Il vertice internazionale tenutosi a Bruxelles, a fine giugno, continua a essere lodato sui giornali per via del raggiungimento di un duplice accordo, che doveva costituire una svolta epocale. I due punti in questione erano un finanziamento straordinario alla Spagna, per salvarla dal rischio incombente della bancarotta, e la creazione del famigerato scudo anti-spread, cioè un fondo in grado di tenere sotto controllo le impennate dei differenziali tra i rendimenti dei titoli sovrani. E giù tutti ad applaudire e a complimentarsi a vicenda.
Ora, dopo neanche un mese, in quale situazione ci troviamo? La Spagna è a un passo dal default – il ministro dell’economia e del bilancio iberico ha annunciato che non ci sono più soldi in cassa per pagare i servizi pubblici e un intera regione, quella di Valencia, è praticamente fallita – e lo spread, più imbizzarrito di prima, è arrivato a livelli insostenibili. I politici alla guida di quest’Europa disgraziata o sono degli incompetenti o giocano un’altra partita.
Ma sentite questa. Il “Master Financial Assistance Facility Agreement”, l’accordo stipulato tra il governo di Madrid e l’Efsf (il fantomatico fondo europeo di stabilità finanziaria, che è stato di fatto sostituito dal Mes), prevede che il prestito alla Spagna comprenda una cifra di sicurezza quantificata in 100 miliardi di Euro. La cosa più importante, però, è che per la prima volta questo prestito sembrava non essere solo l’ennesimo regalo alle banche: quei fondi, infatti, dovevano essere utilizzati dal governo non solo per la ricapitalizzazione degli istituti di credito, ma anche per finanziare altri servizi. Ma quando a Madrid ci hanno provato, immediatamente tale Simon O’ Connor, portavoce del commissario europeo per gli Affari Economici e Monetari (il finlandese Olli Rehn) ha precisato: “La somma che può arrivare fino a 100 miliardi di euro, e che la zona euro è pronta a dare alle banche spagnole, è valida solo per le banche spagnole e non per altri scopi. Non vi è alcun legame tra l'assistenza per la ricapitalizzazione delle banche e qualsiasi altra assistenza che la Spagna potrebbe chiedere in futuro”. E poi ha concluso con una stoccata nei confronti della stampa spagnola: “Gli articoli di stampa si sono basati su una interpretazione erronea del documento legale”.
E allora andiamo a leggerlo, questo documento legale. Il Master Financial Assistance Facility Agreement, al punto 16, seppur in inglese sembra parlare chiaro: “I contraenti riconoscono e accettano che i termini specifici di utilizzo dei soldi prestati possono includere per ogni prestito diverse spese nel rispetto delle condizioni politiche, compensi, ammontare dei compensi, e altri termini e condizioni. Entro i limiti del MoU (il protocollo d’intesa, ndr) e del Master Facility Agreement e previo espresso consenso dei contraenti e l’approvazione dell’EWG (acronimo tedesco per indicare l’Unione Europea, ndr) le somme del prestito che non sono state utilizzate possono essere usate per finanziare altre eventuali spese accordate dall’EFSF allo stato membro beneficiario del prestito”. Ebbene, non si capisce a chi bisogna credere. Se a quello che l’Europa scrive nei trattati che approva o a quello che dice attraverso le esternazioni dei suoi rappresentanti. L’Europea riconosce ad ogni stato membro la possibilità potenziale di poter gestire i soldi che riceve come vuole e secondo le sue necessità; ma nei fatti, invece, finanzia soltanto le banche, dal momento che ogni destinazione d’uso diversa deve essere preventivamente e tassativamente approvata dall’Efsf.
Per capire la competenza con la quale la stessa Commissione Europea padroneggia la materia, niente di meglio che leggersi pagina 13 del DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE, stilato a Bruxelles il 30 Maggio scorso: “la creazione della European Financial Stability Facility (EFSF) nel maggio 2010 ha implicitamente collegato tra loro i diversi mercati obbligazionari, ma ha anche contribuito a ridurre l’incertezza relativa a possibili effetti ‘domino’. Da allora il potenziale di contagio si è progressivamente ridotto”. Questi, invece, i titoli delle prime pagine dei quotidiani italiani di stamattina: “Monti, alto rischio di contagio”; “Spread, Monti resta preoccupato. ‘Rischio contagio malgrado gli sforzi’”; “Monti, enorme rischio contagio”. E la lista potrebbe continuare.
Imporre continue e sempre più oppressive misure di austerity, per risparmiare sulla pelle delle persone al fine di finanziare progetti fallimentari (Mes, scudo anti-spread, fiscal compact…) non ci porterà lontano. Abbiamo ancora il tempo e la possibilità di invertire la rotta, ma dobbiamo assumere coscienza della catastrofe verso cui ci stiamo dirigendo a velocità folle e col consenso unanime (e colposo perché oscurato da una cortina opaca) di tutto il Parlamento e di quasi tutti gli organi di informazione.
di Valerio Valentini
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