( limitatamente al petrolio convenzionale). come vedete ha raggiunto un tetto intorno al 2005 attorno al quale ancora oscilla. Il prezzo è salito in modo vertiginoso per poi crollare a causa della crisi, peraltro intorno agli stessi prezzi che aveva a quei livelli di produzione ed ora sta rapidamente risalendo mentre ci avvicinamo di nuovo ai massimi produttivi del 2008.
La capacità predittiva di questa altamente considerata agenzia è quindi quel che è, ma certo è sempre orientata ad indicare, a costo di fare un torto ai dati, una situazione la più rosea possibile.
Il grafico in cima a questo post cerca di dire che le cose continueranno come ora ma non può non scendere un poco a patti con la realtà che LA PRODUZIONE MONDIALE dai giacimenti attuali è prevista in calo.
Il mantenimento è affidato solo a future quanto fantomatiche scoperte.
Si tratta di un ottimismo ENORME e del tutto ingiustificato: sappiamo che i giacimenti scoperti negli ultimi quattro o cinque anni non potranno dare un contributo pari a mezza Arabia Saudita ogni due anni, ovvero quanto richiesto solo per MANTENERE l'attuale capacità produttiva.
Questo è un dato di fatto: Stiamo parlando di qualcosa di già scoperto che sta segunedo un cammino travagliato verso la messa in produzione.
I giacimenti scoperti negli anni prossimi potranno dare un contributo solo quando come e se verranno messi in produzione e per questo ci vogliono, mediamente, quattro o cinque anni. Quindi arriveranno troppo tardi per impedire che, nel 2015, mancheranno all'appello dieci milioni di barili di petrolio al giorno ( sempre che si riesca, in qualche modo, a mantenere stabile la domanda senza far collassare atrocemente l'economia)
Anche l'ultimo ottimista sul palco deve ammettere che il picco del petrolio è arrivato e che è arrivato quando previsto già sei o sette anni fa da noi di Aspo.
Nel 1998 avevamo calcolato il 2007 come anno del picco, potremmo aver sbagliato di solo pochi mesi. Nel 2006 indicammo il 2010, data che è rimasta sostanzialmente invariata, anche se a tutt'oggi il record del 2008 resta imbattuto. Il 2010 sarà probabilmente l'anno della consapevolezza, quello in cui diventa evidente che non è più possible aumentare la produzione di petrolio oltre un livello già raggiunto nel passato.
Anche questo l'avevamo previsto; sapevamo e l'avevamo detto, che solo guardando nello specchietto retrovisore ci saremmo resi conto del superamento del picco e cosi, all'apparenza, è stato.
Mentre nel nostro teatrino di serie C va in onda il solito spettacolo di marionette, mentre tutti si arrabattano a cercare di mettere una pezza al collasso dell'economia di carta, di fronte all'impatto con la constatazione di vivere su un pianeta finito, ci accingiamo ad un nuovo giro di Waltzer con mamma Crisi.
Potrebbe essere quello che finalmente farà aprire gli occhi alla maggior parte delle persone. Che li porterà a gridare "E' l'energia, tonto !!!" al politico di turno che sragiona sui principali problemi, senza farsi convincere che la risposta sia riposta nell'energia nucleare.
Auguriamoci che succeda: l'alternativa, all'arrivo conclamato del post-picco, potrebbe essere semplicemente il collasso strutturale dell'intera società, nella maggior parte dei paesi mondiali.
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