06/06/12

Escluso Rino

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Trentuno anni fa, il 2 giugno, moriva Rino Gaetano. Era nato  nel 1950, e anagraficamente poteva essere mio padre. Ma per me - come, credo, per molte persone che hanno tra i 20 e i 30 anni - è e rimane una sorta di sfortunato e, a modo suo, geniale fratello maggiore. La morte lo ha preso giovane, e giovane rimarrà ad aeternum. Perché, appunto, la morte ha questo duplice paradossale potere: quello di distruggere e, al contempo, di conservare, di fermare il tempo. Rino Gaetano non invecchierà mai. E’ morto prima di poterlo fare.

E nonostante il passare degli anni, non sembrano invecchiare neppure le sue canzoni.

Cantante e poeta del disincanto e della disillusione, Gaetano amava cazzeggiare a briglia e verso sciolto. Epperò tra un’improvvisazione di qui, un grido di lì, un frizzo, un lazzo e un amorazzo, ha anche saputo dipingere magistralmente la “sua” Italia. Italia che  amava e odiava, ma da cui, come un figlio dalla madre, non riusciva a staccarsi. Come tanti altri italiani.

Apro parentesi prima di arrivare al punto. Questo non è e non vuol essere l’ennesimo post in memoria di Rino Gaetano. Cioè un po‘ sì, ma soprattutto no. Voglio dire: di articoli dedicati all’anniversario della morte di questo giocoliere della parola, credo ne siano stati scritti un sacco e una sporta. Alcuni sono anche molto ben fatti e io non ho nulla da aggiungere. Ma questo cappello era dovuto. Per permettere a chi non conosce Gaetano di capire dove sto andando a parare.

E’ che proprio in questi giorni riascoltavo il lungo elenco di cose che Rino proprio non riusciva a sopportare più. Il pezzo si chiama “Nunetereggaepiù”, appunto. Dicevo: riascoltavo, perché, ovvio, l’avevo sentito mille altre volte. Pure: mi ha lasciato stupefatto. Non per la musica, o il testo. Ma per la data, cui sinceramente non avevo mai fatto caso.

La canzone è del 1978. E Rino Gaetano canta, o meglio grida, che proprio non se ne poteva più di
ministri puliti
i buffoni di corte
ladri di polli
super pensioni
ladri di stato
evasori legalizzati
auto blu
Già, le auto blu. E le superpensioni. Come quella dell’ex premier Giuliano Amato, che, secondo il quotidiano “Il Giornale (qui il link), ammonta a 30.000 euro, lordi, al mese.

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Ma da quanto è che dovremmo tagliare questi privilegi, quindi? Beh, se questo vi suona vagamente famigliare, cosa ne dite di
Eya alalà
pci psi
dc dc
pci psi pli pri
dc dc dc dc
Cazzaniga
oggi sostituite altre sigle - piddì, pidielle, uddicì, iddivì - che suonano altrettanto sgradevoli a molti elettori anche perché spesso nascondono le stesse facce di allora (con i giovani diventati vecchi e i vecchi, siccome in Italia si campa a lungo, rimasti tali)?

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(Enrico Boselli, Marco Follini e Massimo D’Alema in un dibattito nel 1977 - foto tratta dal sito www.massimodalema.it)

Poi c’è l’elenco dei potenti di turno
avvocato Agnelli Umberto Agnelli
Susanna Agnelli Monti Pirelli
oggi sostituiti dai nipoti (gli Elkann al posto degli Agnelli) o dai generi (Marco Tronchetti Provera al posto di Leopoldo Pirelli).

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E quindi l’ossessione per il calcio
dribbla Causio che passa a Tardelli
Musella Antognoni Zaccarelli
Gianni Brera
Bearzot
Monzon Panatta Rivera D’Ambrosio
certi volti noti della tivù
Maurizio Costanzo Mike Bongiorno
Villaggio Raffa Guccini
L’immunità parlamentare (a proposito: proprio oggi il Senato vota sugli arresti domiciliari per il senatore Sergio De Gregorio).

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Le frasi fatte della politica
(…)
mi sia consentito dire
il nostro è un partito serio
disponibile al confronto
nella misura in cui
alternativo
alieno a ogni compromesso
Ed era, ripeto, il 1978. Più di tre decadi fa. Ed escluso Rino - che, appunto, è mancato - certi guai, come certi personaggi o i loro parenti o accolti stanno ancora tutti lì. Come i pezzi di un presepe. Come Maurizio Costanzo che ha lasciato il suo posto, un po’ come un comò, alla moglie Maria De Filippi.
E’ che davvero, pensavo e penso, questo non è un paese paralizzato. E’ che sembra davvero di vivere in un fermo immagine. Un brutto fermo immagine.

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