01/09/12

Keynesiani: potreste per cortesia smettere di litigare?


Letto? E' un titolo di Repubblica di oggi. Nulla di nuovo: stiamo scivolando verso la catastrofe come ogni giorno.

Dopodiché, vi invito a leggere la seconda parte di questo articolo del giornalista Sergio Di Cori Modigliani. Scrive Sergio:
Nell'attuale Guerra Invisibile i due schieramenti sono rappresentati dallo scontro definitivo tra John Maynard Keynes e Milton Friedman, entrambi deceduti. Non sono possibili mediazioni né compromessi -altrimenti non staremmo in guerra- perché (entrambi celebri economisti vissuti a distanza di 50 anni l'uno dall'altro) l'uno (Keynes) situa "il bene comune, la società e gli individui che la compongono" come il punto di riferimento di ogni progetto economico di investimento mentre l'altro (Friedman) non prende neppure in considerazione né le persone né il sociale definendo la società civile "come il luogo in ultima istanza al quale vanno gli usufrutti delle scelte operate sul mercato delle merci e nel mondo della finanza". (...) Sono due idee del mondo contrapposte. E' lo scontro tra la finanza oligarchica e l'imprenditoria che produce merci e dà lavoro. O vince l'una o vince l'altra. Questo è lo scopo della guerra in atto.
A questo punto è chiaro che chiedere "Sei di destra o di sinistra?" non ha più alcun senso. La vera domanda, da fare ad ogni politico che chieda il nostro voto, è "Keynes o Friedman?". Perché la chiave del nostro futuro è tutta qui. Purtroppo, aggiungerei: ma al momento è solo l'economia che conta.

Talmente conta che moltissimi di noi si stanno impegnando a capirci qualcosa. Come dice Paolo Barnard:
L'economia mi annoia, è un peso sullo stomaco, è grigia, è persino squallida in talune istanze. Ma oggi mi occupo solo di quella, come un forsennato.
Siamo in tanti a provare a digerire sto mattone. Ma dobbiamo farlo, per saper distinguere e poter decidere. Personalmente, credo che il mondo abbia assolutamente bisogno di una svolta keynesiana e che questa sia l'ultima spiaggia che abbiamo. Come me, tanti altri cittadini: il problema è che quando non ci si intende davvero di qualcosa si tende alla tifoseria. I tifosi di Barnard, i tifosi di Bagnai, i tifosi di Pallante, i tifosi di tizio e caio, tutti l'un contro l'altro armati a difendere chissà quale sfumatura della teoria vada di moda quel giorno. O peggio: a difendere il proprio guru, quello che ha "aperto gli occhi", ovvero quello che magicamente è riuscito a far entrare qualche concetto nelle nostre dure cervici finora impermeabili alle basi dell'economia.

E così, ci ritroviamo con articoli come questo. Mentre attendiamo trepidanti che i postkeynesiani arrivino col cavallo bianco a salvarci dall'apocalisse Maya, essendo ormai gli ultimi a poterlo fare, loro sono indaffarati in beghette da parrocchia che a me ricordano tanto quando se le davano quelli di Lotta Continua e quelli di Avanguardia Operaia. Aspetta e spera, a fare la rivoluzione!

Io, come tantissimi, sono solo un'ignorante cittadina che attende con fiducia il sol dell'avvenire keynesiano. Quindi faccio un appello: gentili signori che ve ne occupate, visto che siete grazie a Dio sempre più sulla cresta dell'onda e che mezzo mondo propende a darvi retta, potreste per cortesia farla finita con le zuffe e disporvi alla collaborazione? Discuterete le sfumature quando avremo vinto e i nuovi governi dovranno adottare le vostre teorie. Fino ad allora... come un sol uomo.

Perché, sapete, il nemico si chiama ancora Milton Friedman. E i seguaci di QUEL guru hanno una caratteristica: non litigano mai e sono sempre d'accordo sul gonfiare il loro portafoglio. Forse è per questo che ancora comandano.

di Debora Billi

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