05/12/11

Torna l'ICI per tutti, ma non per la chiesa. Da Todi a Roma, c’è tanto Vaticano nel nuovo governo.

Torna l'ici sulla prima casa. restano esentati non solo i luoghi di culto, ma anche tutti gli immobili, le attività commerciali e alberghiere di proprietà della chiesa.
«È una questione che non ci siamo posti ancora». Così il premier Mario Monti, durante una conferenza stampa alla stampa estera, ha risposto a chi gli chiedeva se il governo pensi di agire sulla questione dell'Ici sugli immobili della Chiesa. 
Per capire il motivo di questa "disattenzione", potete leggere quest'articolo:

Da Todi a Roma, c’è tanto Vaticano nel nuovo governo.

«Il governo del preside, il consiglio di facoltà», titolava il 17 novembre scorso in prima pagina il Foglio di Giuliano Ferrara, sottolineando ironicamente il profilo bocconiano e accademico del nuovo esecutivo guidato da Mario Monti. «Il governo della Banca Intesa”, rilanciava lo stesso giorno Il giornale mettendo invece l’accento, a partire dalla nomina di Corrado Passera, sul ruolo dei banchieri e del capitale finanziario nei nuovi equilibri politici.
Tra entusiasti e critici, possibilisti e scettici, poche testate e pochi commentatori hanno però sottolineato con il dovuto rilievo il ruolo determinante giocato dalla gerarchia cattolica nella formazione del nuovo esecutivo. Un lavoro che ha portato a risultati sorprendenti, se
solo si considera il sostegno smaccato concesso in questi anni dalle gerarchie vaticane (e in gran parte anche dall’episcopato italiano) al governo Berlusconi, sostegno che avrebbe suggerito come logica conseguenza una limitata capacità della Chiesa di poter influenzare il dopo-Berlusconi. Invece, alla fine, il card. Tarcisio Bertone, l’uomo della Perdonanza e delle cene segrete con Berlusconi, ha ottenuto dentro il governo varato dal cattolicissimo Monti diversi uomini direttamente riconducibili ai vertici della Chiesa cattolica. Con una lottizzazione in termini di presenze di “area”, degna del manuale Cencelli.

Tanto è stato eclatante il successo conseguito che, con perfetto tempismo, poco dopo che i nuovi ministri avevano giurato nelle mani del capo dello Stato, Bertone benediva il nuovo esecutivo con queste parole: «Una bella squadra alla quale auguro buon lavoro perché il lavoro è tanto e difficile, ma penso che sia attrezzata per affrontarlo».
Certo, Oltretevere avrebbero gradito che come sottosegretario alla presidenza del Consiglio restasse Gianni Letta, cavaliere dell’Ordine Piano e uomo di fiducia del Vaticano. Ma l’essere stato per anni il braccio destro di Berlusconi è stato alla fine fatale a Letta (che su quella poltrona ha comunque piazzato un suo uomo, Antonio Catricalà). C’è poi la mancata nomina di Maurizio Lupi all’Istruzione: Cl aveva scatenato una vera e propria campagna mediatica che indicava come quasi certa la nomina di Lupi. All’Istruzione la Chiesa ci teneva molto ad avere un suo uomo. Ci è andata vicino con Lorenzo Ornaghi. Ma non ce l’ha fatta. Senza contare poi la delusione di un altro cattolico “doc”, Rocco Buttiglione, il cui entourage dava per sicura la nomina ai Beni Culturali. Nonostante queste “assenze” (e la perdita della gestione diretta di un ministero, quello dell’Istruzione, in questi giorni più volte sfiorata), i vertici della Chiesa cattolica incassano la nomina di personalità se possibile ancora più omogenee alla propria prospettiva, perché diretta emanazione degli interessi ecclesiastici.

Il ministro “vaticano”
Passa direttamente dall’ “Onu di Trastevere” – come viene spesso definito il suo movimento – al Ministero della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e tra i laici cattolici più accreditati in Vaticano. Storico della Chiesa formatosi sotto l’ala protettrice di Pietro Scoppola, dopo un periodo trascorso come docente alla Sapienza di Roma, attualmente Riccardi insegna Storia Contemporanea all’Università Roma Tre e molti dei suoi “discepoli” di Sant’Egidio sono sparpagliati in diversi atenei italiani, secondo la consuetudine del sistema baronale. Nel frattempo, Riccardi è diventato lo “storico ufficiale” del Vaticano. E non c’è pubblicazione, convegno o evento che racconti le vicende passate dei papi, della Chiesa e dei suoi rapporti con lo Stato italiano e il potere civile che non lo veda tra i relatori, gli autori, i promotori. L’incarico alla cooperazione internazionale arriva in virtù del ruolo di mediazione svolto da Sant’Egidio in alcune crisi internazionali in Africa e in America Latina e dell’impegno del movimento in diversi progetti di sviluppo nei Paesi del Sud del mondo (sponsorizzati anche da Finmeccanica, la principale industria armiera italiana). Una circostanza che costituisce un oggettivo conflitto di interessi, su cui si è preferito sorvolare, forse anche in virtù dei meriti conseguiti da Riccardi prima attraverso la sua attività con Retinopera poi, più recentemente, nella sua qualità di promotore di diversi incontri tra esponenti del mondo politico, sindacale, imprenditoriale di matrice cattolica nell’opera di costruzione di quel “soggetto cattolico” che la Segreteria di Stato vaticana sta cercando pazientemente di costruire in parallelo (e in concorrenza) con i tentativi portati avanti dalla Cei. Presente alla kermesse di Todi come alla mostra, svoltasi il giorno stesso in cui Monti ne annunciava la nomina a ministro, sulla storia della Democrazia Cristiana, Riccardi punta oggi a fare del suo ministero “tecnico” il trampolino di lancio di un futuro impegno politico.

Il ministro del card. Ruini
Per diversi giorni si era vociferato di una nomina di Lorenzo Ornaghi a ministro dell’Istruzione. Poi, evidentemente, l’arrivo di un ministro così omogeneo agli interessi della Chiesa cattolica in un dicastero così delicato, dopo anni di polemiche sul rapporto tra istruzione pubblica statale e “paritaria”, ha indotto Monti a dirottare Ornaghi ai Beni Culturali.
Ornaghi è uomo vicinissimo al card. Ruini. Proprio Ruini, nel 2002, gli spianò la strada per l’elezione a Rettore dell’Università Cattolica di Milano. Ornaghi, dal 1998 membro del consiglio di amministrazione del quotidiano Avvenire (di cui dal 2002 è anche vicepresidente) e direttore (dal 2003) della rivista Vita e pensiero, la rivista ufficiale della cattolica, nel 2006 ha ottenuto un secondo mandato e nel giugno del 2010 è stato riconfermato per la terza volta, con voto unanime del Consiglio di Amministrazione dell’Università. La sua candidatura, sostenuta da 12 facoltà su 14 (mancavano all’appello solo Giurisprudenza e Medicina), surclassa quella di Ombretta Fumagalli Carulli, vicina all’Opus Dei e sostenuta da Bertone, già sconfitta da Ornaghi nelle elezioni del 2006, che fu indicata “solo” da 4 facoltà (ogni facoltà poteva esprimere fino ad un massimo di tre candidature). Insieme a Dino Boffo, dal 2004 membro del Comitato esecutivo dell’istituto Toniolo, la fondazione che governa l’Università Cattolica, in questi anni Ornaghi ha garantito al card. Ruini il pieno controllo di una delle istituzioni cattoliche più prestigiose e strategiche (oltre all’Ateneo di Milano, il Toniolo gestisce quelli di Brescia, Cremona, Piacenza, Roma, Campobasso, il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, nonché la casa editrice “Vita e Pensiero”), contrastando ogni tentativo vaticano di riprendersi l’egemonia dell’ateneo. Il suo arrivo a Roma è destinato però a rimettere in discussione gli equilibri interni alla Cattolica, cui da mesi il card. Bertone sta dando assalto (v. Adista n. 57/11).

Il ministro targato Cei
Corrado Passera, di famiglia cattolica, bocconiano, ha lavorato in McKinsey, nota società di consulenza manageriale, e poi, a lungo, per Carlo De Benedetti, diventando direttore generale della Cir (Compagnie industriali riunite), e partecipando alla cosiddetta “guerra di Segrate” contro Berlusconi per il controllo di Mondadori e del gruppo l’Espresso-Repubblica. È stato poi in Olivetti nella fase di transizione dell’azienda che passava dall’informatica alla telefonia mobile. A seguire, il salto nel mondo bancario: Giovanni Bazoli, esponente di primo piano della “finanza bianca” e del gotha della finanza lombarda, tra i fondatori dell’Ulivo e grande azionista di Rcs-Corriere della Sera (di cui Monti è editorialista), lo chiamò a metà degli anni ‘90 alla guida dell’Ambroveneto, che Passera preparò alla fusione con la Cariplo. Poi il centrosinistra lo nominò Amministratore delegato delle Poste con il compito di ristrutturare (privatizzandone i servizi) l’ente. Nel 2002 venne richiamato da Bazoli alla guida di Banca Intesa, che nel 2007 aggregò al gruppo anche Sanpaolo. Sempre Bazoli lo volle nell’operazione di “salvataggio” dell’Alitalia. Tra i più applauditi relatori al Meeting di Cl nel 2009, Passera negli anni ha stretto un solido legame con il presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, e con il suo vice, mons. Mariano Crociata. Fu Passera, tra l’altro, a finanziare il prestito per le famiglie indigenti voluto dalla Cei nel 2009. Insomma, un imprenditore-banchiere che piace al centrosinistra, ma che trova accoglienza anche presso il popolo ciellino. Un ottimo rappresentante del mondo economico finanziario che piace alla Cei. Sul versante politico, Passera, in questi mesi, è stato più volte indicato, insieme a Luca Cordero di Montezemolo, tra gli imprenditori e banchieri che avrebbe dovuto intercettare i delusi dello status quo attraverso la creazione di un movimento-partito, vicino o alleato al Terzo Polo, che rappresentasse gli interessi della grande impresa “traditi” da Berlusconi.

Il cattolico outsider
La sorpresa, all’interno di questo gruppo di ministri cattolici “doc” è rappresentata da Renato Balduzzi, esponente dell’Azione Cattolica, presidente nazionale del Meic (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) dal 2002 al 2009, politicamente molto vicino a Rosi Bindi, di cui è stato consigliere giuridico sia quando l’attuale presidente del Pd era ministro della Sanità, sia quando fu nominata alle Politiche per la Famiglia. Sotto la Bindi, Balduzzi ha ricoperto anche l’incarico di Capo dell’ufficio legislativo del ministero della Sanità dal 1997 al 1999, presiedendo la Commissione ministeriale per la riforma sanitaria. Dentro il Meic e l’Azione Cattolica Balduzzi ha rappresentato l’ala più fedele allo spirito della “scelta religiosa”, anche negli anni della normalizzazione ruiniana e in quelli immediatamente successivi della presidenza Bignardi. Docente di Diritto Costituzionale all’Università del Piemonte Orientale, nel 2005 fu tra gli animatori, all’interno del mondo cattolico, della mobilitazione contro la riforma della Costituzione varata dal centrodestra e definitivamente bocciata con il referendum popolare del 2006.
Il suo arrivo al Ministero della Sanità è senza dubbio un riconoscimento all’ala “prodiana” del centrosinistra, nonché a quella parte del mondo cattolico progressista che, fuori da logiche curiali, ha giocato un ruolo determinante nella fondazione dell’Ulivo, mantenendo viva la cultura e la presenza cattolico democratica nel Paese. Di ascendenze “prodiane”, e di formazione cattolica, è anche un altro ministro, Paola Saverino, che è stata preside della Facoltà di Giurisprudenza alla Luiss e poi vicerettore dell’ateneo. È allieva di Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia nel I governo Prodi e oggi uomo vicinissimo al card. Bertone.

di Valerio Gigante, da www.adistaonline.it

Fonte articolo

2 commenti:

  1. http://www.youtube.com/watch?v=QRKYAXhCf0U

    Ego me absolvo in nomine..........

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  2. toc toc... chi è? avete pagato l'ici preti? noooo.. dio è in cielo in terra e in ogni luogo non puòòòòò pagare l'ici, paghinino i terreni


    mangia terra e i terroni

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