13/05/12

Guerriglia urbana davanti alla sede Equitalia di Napoli


Con la guerriglia urbana andata in scena davanti alla sede Equitalia di Napoli, l’ultima di una serie di attacchi a suon di bombe e di incursioni armi in mano, si può dire che la rivoluzione in Italia è ormai cominciata. La Grecia è già qui, col suo deserto di prospettive e con un governo impotente, in attesa di essere a sua volta (come è già stato dichiarato per Atene) scaricato da Berlino con un “avanti anche senza l’Italia nell’Euro“. La situazione nelle città italiane è ormai fuori controllo, alla mercé di iniziative estemporanee con gruppi e gruppuscoli di ribelli che si radunano a sorpresa nelle strade per protestare nel generale silenzio dei media di regime. Il motto che circola tra tanti disperati è “Ribellarsi per non suicidarsi” nei confronti di un sistema oppressivo che strozza ogni giorno piccole e medie imprese, oltre che i bilanci di tante famiglie. Ecco perché gli uffici delle Entrate sono nel mirino dei disordini.

Intanto, nel caos generale, si fanno avanti i cosiddetti “anarchici” che rivendicano l’attentato a Roberto Adinolfi e ne promettono altri con volantini brigatisti a Legnano che ottengono grande evidenza sui giornali (nutro molti dubbi sulla loro attendibilità). Col risultato che di giorno in giorno si restringono i margini di sicurezza in giro per l’Italia. A cominciare dalle grandi città, zone a più alto rischio soprattutto in prossimità di uffici pubblici, stazioni, aeroporti e grandi piazze. Meno pericolosi, ma per questo non immuni da guai sociali, i piccoli centri di zone ricche di mare e montagna, lontano dalle grandi vie di comunicazione.

La rabbia dei disagiati si sta propagando come un virus che intacca la tenuta sociale che soltanto ieri il ministro Passera ha ammesso. Noi che ci tocca vivere come birilli da slalom, viviamo alla giornata con la speranza di non doverci aggregare a quei connazionali armati di rabbia e disperazione. Ogni giorno in questo Paese è come giocare a una roulette russa con cui stiamo imparando a convivere. Sempre che qualcuno di noi non abbia la fortuna e la possibilità di scappare da questo Paese corrotto. Si salvi chi può.

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