"Le purissime arie dell’Amiata" è ormai espressione obsoleta per i cittadini del posto. La centrale Bagnore 3 scarica nell’aria il doppio dei veleni di tutte le altre centrali amiatine, con Bagnore4 l'aria sarà ancora più inquinata. Ma non basta, a rischio c'è anche la purezza dell'acqua montana, la cui potabilità è già stata compromessa dall'arsenico. Da Carlo Carlucci un nuovo resoconto sulla vicenda delle centrali Enel.
Era ora che qualcuno, ora che i tempi stringono, riprendesse in mano la protesta contro i piani di Enel e Regione riguardo al raddoppio della produzione geotermica sull’Amiata.
È vero che la Regione ha commissionato studi su studi a un fior fiore di esperti, studi molto costosi, teorici ma già ai suoi tempi Eistein sosteneva che l’imparzialità della scienza era oramai una fola. Come il viaggio dell’Assessore Regionale all’ambiente negli USA per vedere coi suoi occhi, e constatare con le sue competenze una centrale geotermica Enel a ciclo binario nel deserto del Nevada. A ciclo binario vuol dire, a ciclo chiuso con zero emissioni e reiniezione dei fluidi. Enel sostiene che sull’Amiata non si possono realizzare centrali geotermiche a ciclo chiuso e difatti, accompagnata da esperti Enel, la dott.ssa Bramerini si è convinta (è laureata in legge) che le centrali geotermiche a ciclo binario, non impattanti, non sono realizzabili sull’Amiata.
Ai pochi che ancora si oppongono al dilagare di Enel ha laconicamente riferito il non possumus della Regione. Eppure fior di esperti, non pro Enel naturalmente, sostengono il contrario. Ma per i sindaci amiatini, tutti allineati al volere del Pd regionale (escluso il sindaco di Abbadia), e per le assuefatte popolazioni locali il volere del Partito equivale a un ipse dixit. Così il Partito ha portato impunemente avanti lo sgamo tutto italico di ben sei anni di deroghe con cui si dichiarava potabile un’acqua con percentuali di arsenico oltre la soglia ammessa. Il regime di deroga prevedeva che le popolazioni venissero avvertite e che nel frattempo - ben 6 anni! - venissero prese adeguate misure contro i veleni nell’idropotabile. Ci abbiamo provato in tutti i modi ad intimare il rispetto della legge, ma qualche volta abbiamo rischiato di essere legnati dai ‘compagni’ di base. Dopo i sei anni e grazie anche a un intervento degli organi comunitari dei filtri a sabbia sono stati messi alle sorgenti più inquinate così da mantenere la soglia dell’arsenico entro i limiti stabiliti dall’OMS. Almeno si spera, un po’ di fiducia va concessa, no? Comunque a forza di irridere (ma di un riso amaro) certe dizioni tipo quella della birra di castagne di Arcidosso ( ottima, l’arsenico del resto è inodore e insapore) fatta con le "purissime acque dell’Amiata" sono per incanto scomparse. Dovrebbero anche far scomparire dalla chiesetta di Bagnore quella lapide che ricorda un futuro Papa venuto da giovane a "ristorarsi con le balsamiche arie e le purissime acque" del luogo. A Bagnore insiste l’attuale centrale Bagnore 3 e fra poco dovrebbe essere eretta, monumento del post mederno, Bagnore 4 su progetto dell’arch. Boeri, vicesindaco della Milano di Pisapia (come è piccolo il mondo). Proprio nelle fonti di Arcidosso l’arsenico è apparso, guarda caso, in concomitanza e in documentata progressione con l’entrata in funzione della centrale Enel (1998). Naturalmente Enel dice che questo arsenico è dovuto alla chiusura delle miniere di mercurio (avvenuta 30 anni prima).
Le vocazioni turistiche dell’Amiata contro i progetti di sviluppo della geotermia avevano visto paladina l’assessore all’ambiente della provincia di Grosseto, la dott.ssa Bramerini (2002, o giù di lì) poi, passata alla Regione, mutate le esigenze politiche, l’opinione e orientamento si fanno di segno opposto. Normale, è la politica.
"Le purissime arie dell’Amiata" è ormai espressione obsoleta. Bagnore 3 scarica nell’aria il doppio dei veleni di tutte le altre centrali amiatine. Figuriamoci quello che succederà con Bagnore 4 di potenza doppia.
In fondo Enel, che in Patagonia si vede ostacolata nelle mega centrali idroelettriche (e sì che è proprietaria di tutti i diritti sulle acque interne) dalle popolazioni locali (dei poveri meticci), in Guatemala dagli indios avverso altre centrali idroelettriche e cosi via in altri paesi in centro e sud America, in Toscana sta trovando la pacchia. Ma come, in un momento storico così delicato, quando ogni scelta in materia energetica andrebbe ormai accuratamente soppesata non da una 'scienza' disposta a dire tutto e il contrario di tutto, col dosaggio accuratissimo degli avverbi qualora, tuttavia...(che servono unicamente a una non assunzione di responsabilità), in una spasmodica ricerca della verità. Di più, nella pressoché inesistenza della amministrazione sono le multinazionali energetiche come Enel a dettar legge sulla conversione delle centrali a olio in centrali a carbone pulito e così via.
Quando sull’Amiata ad esempio l’acqua già ridotta quasi al 50% ( per "cause naturali" of course...) verrà a mancare del tutto, non vi saranno colpevoli in base ad una legge non scritta e tutta italiana detta "dello scaricabarile": l’Enel dirà giustamente che stava al concessionario e cioè all’amministratore cautelarsi, l’amministratore (Pd in questo caso) dirà che aveva commissionato alla ‘scienza’ copiosi studi, la ‘scienza’ chiamata a deporre dirà che tutte, dico tutte le sue conclusioni erano non assolute, ma relativizzate dai famosi qualora, tuttavia, ergo non vi sono colpevoli. Prendiamo il caso del TAV nel Mugello che ha seccato tutte le fonti millenarie alle quali avevano attinto anche Giotto e il Beato Angelico. Il comitato toscano no TAV aveva avvertito i vari Martini, Dominici etc. che facendo una galleria ( è l’abc di qualsiasi geologo) di quelle proporzioni tutte le fonti si sarebbero seccate. Semplice come uno più uno fa due. Semplice, ma non per le eminenze grigie dei politici (Pd). Risultato: condanna in primo grado di tutti gli amministratori coinvolti (il contentino…), tutti assolti in appello in quanto avevano agito in nome del superiore interesse ( pochi, onorevoli minutini risparmiati) della velocità e dello Stato. Forse è più chiaro ora perché in Val di Susa si resiste strenuamente.
La favola del carbone pulito portata avanti a Porto Tolle da Enel, a Vado Ligure da De Benedetti (il patron di Repubblica e L’Espresso) incontra delle forti resistenze ad essere mandata giù. La favola della geotermia amiatina che detiene il triste record per tassi di inquinamento, per tot. morti in più (si dice il 30%), per essere più che una minaccia per la falda acquifera ridotta del 50% alla vigilia del raddoppio della potenza installata, dagli assuefatti indigeni locali è accettata, così come vuole l’Enel, come energia green. E tutti plaudono appunto al Grande Fratello Enel che un anno fa ha messo sul cancello (invalicabile) delle sue centrali la 'lapide', è proprio il caso di dirlo, con la dicitura: Enel Green Power.
Dicevamo che era ora che riprendesse la lotta contro Enel e contro gli amministratori. Sono infatti sopraggiunte forze fresche, persone che si sono trovate insieme in occasione del referendum e successivamente hanno realizzato che il bene primario, l’acqua, sul sacro Mons ad Meata era direttamente e gravemente attaccato dalla geotermia così come voluta da Enel e dal governo regionale. Forze fresche e soprattutto creative, dicevamo, galvanizzate da quella insperata vittoria. Chissà che l’Amiata non potrà riavere in un futuro non lontano le sue acque ritornate "chiare, dolci e fresche" come diceva il Petrarca.
di Carlo Carlucci
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