Banca MB, chi era costei?
Dopo 16 mesi di commissariamento, la Banca MB ha applicato l’articolo 74 del testo unico della legge bancaria con il quale vengono bloccati i conti attivi dei clienti e tutti gli strumenti finanziari, ivi compresi quindi i titoli nominativi, che non rientrano comunque a far parte dell’attivo/passivo, salvo quelli presi in pegno a garanzia di finanziamenti.
Il passo verso la liquidazione coatta amministrativa (fallimento) è diventata ormai una certezza.
Chi ne fa le spese sono i dipendenti, i quali sembrano non poter beneficiare degli ammortizzatori sociali.
Banca Mb non è una banca americana di piccole dimensioni, nè tanto meno una banca irlandese.....
Banca Mb è una banca nata il 6 Novembre 2006 in Italia con capitale sociale superiore ai 35 mln di euro, dalla fusione di Novagest Sim e di Banca Mb stessa.
La società vantava una compagine azionaria altamente qualificata per i nomi altisonanti dell’epoca, a tal punto che venne soprannominata la boutique finanziaria milanese.
Nella sua breve vita l’istituto è stato oggetto per ben due volte di ispezioni della Banca d’Italia. La prima a cavallo tra il 2006 e il 2007 (allora presidente era Fabio Arpe, fratello del più famoso Matteo), mentre la seconda (al comando della Banca era subentrato il cavaliere e commendatore Mario Aramini ex dg di Unicredito Banca d’Impresa), conclusasi ad aprile 2009, che ha portato al commissariamento in data 13 luglio 2009, per gravi irregolarità amministrative (non patrimoniali), ribadendo che l’attività bancaria proseguiva correttamente.
Le gravi irregolarità amministrative erano fin troppo evidenti:
1) Aumento di capitale attraverso finanziamento ai soci.
2) Crescita verticale degli impieghi, rispetto alla raccolta, attraverso finanziamento sull’interbancario
3) Forte concentrazione degli impieghi, che per una banca non è il massimo della ripartizione del rischio.
Pertanto la storia della banca può essere divisa in due periodi ben precisi.
1) Gestione Fabio Arpe nella quale l’attività prevalente erano la raccolta e gli investimenti per conto proprio e conto terzi.
In questo periodo la banca affronta una politica molto aggressiva per non dire sciagurata, reclutando promotori e private banker a qualsiasi costo (contratti a perdere), con conseguente assunzione di personale per affrontare l’aumento dell’attività.
Per non parlare di uffici presidenziali in città importanti d’Italia, con i quali vengono aperte filiali alle quali viene attribuito dalle istituzioni un codice Cab.
Non scordate questo per il proseguo dell’articolo.
La politica di espansione è talmente sciagurata e megalomane, che la Banca, dopo due anni di brusche perdite è costretta ad aumentare il capitale sociale portandolo a 100 mln di euro.
Tutto questo non prima del subentro di Mario Aramini a Fabio Arpe.
2) La seconda fase pertanto, quella di Mario Aramini potrebbe essere definita: “dalla padella alla brace”.
La scarsa redditività, dovuta al forte sbilancio tra costi e masse in gestione (circa 650 mln a fronte di oltre 100 dipendenti + una ventina di dirigenti strapagati oltre ogni logica imprenditoriale) aprì la strada al commendatore Mario Aramini per fare il mestiere che aveva sempre fatto in Unicredito Banca d’Impresa: quello di prestare soldi.
Tutto questo non prima di aver finanziato nuovi soci per sottoscrivere l’aumento di capitale. In sostanza il capitale sociale era frutto di un impiego di denaro, derivante dal passivo della banca (conti correnti) e dall’interbancario.
A quel punto la corsa agli impieghi fu inarrestabile.
In soli dodici mesi l’attivo della banca (impieghi) passò da 70 mln ad oltre 500 mln e se Bankitalia non avesse provveduto al commissariamento chissà fino a che punto sarebbe arrivata la politica dei finanziamenti.
La redditività andò alle stelle, almeno sulla carta, visti i tassi applicati.
Ma secondo la logica: chi è disposto a pagare tassi ben oltre la media di mercato?
Chi non ha più credito verso altri istituti, non vi pare?
Il giorno del commissariamento quindi (13 luglio 2009) la banca vede cadere il consiglio di amministrazione per lasciare il posto ai commissari nominati dalla Bankitalia.
Gli stessi prendono la Banca con ben 500 mln di impieghi e 630 mln di masse (tra gestito e amministrato), mentre secondo la Banca d’Italia l’attività bancaria ordinaria poteva proseguire regolarmente.
Ricordate il Cab?
Ebbene la prima sorpresa fu che le filiali non erano mai state filiali........ma il Cab chi lo aveva dato il Messia?
Nei primi giorni i conti furono pressochè prosciugati per favorire acquisti su titoli e ritiri, mentre l’interbancario chiudeva i rubinetti bruscamente.
Dopo circa due mesi le masse erano scese sotto i 450 mln, i debiti verso il sistema oltre i 200, mentre i crediti non potevano essere ovviamente riscossi alla stessa velocità per una serie di fattori.
Il lavoro dei commissari pertanto è stato talmente "ineccepibile ed efficace", che non una sola mossa è stata compiuta per riportare in bonis la banca.
Nessuna ristrutturazione del personale, nessuna rassicurazione a chi interfacciava con i clienti, continui fallimenti nel vendere la banca ad una controparte credibile.
Anche un bambino di dieci anni avrebbe capito che la prima cosa da fare era quella di ridurre ai minimi termini i costi superflui, fra i quali vi erano dirigenti iper-stipendiati.
E invece no.........su questo versante invece abbiamo assistito ad un raddoppio dei costi grazie alle trasferte obbligate a causa del venir meno dell’ufficialità delle filiali.
Chiunque avesse dovuto comprare la banca si sarebbe trovato difronte oltre 100 dipendenti + dirigenti con costi insostenibili per qualsiasi business futuro, per non parlare dei crediti incagliati che adesso sembrano superare la soglia di 70 mln (oltre il 15% degli impieghi scesi a 430 dopo graduali rientri).
Il seguito della storia e la sconcertante attualità la trovate in questo blog: www.bancamb.blogspot.com
Buona lettura....pensando ai 112 dipendenti che sembra non abbiano diritto nemmeno agli ammortizzatori sociali.
Avete presente quando un giorno sì e l'altro pure le Istituzioni CI RASSICURANO?....
Ebbene...le istituzioni non hanno affatto la situazione sotto controllo.
Lo hanno dimostrato nel caso MB
oppure in molte delle altre 20 banche attualmente commissariate la cui fine non è certa: scommetto che non lo sapevate che fossero così tante....;-)
L’unica certezza per la quale non si prendono seri provvedimenti sulle grosse banche è per il fatto che le stesse controllano Bankitalia con oltre il 50%....
Se poi a questo ci mettiamo l’impossibilità di interventi statali (visto che il nostro sistema era sano...) di un Paese che viaggiava ben oltre il 110% di debito PIL già prima della crisi, il gioco è fatto...
Anche i bistrattati Bancari non sono tutti uguali...
E quando una Banca fallisce....
Cosa può significare per un dirigente, che in un mese guadagna lo stipendio di un anno di un dipendente, perdere il posto di lavoro?
Quanto ha accumulato in tre anni?
Quello che un semplice dipendente può fare in una vita!
Un semplice dipendente ha interesse a durare a lungo su un posto di lavoro se ha a cuore la propria pianificazione economica.
Un dirigente (non è ideologia, ma lo dimostrano i fatti) tende invece ad ottimizzare il profitto nel più breve tempo possibile, magari cercando di vendere al migliore offerente la propria pelle, fino a che troverà una banca disposta a strapagarlo, a costo di rimetterci...........insieme ovviamente al dipendente.
vedi anche in questo BLOG
Come le mosche in salsa italiana: CARIM
Dopo 16 mesi di commissariamento, la Banca MB ha applicato l’articolo 74 del testo unico della legge bancaria con il quale vengono bloccati i conti attivi dei clienti e tutti gli strumenti finanziari, ivi compresi quindi i titoli nominativi, che non rientrano comunque a far parte dell’attivo/passivo, salvo quelli presi in pegno a garanzia di finanziamenti.
Il passo verso la liquidazione coatta amministrativa (fallimento) è diventata ormai una certezza.
Chi ne fa le spese sono i dipendenti, i quali sembrano non poter beneficiare degli ammortizzatori sociali.
Banca Mb non è una banca americana di piccole dimensioni, nè tanto meno una banca irlandese.....
Banca Mb è una banca nata il 6 Novembre 2006 in Italia con capitale sociale superiore ai 35 mln di euro, dalla fusione di Novagest Sim e di Banca Mb stessa.
La società vantava una compagine azionaria altamente qualificata per i nomi altisonanti dell’epoca, a tal punto che venne soprannominata la boutique finanziaria milanese.
Nella sua breve vita l’istituto è stato oggetto per ben due volte di ispezioni della Banca d’Italia. La prima a cavallo tra il 2006 e il 2007 (allora presidente era Fabio Arpe, fratello del più famoso Matteo), mentre la seconda (al comando della Banca era subentrato il cavaliere e commendatore Mario Aramini ex dg di Unicredito Banca d’Impresa), conclusasi ad aprile 2009, che ha portato al commissariamento in data 13 luglio 2009, per gravi irregolarità amministrative (non patrimoniali), ribadendo che l’attività bancaria proseguiva correttamente.
Le gravi irregolarità amministrative erano fin troppo evidenti:
1) Aumento di capitale attraverso finanziamento ai soci.
2) Crescita verticale degli impieghi, rispetto alla raccolta, attraverso finanziamento sull’interbancario
3) Forte concentrazione degli impieghi, che per una banca non è il massimo della ripartizione del rischio.
Pertanto la storia della banca può essere divisa in due periodi ben precisi.
1) Gestione Fabio Arpe nella quale l’attività prevalente erano la raccolta e gli investimenti per conto proprio e conto terzi.
In questo periodo la banca affronta una politica molto aggressiva per non dire sciagurata, reclutando promotori e private banker a qualsiasi costo (contratti a perdere), con conseguente assunzione di personale per affrontare l’aumento dell’attività.
Per non parlare di uffici presidenziali in città importanti d’Italia, con i quali vengono aperte filiali alle quali viene attribuito dalle istituzioni un codice Cab.
Non scordate questo per il proseguo dell’articolo.
La politica di espansione è talmente sciagurata e megalomane, che la Banca, dopo due anni di brusche perdite è costretta ad aumentare il capitale sociale portandolo a 100 mln di euro.
Tutto questo non prima del subentro di Mario Aramini a Fabio Arpe.
2) La seconda fase pertanto, quella di Mario Aramini potrebbe essere definita: “dalla padella alla brace”.
La scarsa redditività, dovuta al forte sbilancio tra costi e masse in gestione (circa 650 mln a fronte di oltre 100 dipendenti + una ventina di dirigenti strapagati oltre ogni logica imprenditoriale) aprì la strada al commendatore Mario Aramini per fare il mestiere che aveva sempre fatto in Unicredito Banca d’Impresa: quello di prestare soldi.
Tutto questo non prima di aver finanziato nuovi soci per sottoscrivere l’aumento di capitale. In sostanza il capitale sociale era frutto di un impiego di denaro, derivante dal passivo della banca (conti correnti) e dall’interbancario.
A quel punto la corsa agli impieghi fu inarrestabile.
In soli dodici mesi l’attivo della banca (impieghi) passò da 70 mln ad oltre 500 mln e se Bankitalia non avesse provveduto al commissariamento chissà fino a che punto sarebbe arrivata la politica dei finanziamenti.
La redditività andò alle stelle, almeno sulla carta, visti i tassi applicati.
Ma secondo la logica: chi è disposto a pagare tassi ben oltre la media di mercato?
Chi non ha più credito verso altri istituti, non vi pare?
Il giorno del commissariamento quindi (13 luglio 2009) la banca vede cadere il consiglio di amministrazione per lasciare il posto ai commissari nominati dalla Bankitalia.
Gli stessi prendono la Banca con ben 500 mln di impieghi e 630 mln di masse (tra gestito e amministrato), mentre secondo la Banca d’Italia l’attività bancaria ordinaria poteva proseguire regolarmente.
Ricordate il Cab?
Ebbene la prima sorpresa fu che le filiali non erano mai state filiali........ma il Cab chi lo aveva dato il Messia?
Nei primi giorni i conti furono pressochè prosciugati per favorire acquisti su titoli e ritiri, mentre l’interbancario chiudeva i rubinetti bruscamente.
Dopo circa due mesi le masse erano scese sotto i 450 mln, i debiti verso il sistema oltre i 200, mentre i crediti non potevano essere ovviamente riscossi alla stessa velocità per una serie di fattori.
Il lavoro dei commissari pertanto è stato talmente "ineccepibile ed efficace", che non una sola mossa è stata compiuta per riportare in bonis la banca.
Nessuna ristrutturazione del personale, nessuna rassicurazione a chi interfacciava con i clienti, continui fallimenti nel vendere la banca ad una controparte credibile.
Anche un bambino di dieci anni avrebbe capito che la prima cosa da fare era quella di ridurre ai minimi termini i costi superflui, fra i quali vi erano dirigenti iper-stipendiati.
E invece no.........su questo versante invece abbiamo assistito ad un raddoppio dei costi grazie alle trasferte obbligate a causa del venir meno dell’ufficialità delle filiali.
Chiunque avesse dovuto comprare la banca si sarebbe trovato difronte oltre 100 dipendenti + dirigenti con costi insostenibili per qualsiasi business futuro, per non parlare dei crediti incagliati che adesso sembrano superare la soglia di 70 mln (oltre il 15% degli impieghi scesi a 430 dopo graduali rientri).
Il seguito della storia e la sconcertante attualità la trovate in questo blog: www.bancamb.blogspot.com
Buona lettura....pensando ai 112 dipendenti che sembra non abbiano diritto nemmeno agli ammortizzatori sociali.
Avete presente quando un giorno sì e l'altro pure le Istituzioni CI RASSICURANO?....
Ebbene...le istituzioni non hanno affatto la situazione sotto controllo.
Lo hanno dimostrato nel caso MB
oppure in molte delle altre 20 banche attualmente commissariate la cui fine non è certa: scommetto che non lo sapevate che fossero così tante....;-)
L’unica certezza per la quale non si prendono seri provvedimenti sulle grosse banche è per il fatto che le stesse controllano Bankitalia con oltre il 50%....
Se poi a questo ci mettiamo l’impossibilità di interventi statali (visto che il nostro sistema era sano...) di un Paese che viaggiava ben oltre il 110% di debito PIL già prima della crisi, il gioco è fatto...
Anche i bistrattati Bancari non sono tutti uguali...
E quando una Banca fallisce....
Cosa può significare per un dirigente, che in un mese guadagna lo stipendio di un anno di un dipendente, perdere il posto di lavoro?
Quanto ha accumulato in tre anni?
Quello che un semplice dipendente può fare in una vita!
Un semplice dipendente ha interesse a durare a lungo su un posto di lavoro se ha a cuore la propria pianificazione economica.
Un dirigente (non è ideologia, ma lo dimostrano i fatti) tende invece ad ottimizzare il profitto nel più breve tempo possibile, magari cercando di vendere al migliore offerente la propria pelle, fino a che troverà una banca disposta a strapagarlo, a costo di rimetterci...........insieme ovviamente al dipendente.
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Come le mosche in salsa italiana: CARIM
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