06/08/12

Passaparola 06/08/2012 - Salaam Palace - Donatella D'Angelo


Fuggire dalla guerra e dalla tortura per arrivare in Italia. Ti viene riconosciuto lo status di rifugiato politico. Per la Convenzione di Dublino lo Stato in cui arrivi ti deve accogliere, ma da quello Stato non puoi uscire. E inizia la tua nuova condanna. Dal Corno d’Africa finisci in un lager in compagnia di migliaia di rifugiati. Un posto chiamato Salaam Palace, una vecchia università abbandonata e fatiscente a Roma Sud dove c’è un bagno per ogni 250 persone, i bambini sono abbandonati a sé stessi e manca qualunque assistenza. Un luogo da cui, ogni giorno, cerchi di fuggire. Quando ti riesce di evadere e varcare il confine italiano, puoi essere imprigionato in Svizzera per alcune settimane e poi espulso in Italia. E da allora sogni di evadere ancora e di tornare in quella prigione, mille volte meglio di Salaam Palace. Beppe Grillo

Passaparola di Donatella D'Angelo, medico e membro Associazione cittadini del mondo

Lo Stato accoglie, ma abbandona
“Sono la dottoressa D’Angelo e ringrazio il blog di Beppe Grillo per averci dato questo spazio, sono un medico di base specialista in medicina interna, in patologia clinica con l’indirizzo immunopatologico, e lavoro con l’Associazione Cittadini del mondo. Da circa 7 anni lavoriamo in questo palazzo che era un’università di lettere e che dal 2006 è stata occupata da rifugiati politici che provengono dal Corno d’Africa. Sono sudanesi etiopi nella maggioranza eritrei e somali, ci sono delle famiglie, ci sono dei single maschi e femmine, ci sono moltissimi bambini. Sono tutti titolari di protezione internazionale e dico questo perché, in quanto tali, rimarranno nel nostro Paese. C’è da chiarire, perché è un concetto che viene molto confuso, il fatto che gli stranieri che vengono qui a cercare lavoro possono andare e venire dal nostro Paese. Sono rifugiati politici, in quanto tali hanno la protezione internazionale. I titolari di protezione internazionale come rifugiati politici o la protezione sussidiaria o i richiedenti asilo politico o chi ha una protezione umanitaria, sono persone che rischiano moltissimo ritornando nel proprio Paese, hanno possibilità di essere torturati, imprigionati e è per questo che gli danno lo status di rifugiati, quindi vivranno nel nostro Paese per la convenzione di Dublino.
A maggior ragione sarebbe lungimirante occuparsi di loro, invece le istituzioni non se ne occupano, per cui sono sette anni che solamente noi andiamo in questo palazzo. Vorrei fare un appello tramite questo blog che mi è stato chiesto proprio dagli abitanti. Questo palazzo è una ex università. Significa che era un palazzo non destinato assolutamente alle abitazioni: in questo momento ci abitano circa 800/900 persone abbandonate dalle istituzioni. Non hanno un tetto dove andare differente da questo, mi hanno chiesto di fare un appello, una mano a ristrutturare questo palazzo. Avrebbero bisogno di personale, idraulici per esempio (hanno grandissime perdite d’acqua), muratori.
Volevo chiedervi se tra gli ascoltatori c’è qualcuno che, vedendo le testimonianze di queste persone, ci può dare una mano come volontario. Loro sono costituiti in un’associazione che si chiama Salam. Avremmo bisogno di volontari disponibili per aiutarli con la mediazione, con l’istituzione, con tutti i loro bisogni.
Vorrei ricordare che abbiamo una biblioteca interculturale qui a Cinecittà, circa 4 mila libri in lingua per permettere agli stranieri di leggere nella propria lingua. E’ relativamente semplice leggere un libro in inglese, in tedesco, è praticamente impossibile leggere un libro in aramaico, in tigrigno o in arabo.
Nei posti confinanti le guerre da dove scappano queste persone o nei posti dove ci sono dei campi di profughi, ci sono delle organizzazioni internazionali che permettono ai rifugiati politici di andare nei paesi stranieri, quali la Germania, Francia, l’America. Quando arrivano in questi posti normalmente sono accolti e sistemati in un’abitazione e guidati fino a che non si rendono indipendenti. Ora chiaramente un Paese lo fa meglio di un altro e ci sono delle differenze. Quello che avviene in Italia invece è completamente differente e i rifugiati politici li abbiamo anche rimandati indietro, nel momento in cui arrivano sulle nostre coste.
Queste persone quando vengono soccorse, viene data loro la possibilità di fare domanda come rifugiati politici, ma immediatamente dopo vengono abbandonati a sé stessi. Il rifugiato politico viene sbattuto all’interno dell’Italia senza parlare la lingua, senza avere un sostentamento economico di nessun tipo, siamo a una necessità di risolvere i problemi primordiali, dormire,ripararsi. Questo nella stragrande maggioranza dei rifugiati politici è un sogno e è per questo che cercano di scappare dall’Italia, per questo è venuto il Commissario di Strasburgo per i diritti umani, per questo siamo condannati un po’ dappertutto. Perché queste persone non sono guidate a un’indipendenza, e questa è una cosa fondamentale perché sono persone che continueranno a vivere tra di noi perché non possono ritornare nel proprio Paese.
Queste persone preferiscono sacrificare ogni loro origine, ogni loro affetto, perché normalmente arrivano da soli o con una moglie, un figlio e abbandonano i nuclei familiari. Per fare questo hanno dei motivi più che importanti e da cui dipende la loro vita.
Il problema è questo palazzo che era un’università, aveva degli enormi stanzoni. Noi abbiamo raccolto varie targhette dove facevano le lezioni, gli esami, c’erano le stanze dei professori etc. Adesso in questi spazi sono stati ricavati dei posti per dormire. Visto che loro ci devono vivere, i problemi più importanti sono il fatto che l’acqua è presente solamente nei bagni che sono pochissimi. Arriviamo in certi momenti, quando è particolarmente freddo in inverno, a 150/250 su un piano, dormono su giacigli improvvisati, su pezzi di cartone. Per questo avevamo richiesto lenzuola, coperte. Dormono su reti, su materassi improvvisati.

L'incubo della burocrazia italiana
L’impianto idrico che doveva servire un’università non è appropriato per delle case, i bagni sono pochi per tutta questa gente e non c’è un posto per avere delle lavatrici, per una sorta di mensa dove lavare i piatti. Servirebbe costruire delle strutture, molti di questi ragazzi si metterebbero come manodopera, però gli mancano dei professionisti che gli danno delle indicazioni. Mi hanno chiesto di individuargli il piano catastale, di procurargli tubi, rubinetti. Servirebbero dei professionisti che gli risolvono la parte idraulica. Vorrebbero fare degli spazi per i bambini, attualmente gli spazi sono lasciati a del cemento dove entrano e escono macchine e questi ragazzini sono chiusi in questi piccoli cunicoli che sono le loro stanze.
Quindi professionisti che ci potrebbero dare una mano per ristrutturare questo palazzo. Perché lo vogliono ristrutturare? Perché hanno capito che il governo italiano una casa non gliela darà mai. Hanno bisogno di una vita normale. Queste persone non sanno neanche come ci si procura un lavoro, in realtà questa cosa non la sanno neanche gli italiani in questo momento storico… Non hanno un amico, un parente, tutte quelle situazioni che permettono all’italiano medio di trovarsi una sistemazione. Hanno l’impossibilità del riconoscimento dei titoli scolastici perché essendo rifugiati politici non possono andare nel proprio posto d’origine a richiedere i titoli scolastici. La loro professione non sanno se è equiparabile alla professionalità che abbiamo qui, non hanno la conoscenza della lingua italiana. In generale quando una persona va in un posto straniero dovrebbe avere un momento di ambientamento, in particolar modo loro che sono provati da una storia in posti terrificanti. Avrebbero bisogno di essere orientati e questo manca all’Italia, un tempo, uno spazio per orientarli che sia sufficiente e sia adeguato e sia personalizzabile.
Una famiglia con bambini avrà bisogno di sistemare i bimbi in una scuola, di dargli da mangiare, per esempio loro non hanno la residenza, hanno tutti la residenza virtuale del primo municipio, nella Roma Sud non c’è assolutamente spazio che gli permette di avere un minimo di mensa. A Roma c’è la possibilità di mangiare a Via degli Astalli, nelle strutture di Sant’Egidio nelle strutture che fanno accoglienza agli stranieri in genere o comunque a rifugiati. In periferia non c’è nulla di tutto questo.
Quando i rifugiati arrivano in Italia una delle problematiche più importanti è il fatto di capire nome, cognome, data di nascita, fare un minimo di scheda. Qui nasce uno dei più grossi problemi perché tu se sei “fortunato”, forse questa cosa ti darà meno problemi nel resto della tua vita in Italia, se sei “sfortunato” e, per esempio, non c’è il mediatore culturale o comunque trovi del personale indisponente, queste persone cominciano con il piede sbagliato. Il nome è già sbagliato all’inizio e questo nella burocrazia italiana diventa un incubo che loro si porteranno avanti per anni, anni e anni, l’aver sbagliato un Mohamed con un Mahamed o comunque Hamed con un “h”, senza “h” a loro determinerà delle problematiche veramente infelici.
La data di nascita… sono nati il primo gennaio, la gente normalmente non nasce il primo gennaio! Questo ti fa capire che o non c’è il mediatore culturale o non c’è di testa l’impiegato, chi è all’accettazione, non è possibile su 10 persone abbiamo la bellezza di 7 persone nate il primo gennaio. Se sbagli i documenti, cominci malissimo, dopodiché li devi mandare alle commissioni. Questa gente comincia ad andare in giro per tutta l’Italia, non sa la lingua, i corsi di lingua sono assolutamente frammentari, e comunque hanno delle classi piccole. Ogni circoscrizione a Roma ha un centro di educazione però non è assolutamente sufficiente, non ha degli orari possibili e per questa gente che praticamente passa tutta la sua giornata a cercare lavoro, a cercare da mangiare, il corso di italiano è sicuramente la cosa che va per ultimo.
L’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale, la legge dice che loro si possono iscrivere, ne hanno pieno diritto, ma nel caso di Via Enrico Cavalieri le problematiche sono enormi perché Via Enrico Cavalieri non è riconosciuta come luogo di residenza, quindi queste persone devono andarsi a iscrivere in un’altra A.S.L., quindi non nell’A.S.L. B, ma nell’A.S.L. C. Questo significa per loro giri incredibili, qualcuno gli deve spiegare come si fa, come non si fa. Quando ci sono riusciti, comunque i documenti sono scaduti perché avrebbero diritto all’iscrizione per il tempo del loro permesso di soggiorno, ma siccome il permesso di soggiorno ci mette tantissimo tempo a arrivare, anche l’iscrizione al sistema sanitario è compromessa. Una cosa gravissima nel momento in cui trovano un lavoro. Ma qualcuno gli facesse mai un corso sul fatto che se non vai a lavorare devi portare un certificato di malattia, qualcuno gli avesse mai spiegato cos’è l’Inps, cos’è l’Inail, quali sono i diritti e i doveri dei lavoratori? Come associazione li aiutiamo a sviscerare tutte le problematiche burocratiche, a informarli su dove si può tentare di cercare un lavoro, dove si può tentare di mangiare, dove si può tentare di iscriversi al sistema sanitario nazionale, dove si può avere una radiografia, cosa sono i pronti soccorsi, cosa sono un medico di base. Io sono un medico di base ed è veramente problematico fargli capire che possono gratuitamente essere accolti dai medici di base e non mandare avanti delle patologie. Loro normalmente si rivolgono al medico di base quando sono già “gravissimi”, non arrivano mai perché hanno un raffreddore o una faringite, arrivano quando c’è un problema per esempio polmonare. Questo è un problema di educazione, di informazione, Parecchi di noi sono medici, andando lì tutti i giovedì da 7 anni in maniera continua. loro sanno che ci possono rivolgere domande di tutti i tipi. Siamo tutti volontari per cui non abbiamo abbastanza tempo perché per vivere sbarchiamo il lunario con altri lavori è per questo che ci servono dei volontari motivati o comunque dei contatti, delle reti in queste strutture della Questura, Prefettura.
Abbiamo istituito la settimana del calcinaccio per buttare giù tutti i muri, per buttare giù tutta l’entrata, dobbiamo rimettere una cancellata, tutti lavori che dobbiamo fare noi, ma almeno ci favorissero con le pratiche burocratiche, gli uffici tecnici, faccio il medico e mi devo andare a informare che è la Dia, che è la Scia."

Due testimonianze
“Vorrei dirti, questo Salam Palace, noi viviamo qui quasi 800 persone, abbiamo donne qui, abbiamo bambini, quasi 250 donne e quasi 50 bambini, abbiamo gli anziani qui, però viviamo la vita molto dura perché noi siamo tutti in asilo politico che stiamo vivendo qui, perché i nostri diritti non li abbiamo trovati in Italia, poiché noi la guerra nel nostro paese perché il governo del intero paese, uno è dittatore, uno è criminale, ammazza tutta la gente, noi siamo scappati di lì per venire qui per darti un messaggio perché la gente sta morendo lì in Sudan, in Darfur, tutto il mondo lo sa che questa gente muore in Darfur, però nessuno dà un’occhiata a questo problema.
Noi quando siamo venuti qui dovevamo dire il messaggio nel mondo del comitato international o comunità del robeu noi diciamo perché abbiamo problemi lì, perché nessuno ascolta? Nessuno sente il problema lì e nessuno vede perché qui tutti chiudono gli occhi, perché il Darfur è un paese che non c’è il petrolio e per questo non è interessante per l’Europa, per questo forse non è interessante per l’America, per questo questa gente la lasciano morire da 10 anni fino adesso, anche in questi giorni stanno morendo donne e bambini che vivono sotto le armi, fino a oggi, dal 2002 vivono sotto le armi, ma dove è la giustizia del mondo che dicono che c’è la giustizia?
Noi chiediamo al governo International o comitato europeo, fanno emergenza come ha già fatto la Libia perché in Libia c’è il petrolio, è interessante, per questo l’hanno fatto e in Darfur non interessa tanto e la gente muore, come mai si vive così? Se hai soldi salvano la vita tua, se non hai soldi perdi la vita. Questo governo è dittatore e lo sa tutto il mondo. La comunità internazionale ha inviato un mandato d’arrestato e il Presidente del governo Al-Bashir adesso cammina libero!
Il governo che fanno scappare dal Sudan, ha ammazzato gente sua, il suo popolo più di 300 milioni di persone e adesso sua ambasciata vive in Roma, dove è giustizia qui? Uno è criminale vive qui? Anche qui pure cercare per bloccare la nostra vita in Roma, vai in Questura bloccano i documenti e chi è che sta alzando la voce, chi è che sta cercando di fare qualche manifestazione, andare in Questura e bloccare i suoi documenti? Qua noi non ci possiamo muovere e lì la nostra gente muore, qua non ci possiamo muovere, noi intanto queste cose le diciamo al Comitato internazionale o al governo italiano pure e questo cosa c’entra il governo italiano? Perché noi siamo in Italia e io vivo qua in Italia, dal 2005 fino a adesso , quasi 7 anni, sempre vivo il dolore perché i miei genitori là muoiono, vivono sempre sotto le armi, noi qua non troviamo spazio per dire un messaggio al popolo italiano anche se abbiamo un problema vero. Se proviamo a parlare l’ambasciata ci viene a bloccare perché l’ambasciata ha idea più larga di noi perché è in Italia, perché l’ambasciata è d’accordo con il governo italiano forse? Perché lui cammina e fai come ti pare in Italia, bloccare i nostri documenti, bloccare tutto questo, il governo criminale che adesso si vive in Italia, anche noi in Italia non lasciare vivere tranquilli anche se siamo in Italia, ma a questo diciamo al governo italiano e pure al Comitato internazionale grazie tante per questo permesso, grazie tante."
-"Sono eritreo e vivo in Italia da 5/6 anni, sono venuto dal mio paese perché avevo dei problemi. Mancano tante cose, il governo eritreo schiaccia e mette gente in prigione e fa sparire ma non vengono mai giudicati, non vengono mai portati davanti la giustizia, per cui noi siamo stati costretti a lasciare il nostro paese, scappando verso l’Etiopia e verso il Sudan, poi dal Sudan verso la Libia e poi dalla Libia in Italia.
Poi a causa della convenzione di Dublino siamo costretti a vivere in Italia però in queste condizioni alcuni di noi non hanno lavoro, alcuni di noi non hanno alloggio e tanti di noi non hanno alloggio e tutti viviamo in questo palazzo, siamo tanti e abbiamo veramente tanti problemi, anche problemi di lavoro, problemi di integrazione, per cui noi vogliamo essere integrati, però non abbiamo questa possibilità e tutto il mondo lo sa di questo, specialmente l’Italia ha firmato questa convenzione, ma non è in grado a gestire, a dare opportunità, oppure non ha voluto, non lo so, questo però tanti di noi provano e vanno in tanti paesi europei, però per questa convenzione di Dublino ritornano in Italia e sono costretti a vivere in Italia anche non volendo! Poi l’Italia è un paese, come tutti i paesi europei, però noi abbiamo problemi di alloggio e ci mancano tante cose!"

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