"Il modello di sviluppo che abbiamo alle spalle è stato estremamente intensivo nell’uso delle risorse e non si è preoccupato dell’efficienza nell’uso di queste risorse. La più importante fonte rinnovabile di cui disponiamo è l’efficienza energetica: come ottenere gli stessi benefici, gli stessi servizi energetici riducendo il consumo di materie prime. Nel nostro paese sono troppi anni che non si ragiona più di pianificazione energetica e se consideriamo una variabile molto importante, che è l’energia elettrica, siamo di fronte a una situazione che ci deve obbligare a un ragionamento: quanta energia elettrica consuma il nostro paese? " Walter Ganapini
Il Passaparola di Walter Ganapini
"Un saluto a tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, mi chiamo Walter Ganapini, sono un ambientalista e sono membro onorario del Comitato scientifico dell’Agenzia europea dell’ambiente,voglio mettere in comune un ragionamento che è di forte attualità nel nostro paese e più in generale è di forte attualità perché tutto il mondo si interroga su quale possa essere una strategia per dare possibilità di vita decorosa e felice,ove è possibile a tutta l’umanità uscendo da un’epoca dove 1/10 dell’umanità, a spese dei restanti 9/10 ha goduto di quella forma di sviluppo materialistica dell’età del consumismo. Il nord del mondo a spese del sud del mondo ha potuto sviluppare uno stile di vita che, se generalizzato a tutti i 7 miliardi di donne e di uomini che stanno sul pianeta, richiederebbero, come ci insegna l’impronta ecologica, tre terre e mezzo per soddisfare i fabbisogni relativi.
L’energia è uno strumento fondamentale nella nostra vita,oggi dopo il fallimento di una casta tecnocratica allieva e astratta dai problemi delle persone, dopo la fine dell’illusione del nucleare come soluzione di tutti i problemi, in realtà aggravante di tutti i problemi, se fosse stata ulteriormente generalizzata. Nel nostro paese oggi siamo di fronte a una situazione paradossale e che ha visto in qualche maniera il Ministro Passera non dare il meglio di sé. Il problema dell’energia si affronta chiedendoci quanta energia stiamo consumando ora e sotto quale forma, termica, elettrica; da che fonti la ricaviamo, a quanto ammonta il fabbisogno di energia in uno scenario a medio termine, a 5/10/15 anni e ci dobbiamo porre il problema di come passare dalla situazione attuale, alla situazione di prospettiva.
Ormai è da decenni che si sa che dobbiamo puntare sulle fonti rinnovabili di energia che hanno il pregio di essere disponibili sostanzialmente su tutto il pianeta, sviluppare dunque la produzione di caldo e di energia elettrica attraverso il sole, il vento, in termini ragionevoli attraverso l’energia idroelettrica e anche l’energia che può venire dai mari, dalle biomasse, il tutto opportunatamente secondo un’appropriatezza che nasce da un rapporto corretto con le risorse e con le persone. Siccome il modello di sviluppo che abbiamo alle spalle è stato estremamente intensivo nell’uso delle risorse e non si è preoccupato dell’efficienza nell’uso di queste risorse, noi sappiamo che la più importante fonte rinnovabile di cui disponiamo è l’efficienza energetica, quindi come ottenere gli stessi benefici, gli stessi servizi energetici, riducendo il consumo di materie prime. Nel nostro paese sono troppi anni che non si ragiona più di pianificazione energetica e se consideriamo una variabile molto importante, che è l’energia elettrica, siamo di fronte a una situazione che ci deve obbligare a un ragionamento: quanta energia elettrica consuma il nostro paese? Ormai da quasi 20 anni, consumiamo l’energia elettrica che viene sostanzialmente da un parco centrale di circa 58/60 Gw .
Negli anni 90 ci si pose il tema di aggiornare eventualmente questo parco, di renderlo più flessibile. Poi intervenne un dato inquietante, anche se legittimato sul piano politico. Un Ministro di qualche anno fa di nome Marzano fece il cosiddetto "decreto sblocca centrali", per cui nel nostro paese a fronte di una domanda elettrica che ancora oggi si stabilizza intorno a 58/60 Gw, noi abbiamo centrali per circa 130 Gw e in più ci volevano far fare il nucleare, doveva essere la fonte meno costosa, non considerando tutto ciò che c’è prima e soprattutto dopo che una centrale nucleare è stata attivata.
Quindi siamo in una situazione paradossale: abbiamo il doppio delle centrali di cui abbiamo bisogno e queste centrali sono quasi tutte relativamente nuove, sono state rivampate, diverse sono proprio nuove con i cosiddetti cicli combinati che sono tra le centrali più efficienti. Come mai per esempio la Cga di Mestre ancora qualche giorno fa, ha valutato in almeno 10 miliardi di Euro l’extra costo che le imprese e le persone in Italia pagano per una sorgente di energia che dovrebbe essere abbondantemente disponibile e secondo la corretta liberalizzazione dei mercati, concorrenti tra di loro e dunque con benefici economici in bolletta. In bolletta nessun beneficio, costi altissimi per le imprese, ma com è possibile tutto questo? Come vanno queste centrali? Alcune vanno a carbone, altre a olio, molte a gas, quindi abbiamo metà delle centrali elettriche ferme, in bolletta paghiamo il fermo centrale, abbiamo costi tra i più alti. Vediamo in giro per l’Europa paesi che hanno grossi problemi di approvvigionamento elettrico, centrali nucleari in difficoltà dal Belgio allo Slovacchia, perché arrivare a questo punto? Siccome sono centrali moderne, possono dare gas naturale, perché non le facciamo andare e non diventiamo un paese esportatore di energia elettrica? Ovviamente è un vettore estremamente pregiato e che va utilizzato con parsimonia e intelligenza . Il numero dei miliardi di Euro spesi non si conosce in forma dettagliata, naturalmente ha generato molti benefici ai produttori di cemento, di tondino e a coloro che hanno venduto le tecnologie. Noi di gas potenzialmente ne abbiamo tanto di importazione, ne abbiamo anche un po’ di nostro, dobbiamo stare molto attenti perché avere estratto gas nell’Adriatico ha generato e sta generando fenomeni di bradisismo che possono avere impatti molto pesanti nel lungo termine.
Troppi intermediari
Fino a due anni fa chiunque avesse parlato con i signori del gas dall’Asmam fino alle grandi ex municipalizzate a a2a, si sarebbe sentito dire che lo scenario prevedeva a breve termine che l’Italia consumasse 100 miliardi di metri cubi di gas naturale, in buonissima parte provenienti dalla Russia, fornitore GazProm, uno dei vari enti governato da amici diretti di Putin.
Dopo di chè si è verificato che la crisi economica e fattori di ulteriore efficienza nei comparti industriali laddove si è investito, l’avvio finalmente di interventi sull’efficienza energetica degli edifici, ha fatto sì che a oggi quei 100 miliardi di metri cubi rappresentino un volume che nessuno più ritiene accettabile e si ragiona di 75 miliardi di metri cubi. Il nodo è che sono stati firmati dei contratti, per forniture di questo gas molto complessi, molto poco vantaggiosi, difficilmente rescindibili e allora sarebbe molto importante mettere in conto che noi abbiamo e avremmo gas a sufficienza per fare andare le centrali ferme e per poter poi esportare energia elettrica ricavandone un utile per il paese, per le imprese. Perché non si fa? Si dice: il gas costa molto. Ciò che sta emergendo da numerose indagini anche giornalistiche è che il mondo del gas così come il mondo del petrolio, in generale il mercato di approvvigionamento delle fonti energetiche è caratterizzato da un grande numero di intermediari tra il venditore primario e l’utente finale.
Il mercato è un dato fondamentale, andrebbe comunque regolato come ci insegnavano Adamo Smith e David Ricardo o più di recente molti altri economisti di grande valore, per evitare una forte propensione alla corruzione, i passaggi dovrebbero essere controllati rigorosamente e essere in qualche maniera tracciabili. Ho fatto per anni di fianco a Umberto Colombo Presidente dell’Enea e grande figura nel panorama del nostro paese che purtroppo non c’è più, aiutavo a redigere su base trimestrale i bilanci di energia del paese. Si dice che per esempio se vogliamo ragionare di benzina, il costo industriale di produzione di un litro di benzina, non superi i 5 centesimi. Della benzina sappiamo quante sono le accise, ma se sapessimo il costo che via, via paga il nostro paese, capiremmo dove occorre intervenire per liberare risorse a favore delle imprese e delle persone, c’è un bisogno enorme di chiarezza. Noi abbiamo bisogno di sapere chi c’è in mezzo e dov’è situato chi c’è in mezzo dalla Svizzera ai paradisi fiscali e chi beneficia. Come si usa dire in termini mercantili, il ricarico sui volumi in ingresso è estremamente elevato e questo è un fattore che abbatte la competizione nel nostro paese e del sistema paese.
Un giornalista di nome Stefano Agnoli de Il Corriere della Sera, due settimane fa ha messo in risalto alcuni nomi, alcune presenze, solo perché sono state alla fine multate dall’autorità per l’energia elettrica e il gas. Alcune di queste entità sono nate solo qualche mese fa e non hanno neanche pagato la tassazione dovuta. Ecco perché sono stati individuati. Si dice che, come sistema paese spendiamo 62 miliardi di Euro nell’acquisto degli idrocarburi, con ogni probabilità quella cifra enorme potrebbe ridursi con grande facilità anche più del 10% e senza volere istituire strumenti draconiani di controllo, ma è indubbio che siamo in una fase della vita del nostro paese, dell’esigenza di creare risorse e un futuro per le nuove generazioni che non consente che dei grisi manzoniani si situino, stabiliscano le loro gabelle lungo il percorso di arrivo di petrolio e gas naturale nel nostro paese. Il nostro paese in più deve interrogarsi sulla necessità di far funzionare gli impianti che ha. Qualunque imprenditore se dovesse far marciare metà degli impianti di cui dispone, darebbe l’anima per far marciare anche l’altra metà e per fattori di utilizzo che superino l’80% degli impianti a disposizione. Deve essere chiaro che bisogna che il paese investa con chiarezza, con meccanismi ben controllati e trasparenti in efficienza sia industriale che in campo edilizio, prima di tutto, e in fonti rinnovabili cercando di recuperare una leadership anche tecnologica che nei primi anni ‘80 avevamo. Eravamo tra i primi al mondo nell’eolico, nel fotovoltaico, nel tema del biogas e in generale delle biomasse e ci siamo ridotti a fare sì che oggi ci dobbiamo rivolgere dalla Cina alla Danimarca, alla Germania, agli Stati Uniti per comprare le relative tecnologie. Dobbiamo puntare su questo per fare manutenzione seria al nostro paese, mi riferisco efficienza energetica nelle imprese e negli edifici residenziali e di servizio, poi naturalmente fotovoltaico, solare-termico, mettendo pulizia, trasparenza e semplificazione nelle procedure anche di incentivazione, di fronte alle quali nessuno si scandalizza perché ancora oggi al mondo le fonti assolutamente assistite sono le convenzionali e la più di tutte il nucleare.. l’energia in Italia è cara, non l’ha voluta il nostro Signore, non è stato determinato da elementi sovraordinati alla volontà delle persone, vogliamo sapere quanto costa davvero l’energia e perché non utilizziamo a pieno il patrimonio anche impiantistico di cui disponiamo.
Pulizia, trasparenza e coerenza morale
Per autosufficiente si intende un forte contributo dell’efficienza delle fonti rinnovabili e un uso più razionale delle altre risorse. Ci si rifà all’elettrico perché il termico è più facilmente gestibile anche nella scala locale si può lavorare molto, lo dimostrano eccellenti esperienze con la cosiddetta trigenerazione, usare una sorgente, tipo la biomassa per fare caldo, freddo e elettricità, ma stando al fabbisogno elettrico. Essendo l’elettrico il vettore più nobile e più costoso noi abbiamo un consumo attorno ai 350/380 GWh, solo intervenendo seriamente sui motori elettrici industriali con la manutenzione, rifasamento e la sostituzione con motori più moderni, saremo in grado di ridurre del 25% la domanda elettrica di questo paese. Ben prima del web la rete che ha interconnesso il mondo è stata quella elettrica e ecco perché noi dobbiamo sapere così come andava risposto a chiunque dicesse, quando si parlava di nucleare: “Ma noi importiamo l’elettricità dalla Francia che ha il nucleare”. Questa è una domanda a fronte della quale un grande personaggio del passato, Beniamino Andreatta sorrideva sarcasticamente dicendo che A) c’è il mercato, B) siccome la Francia si è dotata delle centrali nucleari, democraticamente la proposta Degaulle e il proprio francese lo accettò per darsi la force de frappe, la bomba atomica e dunque avere grand heur, sedersi nei tavoli che contano nel mondo, lo propose e per fare tutto questo occorre il plutonio e il plutonio si estrae dalle barre esaurite delle centrali civili.
Una centrale elettrica termonucleare non è che si accende e si spegne… neanche una a carbone si accende e si spenge con un interruttore di tipo domestico, quindi notte-tempo la produzione elettrica francese nonostante loro avessero estremamente incentivato il cosiddetto tout elettric, i fornellini elettrici in casa etc., rendeva disponibile in rete una massa di chilowattora che veniva venduta a basso costo per eliminare problemi a carico della rete francese. Ora questa rete di espanse, dunque poiché ci sono dei problemi in molti paesi dal Belgio fino alla Slovacchia legata a centrali o in dismissione o con grossi problemi, anziché immaginare per l’Italia un futuro di hub del gas e non dimenticando che a pochi chilometri da Modena e nel cuore dell’epicentro del sisma recente si voleva fare sotterraneamente un gigantesco deposito di gas naturale, si possa solo immaginare cosa sarebbe accaduto se questa scelta fosse stata fatta nel cuore della Pianura Padana, piuttosto che diventare punto di stoccaggio di gas naturale a cui si lavorava molto, c’era chi diceva al governo: “12 rigassificatori !” quando due sono già probabilmente più che sufficienti, 3, già di quello di Livorno non si sa con cosa opererà, il tema della rigassificazione e delle flotte metaniere è un tema delicatissimo perché le navi metaniere che dovrebbero portare gas compresso e liquefatto dai paesi produttori Nigeria, Libia etc. sono delle bombe ambulanti pericolosissime, dentro tutto questo, svanita questa sbornia noi possiamo diventare invece trasformatori di un gas che abbiamo già comprato con dei contratti capestri di talling e usare questo gas per fare andare le centrali ferme, far lavorare le persone e avere in qualche maniera la possibilità di ammortizzare un folle investimento figlio del cosiddetto decreto sblocca centrali del buon Marzano che ci ha portato a avere il doppio di centrali di quelle di cui avremmo bisogno.
Un giovane e estremamente capace e rispettato economista di Harward Umair Haque ragiona del periodo attuale come dell’epoca neofeudale, la scala mondo, è un’analisi molto attenta e lucida che ripropone l’esigenza guardando al futuro di riportare la persona al centro e di riportare al centro l’esigenza di avere pulizia, trasparenza, coerenza morale rispetto a valori condivisi e regole che le nostre comunità si sono date. Nel campo della trasparenza oggi è fondamentale che ci si dica quanto costa questo fattore importantissimo della nostra vita che è l’energia, sotto forma di gas, petrolio e del vettore derivato elettrico, spero che davvero se siete interessati, chiunque di voi possa rilanciare e passare parola per evitare che lor signori possano contare su un’assopita disattenzione e indifferenza da parte di chi poi alla fine paga, cioè noi tutti!"
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