Riporto alcuni interventi nell'aula del Parlamento di ieri riguardo ad alcune affermazioni fatte dal deputato Barbato dell'Italia dei Valori su Landolfi.
Pubblico inoltre il profilo di Mario Landolfi tracciato da Marco Travaglio e Peter Gomez nel libro "Se li conosci li eviti".
La questione vera sul deputato Mario Landolfi non è tanto il fatto che le accuse siano o meno provate in tribunale, quanto che prima di entrare in Parlamento le persone dovrebbero fare sempre chiarezza sui problemi sollevati a proprio carico per rispetto verso i cittadini.
LANDOLFI MARIO (An)
Anagrafe: Nato a Mondragone (Caserta) il 6 giugno 1959.
Curriculum: Diploma di maturità classica; giornalista professionista; ministro delle Telecomunicazioni nel governo Berlusconi-2 bis, poi presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai; coordinatore di An in Campania; 4 legislature (1994, 1996, 2001, 2006).
Segni particolari: Quando, nel 2000, il Tgl diretto da Gad Lerner trasmette un servizio su un blitz antipedofilia, schermando solo parzialmente le immagini dei bambini coinvolti, il presidente della Vigilanza Landolfi chiede le dimissioni del giornalista. A sera Lerner si dimette e rivela: «Con questo signore sono andato a pranzo il 13 luglio scorso. Abbiamo parlato dei massimi sistemi.Alla fine del pranzo mi ha fatto vedere un bigliettino: "Ci sarebbe questa persona da sistemare", mi ha chiesto». La persona in questione è una giornalista precaria, che nei mesi successivi sarà puntualmente assunta in Rai. I sistemi di gestione clientelare del potere da parte di Landolfi e dei suoi più stretti collaboratori emergono anche da un'indagine della Procura di Santa Maria Capua a Vetere. Nel dicembre del 2007 sono infatti finiti in manette Cosimo Chianese, segretario particolare di Landolfi, e una serie di suoi familiari e amici, accusati di aver organizzato corsi professionali fantasma in modo da intascare 250mila euro di finanziamenti dall'Unione europea. La magistratura contesta loro il reato di associazione per delinquere finalizzata a
ottenere indebitamente e illecitamente, in loro favore e/o di familiari e sodali, l'erogazione di finanziamenti pubblici mediante la presentazione di documenti falsi; ottenere, da parte di elettori, dichiarazioni di disponibilità a votare candidati, alle elezioni parlamentari e comunali, da loro indicati, in cambio di favori e/o di promesse e di favori; influenzare illecitamente, in vario modo e anche con promesse di favori e/o minacce, dipendenti e funzionari pubblici, avvalendosi del prestigio derivante dalla appartenenza di alcuni di loro ad una forza politica e dal loro ruolo politico-istituzionale di vice-sindaco del comune di Mondragone e di stretta collaborazione con un importante esponente nazionale della forza politica, per strumentalizzare l'attività di ufficio dei pubblici ufficiali sia per i loro fini privati di tipo affaristico-economico, sia allo scopo di ottenere la illecita stipula di contratti in favore di società a loro riconducibili, sia per ottenere incarichi professionali sia per indurli ad emanare illeciti atti pubblici con riguardo agli interessi loro, di loro familiari e conoscenti e/o di soggetti dai quali avevano ottenuto o ai quali dovevano richiedere le promesse di voto.
Dalle intercettazioni telefoniche e dalle indagini emerge che Chianese e i suoi famigliari, durante la campagna elettorale del 2006 avevano offerto posti di lavoro in Rai e alle Poste in cambio di voti. In altri casi erano invece intervenuti per far ottenere il trasferimento di dipendenti pubblici. Le trascrizioni delle telefonate fotografano bene la strategia dei compaesani di Landolfi: quando si trattava di scegliere chi raccomandare o favorire, indirizzavano i loro sforzi solo sugli elettori con famiglia numerosa in modo da poter raccogliere più consensi elettorali. Chianese, all'insaputa del ministro sfruttava poi la sua posizione per ottenere appalti con le Poste destinati a suoi amici o parenti. I magistrati sottolineano anche che: utilizzava il telefono cellulare intestato al ministero delle Comunicazioni, nella sua disponibilità quale segretario particolare del ministro pro tempore delle Comunicazioni, per intrattenere lunghe telefonate con i congiunti al fine di consentire loro l’autoricarica.
Per questo Chianese è stato accusato di peculato. Il vigile preside te della Vigilanza, ovviamente, non si era accorto di nulla.
Fedina penale: Indagato per corruzione e truffa «con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre», nell'ambito di un'inchiesta sui fratelli Orsi, due imprenditori casertani, diventati i re dei rifiuti grazie al legame con la camorra e le relazioni politiche a destra e sinistra. Contro Landolfi gli investigatori hanno raccolto molte dichiarazioni. Al centro di tutto ci sono i posti di lavoro. Quando i politici chiedevano, il contratto doveva spuntare fuori a tutti i costi. Spiega Michele Orsi:
Circa il 70 per cento delle assunzioni poi operate erano inutili ed era no motivate per lo più da ragioni politico-elettorali, richieste da Landolfi, Valente [il presidente del consorzio comunale, nda] e Cosentino [il coordinatore regionale di Forza Italia, nda]... Molte delle assunzioni erano non solo inutili ma sostanzialmente fittizie, dato che questi non svolgevano alcuna attività.
Questi «favori» poi diventavano voti. Raffaele Chianese, il «braccio destro» di Landolfi nel raccomandare un uomo vicino alle cosche sottolinea: «Quello vale cento voti!». E Orsi replica promettendo il contratto: «Tieni presente che siamo vicini a te e Mario per queste elezioni. Qualunque cosa...». Risposta: «Grazie, a buon rendere»: Spiega un pentito:
Quasi tutte le persone che a Mondragone lavorano per la nettezza urbana sono state raccomandate dal clan. Qualunque iniziativa volessero prendere i lavoratori dovevano concordarla con il clan, compreso l'iscrizione al sindacato o iniziative di protesta. Mi risulta che nel corso degli anni sono stati organizzati dalla cosca vari pranzi elettorali per cercare di far votare tutti i dipendenti della nettezza urbana per una certa persona. Certamente è stato organizzato un incontro per far votare Paolo Russo [solo omonimo dell'onorevole di Forza Italia, nda]. Per le ultime politiche è stato organizzato un rinfresco a favore di Landolfi a cui pure hanno partecipato tutti i dipendenti della nettezza urbana. In quest'ultima occasione il clan si è occupato soltanto di far andare tutti all'incontro.
I consorzi che gestiscono i rifiuti sono espressione diretta dei partiti. Lo racconta Giuseppe Valente, numero uno della società mista che si occupa di pulire diciotto comuni sul litorale Domiziano, che dopo l'arresto ammette di avere «assunto la presidenza quale incarico squisitamente politico, previa intesa con i referenti politici, i parlamentari Landolfi, Cosentino e Coronella [senatore e leader provinciale di An, nda]». Ma non si tratta di semplice lottizzazione. Dietro i consorzi oltre che la politica c'è pure la camorra. Chianese, il «portaborse» di Landolfi dice al telefono che prima nella società della nettezza urbana «c'erano ventidue assunti ma dieci erano camorristi. Non lavoravano, si pigliavano solo lo stipendio». Il seguito dell'intercettazione è anche peggiore: «Quanti ce ne possono servire per pulire Mondragone? Trentacinque a esagerare. Invece ora ce ne stanno 86, chi li deve pagare?». Lo Stato però davanti al dilagare della camorra sembra inerte. Dalla Prefettura di Caserta - dicono gli atti della Procura - le informative di polizia arrivavano direttamente nelle mani sbagliate. E se si cercava di applicare le misure minime di legge, come l'obbligo di certificato antimafia per gli appalti, c'era sempre un parlamentare pronto a trovare una scorciatoia. Spiega ancora Orsi:
Quanto alle mie richieste rivolte ai politici di interessarsi per il rilascio della certificazione antimafia, faccio presente che sollecitai direttamente l'onorevole Cosentino e - tramite Valente - Mario Landolfi. Cosentino mi diede assicurazioni sul fatto che si sarebbe interessato: ricordo che questi ebbe a chiamare telefonicamente, innanzi a me, il dottor Provolo [il vice-prefetto, nda] con il quale prese un appuntamento per avere dei chiarimenti.
E. Landolfi?
Chianese ci disse di aver ricevuto da Landolfi l'indicazione proveniente dalla Prefettura... sottolineando che grazie a lui Landolfi si era recato presso la Prefettura per perorare il rilascio della certificazione antimafia.
Dagli atti spunta poi un dialogo sconcertante. Sergio Orsi, uno dei re dei rifiuti, si fa avanti offrendo «amicizia». E Chianese replica: «Mario i soldi se li può prendere solo da me, e non se li può prendere da nessun altro, quindi è inutile...». Poi precisa: «Lui soldi non ne piglia... Cioè, i soldi che danno per fare l'attività. Finanzia il partito... Io me ne avvantaggio dal partito, perché io prendo un incarico... e giustamente devo dare un contributo...». A quel punto il portaborse spiega: «Tu puoi partecipare... se tu devi prendere un appalto per un lavoro, anziché darlo ad un altro, lo dai a me... È un contributo anche questo...».
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