Il Giornale è tornato a parlare di Antonio Di Pietro. Di Pietro è tornato a parlare de Il Giornale. Siamo ad un nuovo, perfetto, gioco delle parti che si inserisce perfettamente nel disegno di normalizzazione della politica, necessario a far dividere il Paese in due, facendogli credere che ci sia una contrapposizione, una differenza... una maggioranza ed un opposizione. Evitando, quindi, che i cittadini, stufi della situazione devastante in cui è stato trascinato il Paese, si organizzino in modo autonomo e libero dall'oligarchia politica e dalla commistione politica-affari che coinvolge tutti, ma proprio tutti, gli "attori" della politica italiana...
Perché diciamo questo? Semplice: Il Giornale non affronta la questione Di Pietro ed Italia dei "Valori" in modo corretto, ma funzionale alle non risposte di Di Pietro, garantendogli la facile via di fuga dell'urlare alla diffamazione ed alla calunnia. Il Giornale infatti non affronta notizie certe, inconfutabili...
evita di parlare degli aspetti gravi e disdicevoli su cui Di Pietro evita efficacemente di replicare a quanti li pongono da tempo, come noi, DemocraziaLegalità, Elio Veltri e la Voce delle Voci ancora di recente.
Non è una novità. Infatti già Silvio Berlusconi soccorse Di Pietro non molti mesi fa, urlando, di punto in bianco "Di Pietro mi fa orrore", proprio mentre Di Pietro spiegava al GIP di Roma, in una dichiarazione spontanea, che lui era vittima di una persecuzione mediatica chiaramente finalizzata a colpirlo durante la campagna elettorale [clicca qui]. Ed in questo gioco delle parti, non si parla, ad esempio, delle questioni etiche e morali per cui Di Pietro è chiaramente identico agli altri, per nulla diverso o alternativo. Proviamo a ricapitolarle.
1) Antonio Di Pietro è un amico di Cesare Previti. Non a caso è proprio presso lo studio Previti che incontrò Silvio Berlusconi, prima dell'insediamento del primo governo presieduto proprio dal già ben "noto agli uffici" (soprattutto a quelli da cui Di Pietro proveniva!) Silvio Berlusconi. Di Pietro ha sempre sostenuto che per lui l'amicizia è una cosa ed il lavoro è un altro, peccato che dovrebbe, a questo punto, spiegare come faceva a restare con i colleghi del Pool di Mani Pulite che indagavano sui casi Imi-Sir e Sme, ovvero sulla corruzione in atti giudiziari commessi da Previti per conto di Silvio Berlusconi, o sui famosi rapporti e tangenti tra Berlusconi e Craxi, ed essere al contempo amico e frequentatore di Cesare Previti.
2) Antonio Di Pietro ha costituito un'associazione di tre persone denominata "Italia dei Valori". Oltre a lui siedono in questa: Silvana Mura (nominata da Di Pietro alla carica di tesoriere) e Susanna Mazzoleni (moglie di Di Pietro e titolare del dominio internet www.italiadeivalori.it, ma senza alcun ruolo all'interno del Partito). A questa associazione solo Di Pietro può ammettere altri soci, con apposito atto notarile, nessuno, infatti può altrimenti entrarvi. E' a questa associazione (dei tre) che viene versato il "rimborso elettorale", alias il finanziamento pubblico ai partiti (per il 2008 una cifra pari a circa 8 miliardi di vecchie lire), e non al "partito" che partecipa alle tornate elettorali.
3) Secondo l'art. 10 dello Statuto del Partito, pubblicato sul sito dell'IdV, il presidente del partito Italia dei Valori è il presidente dell'Associazione "Italia dei Valori", ovvero Di Pietro, che per decadere dovrebbe dare le dimissioni o essere sfiduciato dalla moglie e dalla Mura. Nessun organo del partito può sostituire il Presidente. Il Bilancio del Partito è approvato dal Presidente e nessun organo interno può sindacarlo, come non è sindacabile qualunque altra decisione del Presidente. Come ha sottolineato Elio Veltri, in sintesi: se il Gran Consiglio del Fascismo fosse stato costituito come l'Associazione Italia dei Valori, Mussolini non sarebbe mai stato sfiduciato, rimosso e non sarebbe stato arrestato.
4) Antonio Di Pietro ha legittimamente costituito una società a responsabilità limitata a socio unico (lui) per la gestione di immobili. Si tratta dalla "Antocri". Con lui nel Cda sedevano inizialmente Silvana Mura (la tesoriera dell'associazione "Italia dei Valori" e del partito "Italia dei Valori") e Claudio Bellotti, che sarà e resta l'Amministratore della società, anche quando Di Pietro e la Mura, in coincidenza con l'elezione di entrambi, nel 2006, usciranno dal CdA.
5) L'Antocri acquista degli immobili. Uno di questi, acquistato dalla Pirelli Re, nello stesso palazzo del gruppo SINA di Marcellino Gavio, una delle principali società con rapporti d'affari con il Ministero delle Infrastrutture, retto proprio da Antonio Di Pietro (guarda tu le coincidenze!). L'Antocri di Antonio Di Pietro, secondo le dichiarazioni pubbliche, acquista gli immobili pagando una parte del valore con i soldi ricavati dalla vendita degli uffici di Busto Arsizio e coprendo l'altra parte con un mutuo.
I Bilanci dell'Antocri dicono che le uniche entrate della società che permettono di pagare il mutuo sono i canoni di affitto.
E chi ha in affitto quegli immobili? L'Italia dei Valori. E quali introiti ha l'Italia dei Valori? Il rimborso elettorale, alias il finanziamento pubblico. Di chi saranno gli immobili acquistati dall'Antocri srl una volta concluso il pagamento del mutuo, che come abbiamo visto viene pagato attraverso le entrate degli affitti versati dall'Italia dei Valori che percepisce i rimborsi elettorali? Saranno del socio unico dell'Antocri, ovvero di Antonio Di Pietro.
6) Antonio Di Pietro ha anche aperto una società estera, in Bulgaria, la "Suko". Di Pietro qui è socio con Tristano Testa. Tristano Tesa è entrato nel CdA e poi anche nel Comitato Esecutivo della "Brebemi spa", mentre Antonio Di Pietro era al Ministero delle Infrastrutture. Questa società opera con i finanziamenti pubblici ed europei e grande sponsor della stessa è stato il Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, unitamente al "governatore" della Lombardia, Roberto Formigoni. Si leggono nei verbali del CdA della Brebemi le prodighe azioni di Di Pietro a sostegno della Brebemi, anche davanti ai dubbi sollevati dalla Commissione dell'Unione Europea, oltre che la soddisfazione per aver ottenuto, tramite i parlamentari amici, una modifica della legge Finanziaria a vantaggio delle casse della società. Da quando abbiamo pubblicato gli stralci di tali verbali, i nuovi documenti depositati dalla Brebemi sono "omissati" (guarda tu, il caso!).
7) Antonio Di Pietro ha attivato una partecipazione molto attiva alle lottizzazioni degli Enti e delle Società partecipate ove governa a livello locale, ma anche durante il suo ministero. Abbiamo realizzato una ricostruzione grafica di tali nomine e rapporti a cui rimandiamo integralmente. Vediamo qui solo un esempio, quello dell'Abruzzo, dove dichiara - a seguito dell'arresto di Ottaviano Del Turco - che la "politica in Abruzzo del PD è marcia". L'Italia dei Valori era in quella Giunta presieduta da Del Turco, aveva visto nominati da Del Turco - e da quella "politica marcia" - diversi uomini dell'IdV nell'ente regionale (il Presidente, un Consigliere, un Revisore). Inoltre in quella regione dove la "politica del PD è marcia" il Partito di Di Pietro è in Giunta e Maggioranza in molteplici enti locali, da cui non pare si sia dimesso nessuno, nonostante gli annunci eclatanti di Antonio Di Pietro!
8) Antonio Di Pietro ha promosso ad esempio il suo legale - ed ex candidato dell'IdV - Sergio Scicchitano, nel consiglio di amministrazione dell'ANAS. Oltre a quanto già scritto in merito al soggetto, è emerso il coinvolgimento di Antonio Di Pietro, proprio per il tramite di Sergio Scicchitano, nelle attività di Vittorio Cecchi Gori e nei contatti di questi con soggetti diversi, tra cui alcuni giudici, per la bancarotta fraudolenta della Cecchi Gori Group - Fin.ma.vi. Ciò emerge chiaramente dagli estratti dell'Informativa della Guardia di Finanza alla Procura che ha disposto l'arresto di Cecchi Gori, pubblicati, in stralci, da Repubblica. Ma anche su questo non se ne parla!
9) Antonio Di Pietro ha sempre promosso scelte di persone estremamente dubbie. Anche su queste abbiamo scritto ampiamente e ricordato anche del rapporto pubblico con Franco La Rupa, ex Sindaco di Amantea (Comune sciolto per infiltrazioni mafiose), già indagato per corruzione e poi arrestato per i suoi consolidati rapporti con le cosche della ‘ndrangheta. Ma sempre in Calabria, regione dove la massoneria è potente, molti sono gli uomini legati ad ambienti "indecenti" che Di Pietro ha promosso e promuove. Poi c'è la realtà della Campania. Qui il consigliere regionale dell'IdV (anche responsabile provinciale di Napoli) è Nicola Marrazzo, il cui fratello aveva diverse società che operavano nella "partita rifiuti". A tali società è stata negata la certificazione antimafia, a seguito di indagini della DDA, in quanto le società della famiglia Marrazzo sono state indicate quali riconducibili al clan camorristico dei Casalesi. Il Tar ed il Consiglio di Stato hanno confermato la decisione della Prefettura e negato le certificazioni. Recentemente abbiamo anche ricordato dei rapporti tra uomini e donne di Di Pietro e dell'IdV con gli uomini di D'Alema e Burlando in Liguria, quali i soci della Ital Brokers portati alla ribalta dal libro "Il Partito del Cemento".
10) Anche i comportamenti di governo e parlamentari di Antonio Di Pietro e dell'Italia dei Valori sono stati abbastanza, crediamo, significativi. Quando i propri voti possono essere determinanti per fermare provvedimenti scorretti e pericolosi non si fa nulla, quando invece i propri voti non sono determinanti allora si può tranquillamente fare i "duri" e conquistare la fiducia di quanti ancora non hanno compreso che i due schieramenti (non solo PDL e PD, ma complessivamente i due schieramenti) sono in realtà complementari. Esempi? Quanti se ne vuole. Vediamone alcuni.
- Istituzione della Commissione Antimafia nella passata legislatura. Nel voto parlamentare per impedire che condannati eletti potessero entrare a far parte nella Commissione d'inchiesta, l'Italia dei Valori (tranne un solo parlamentare) ha votato con i "nemici" per permettere anche ai condannati di entrare (come poi è stato) nella Commissione Antimafia.
- Istituzione della Commissione d'Inchiesta sul G8 nella passata legislatura. Una Commissione che, alla luce del lavoro svolto dalla magistratura, accertasse anche la responsabilità politica della gestione delle "giornate" di Genova, come ad esempio: perché mentre il Prefetto dormiva nei suoi appartamenti per tutta la durata delle mobilitazioni anti-G8, l'allora Vice-Presidente del Consiglio, Gianfranco Fini, era in Questura, mentre il suo "colonnello" Bornacin era al Comando regionale dei Carabinieri? Od anche per capire quali siano state le responsabilità dei comandi assegnati ai reparti anti-sommossa durante le manifestazioni; capire quali responsabilità vi sono state nella gestione del Ministro degli Interni e delle Autorità di Pubblica Sicurezza nella dislocazione dei reparti (chi conosceva Genova nella "Zona Rossa" e chi non conosceva la città lungo le strade delle manifestazioni con conseguente disorientamento totale). Non quindi una sovrapposizione alla Magistratura, bensì l'esatto opposto: non delegare alla magistratura il compito della politica! Di Pietro e l'IdV si sono schierati contro la Commissione ed hanno votato insieme a Fini e Scajola!
- Grandi Opere e TAV. Antonio Di Pietro, in qualità di Ministro dei Lavori Pubblici, dopo aver promosso tutti gli uomini della gestione Lunardi, ha deciso di sconfessare il Consiglio di Stato! Infatti l'organo giudiziario aveva dichiarato che i progetti, gli incarichi ed i costi delle opere assegnate dal Ministro Lunardi durante il Governo Berlusconi, potevano essere rescissi, per procedere ad una rivalutazione ed assegnazione con una gara d'appalto europea, garantendo anche costi inferiori. Di Pietro invece ha scelto di confermare i progetti, gli incarichi e gli elevati costi che Lunardi aveva fatto su tutte le Grandi Opere e sulla Tav, in piena linea con il voto parlamentare espresso a favore del Ponte sullo Stretto.
- Insediamento del Senato ed elezione del Presidente - attuale legislatura. Senza che nessuno battesse ciglio, anche tra i banchi dell'Italia dei Valori, un mafioso accertato con sentenza definitiva, quale Giulio Andreotti, ha presieduto la seduta di insediamento del Senato. Ma non basta. La tanto rigorosa "opposizione" ha partecipato in buon ordine alla votazione di Renato Schifani alla presidenza del Senato, seconda carica dello Stato, nonostante fosse risaputo il suo passato di amicizia e affari con uomini d'onore di Cosa Nostra. Infatti, non solo il PD, ma anche l'Italia dei Valori, ha partecipato in silenzio alla votazione, votando scheda bianca, senza minimamente disturbare!
11) Non stiamo a ripetere quanto già scritto in merito ai rapporti con Cirino Pomicino e Patriciello, quelli con la Pizzarotti, l'uomo dei Bingo in Sicilia,... è tutto nel dossier che abbiamo pubblicato già dal marzo 2007 e via via aggiornato.
Ora, fatto questo sintetico - anche se necessariamente lungo - riassunto, ribadiamo:
perché di questi fatti non si parla?
perché di tutto questo il Giornale non parla?
perché su tutto questo Di Pietro non da risposte?
Semplice: il gioco delle parti prevede di consolidare due blocchi apparentemente contrapposti, da una parte Berlusconi e dall'altra Di Pietro. Si sollevano questioni penali che non c'entrano nulla, in quanto la questione centrale è quella etica, ovvero quella per cui Di Pietro si presenta come "simbolo", quando invece non lo è affatto!
Non è una novità. Infatti già Silvio Berlusconi soccorse Di Pietro non molti mesi fa, urlando, di punto in bianco "Di Pietro mi fa orrore", proprio mentre Di Pietro spiegava al GIP di Roma, in una dichiarazione spontanea, che lui era vittima di una persecuzione mediatica chiaramente finalizzata a colpirlo durante la campagna elettorale [clicca qui]. Ed in questo gioco delle parti, non si parla, ad esempio, delle questioni etiche e morali per cui Di Pietro è chiaramente identico agli altri, per nulla diverso o alternativo. Proviamo a ricapitolarle.
1) Antonio Di Pietro è un amico di Cesare Previti. Non a caso è proprio presso lo studio Previti che incontrò Silvio Berlusconi, prima dell'insediamento del primo governo presieduto proprio dal già ben "noto agli uffici" (soprattutto a quelli da cui Di Pietro proveniva!) Silvio Berlusconi. Di Pietro ha sempre sostenuto che per lui l'amicizia è una cosa ed il lavoro è un altro, peccato che dovrebbe, a questo punto, spiegare come faceva a restare con i colleghi del Pool di Mani Pulite che indagavano sui casi Imi-Sir e Sme, ovvero sulla corruzione in atti giudiziari commessi da Previti per conto di Silvio Berlusconi, o sui famosi rapporti e tangenti tra Berlusconi e Craxi, ed essere al contempo amico e frequentatore di Cesare Previti.
2) Antonio Di Pietro ha costituito un'associazione di tre persone denominata "Italia dei Valori". Oltre a lui siedono in questa: Silvana Mura (nominata da Di Pietro alla carica di tesoriere) e Susanna Mazzoleni (moglie di Di Pietro e titolare del dominio internet www.italiadeivalori.it, ma senza alcun ruolo all'interno del Partito). A questa associazione solo Di Pietro può ammettere altri soci, con apposito atto notarile, nessuno, infatti può altrimenti entrarvi. E' a questa associazione (dei tre) che viene versato il "rimborso elettorale", alias il finanziamento pubblico ai partiti (per il 2008 una cifra pari a circa 8 miliardi di vecchie lire), e non al "partito" che partecipa alle tornate elettorali.
3) Secondo l'art. 10 dello Statuto del Partito, pubblicato sul sito dell'IdV, il presidente del partito Italia dei Valori è il presidente dell'Associazione "Italia dei Valori", ovvero Di Pietro, che per decadere dovrebbe dare le dimissioni o essere sfiduciato dalla moglie e dalla Mura. Nessun organo del partito può sostituire il Presidente. Il Bilancio del Partito è approvato dal Presidente e nessun organo interno può sindacarlo, come non è sindacabile qualunque altra decisione del Presidente. Come ha sottolineato Elio Veltri, in sintesi: se il Gran Consiglio del Fascismo fosse stato costituito come l'Associazione Italia dei Valori, Mussolini non sarebbe mai stato sfiduciato, rimosso e non sarebbe stato arrestato.
4) Antonio Di Pietro ha legittimamente costituito una società a responsabilità limitata a socio unico (lui) per la gestione di immobili. Si tratta dalla "Antocri". Con lui nel Cda sedevano inizialmente Silvana Mura (la tesoriera dell'associazione "Italia dei Valori" e del partito "Italia dei Valori") e Claudio Bellotti, che sarà e resta l'Amministratore della società, anche quando Di Pietro e la Mura, in coincidenza con l'elezione di entrambi, nel 2006, usciranno dal CdA.
5) L'Antocri acquista degli immobili. Uno di questi, acquistato dalla Pirelli Re, nello stesso palazzo del gruppo SINA di Marcellino Gavio, una delle principali società con rapporti d'affari con il Ministero delle Infrastrutture, retto proprio da Antonio Di Pietro (guarda tu le coincidenze!). L'Antocri di Antonio Di Pietro, secondo le dichiarazioni pubbliche, acquista gli immobili pagando una parte del valore con i soldi ricavati dalla vendita degli uffici di Busto Arsizio e coprendo l'altra parte con un mutuo.
I Bilanci dell'Antocri dicono che le uniche entrate della società che permettono di pagare il mutuo sono i canoni di affitto.
E chi ha in affitto quegli immobili? L'Italia dei Valori. E quali introiti ha l'Italia dei Valori? Il rimborso elettorale, alias il finanziamento pubblico. Di chi saranno gli immobili acquistati dall'Antocri srl una volta concluso il pagamento del mutuo, che come abbiamo visto viene pagato attraverso le entrate degli affitti versati dall'Italia dei Valori che percepisce i rimborsi elettorali? Saranno del socio unico dell'Antocri, ovvero di Antonio Di Pietro.
6) Antonio Di Pietro ha anche aperto una società estera, in Bulgaria, la "Suko". Di Pietro qui è socio con Tristano Testa. Tristano Tesa è entrato nel CdA e poi anche nel Comitato Esecutivo della "Brebemi spa", mentre Antonio Di Pietro era al Ministero delle Infrastrutture. Questa società opera con i finanziamenti pubblici ed europei e grande sponsor della stessa è stato il Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, unitamente al "governatore" della Lombardia, Roberto Formigoni. Si leggono nei verbali del CdA della Brebemi le prodighe azioni di Di Pietro a sostegno della Brebemi, anche davanti ai dubbi sollevati dalla Commissione dell'Unione Europea, oltre che la soddisfazione per aver ottenuto, tramite i parlamentari amici, una modifica della legge Finanziaria a vantaggio delle casse della società. Da quando abbiamo pubblicato gli stralci di tali verbali, i nuovi documenti depositati dalla Brebemi sono "omissati" (guarda tu, il caso!).
7) Antonio Di Pietro ha attivato una partecipazione molto attiva alle lottizzazioni degli Enti e delle Società partecipate ove governa a livello locale, ma anche durante il suo ministero. Abbiamo realizzato una ricostruzione grafica di tali nomine e rapporti a cui rimandiamo integralmente. Vediamo qui solo un esempio, quello dell'Abruzzo, dove dichiara - a seguito dell'arresto di Ottaviano Del Turco - che la "politica in Abruzzo del PD è marcia". L'Italia dei Valori era in quella Giunta presieduta da Del Turco, aveva visto nominati da Del Turco - e da quella "politica marcia" - diversi uomini dell'IdV nell'ente regionale (il Presidente, un Consigliere, un Revisore). Inoltre in quella regione dove la "politica del PD è marcia" il Partito di Di Pietro è in Giunta e Maggioranza in molteplici enti locali, da cui non pare si sia dimesso nessuno, nonostante gli annunci eclatanti di Antonio Di Pietro!
8) Antonio Di Pietro ha promosso ad esempio il suo legale - ed ex candidato dell'IdV - Sergio Scicchitano, nel consiglio di amministrazione dell'ANAS. Oltre a quanto già scritto in merito al soggetto, è emerso il coinvolgimento di Antonio Di Pietro, proprio per il tramite di Sergio Scicchitano, nelle attività di Vittorio Cecchi Gori e nei contatti di questi con soggetti diversi, tra cui alcuni giudici, per la bancarotta fraudolenta della Cecchi Gori Group - Fin.ma.vi. Ciò emerge chiaramente dagli estratti dell'Informativa della Guardia di Finanza alla Procura che ha disposto l'arresto di Cecchi Gori, pubblicati, in stralci, da Repubblica. Ma anche su questo non se ne parla!
9) Antonio Di Pietro ha sempre promosso scelte di persone estremamente dubbie. Anche su queste abbiamo scritto ampiamente e ricordato anche del rapporto pubblico con Franco La Rupa, ex Sindaco di Amantea (Comune sciolto per infiltrazioni mafiose), già indagato per corruzione e poi arrestato per i suoi consolidati rapporti con le cosche della ‘ndrangheta. Ma sempre in Calabria, regione dove la massoneria è potente, molti sono gli uomini legati ad ambienti "indecenti" che Di Pietro ha promosso e promuove. Poi c'è la realtà della Campania. Qui il consigliere regionale dell'IdV (anche responsabile provinciale di Napoli) è Nicola Marrazzo, il cui fratello aveva diverse società che operavano nella "partita rifiuti". A tali società è stata negata la certificazione antimafia, a seguito di indagini della DDA, in quanto le società della famiglia Marrazzo sono state indicate quali riconducibili al clan camorristico dei Casalesi. Il Tar ed il Consiglio di Stato hanno confermato la decisione della Prefettura e negato le certificazioni. Recentemente abbiamo anche ricordato dei rapporti tra uomini e donne di Di Pietro e dell'IdV con gli uomini di D'Alema e Burlando in Liguria, quali i soci della Ital Brokers portati alla ribalta dal libro "Il Partito del Cemento".
10) Anche i comportamenti di governo e parlamentari di Antonio Di Pietro e dell'Italia dei Valori sono stati abbastanza, crediamo, significativi. Quando i propri voti possono essere determinanti per fermare provvedimenti scorretti e pericolosi non si fa nulla, quando invece i propri voti non sono determinanti allora si può tranquillamente fare i "duri" e conquistare la fiducia di quanti ancora non hanno compreso che i due schieramenti (non solo PDL e PD, ma complessivamente i due schieramenti) sono in realtà complementari. Esempi? Quanti se ne vuole. Vediamone alcuni.
- Istituzione della Commissione Antimafia nella passata legislatura. Nel voto parlamentare per impedire che condannati eletti potessero entrare a far parte nella Commissione d'inchiesta, l'Italia dei Valori (tranne un solo parlamentare) ha votato con i "nemici" per permettere anche ai condannati di entrare (come poi è stato) nella Commissione Antimafia.
- Istituzione della Commissione d'Inchiesta sul G8 nella passata legislatura. Una Commissione che, alla luce del lavoro svolto dalla magistratura, accertasse anche la responsabilità politica della gestione delle "giornate" di Genova, come ad esempio: perché mentre il Prefetto dormiva nei suoi appartamenti per tutta la durata delle mobilitazioni anti-G8, l'allora Vice-Presidente del Consiglio, Gianfranco Fini, era in Questura, mentre il suo "colonnello" Bornacin era al Comando regionale dei Carabinieri? Od anche per capire quali siano state le responsabilità dei comandi assegnati ai reparti anti-sommossa durante le manifestazioni; capire quali responsabilità vi sono state nella gestione del Ministro degli Interni e delle Autorità di Pubblica Sicurezza nella dislocazione dei reparti (chi conosceva Genova nella "Zona Rossa" e chi non conosceva la città lungo le strade delle manifestazioni con conseguente disorientamento totale). Non quindi una sovrapposizione alla Magistratura, bensì l'esatto opposto: non delegare alla magistratura il compito della politica! Di Pietro e l'IdV si sono schierati contro la Commissione ed hanno votato insieme a Fini e Scajola!
- Grandi Opere e TAV. Antonio Di Pietro, in qualità di Ministro dei Lavori Pubblici, dopo aver promosso tutti gli uomini della gestione Lunardi, ha deciso di sconfessare il Consiglio di Stato! Infatti l'organo giudiziario aveva dichiarato che i progetti, gli incarichi ed i costi delle opere assegnate dal Ministro Lunardi durante il Governo Berlusconi, potevano essere rescissi, per procedere ad una rivalutazione ed assegnazione con una gara d'appalto europea, garantendo anche costi inferiori. Di Pietro invece ha scelto di confermare i progetti, gli incarichi e gli elevati costi che Lunardi aveva fatto su tutte le Grandi Opere e sulla Tav, in piena linea con il voto parlamentare espresso a favore del Ponte sullo Stretto.
- Insediamento del Senato ed elezione del Presidente - attuale legislatura. Senza che nessuno battesse ciglio, anche tra i banchi dell'Italia dei Valori, un mafioso accertato con sentenza definitiva, quale Giulio Andreotti, ha presieduto la seduta di insediamento del Senato. Ma non basta. La tanto rigorosa "opposizione" ha partecipato in buon ordine alla votazione di Renato Schifani alla presidenza del Senato, seconda carica dello Stato, nonostante fosse risaputo il suo passato di amicizia e affari con uomini d'onore di Cosa Nostra. Infatti, non solo il PD, ma anche l'Italia dei Valori, ha partecipato in silenzio alla votazione, votando scheda bianca, senza minimamente disturbare!
11) Non stiamo a ripetere quanto già scritto in merito ai rapporti con Cirino Pomicino e Patriciello, quelli con la Pizzarotti, l'uomo dei Bingo in Sicilia,... è tutto nel dossier che abbiamo pubblicato già dal marzo 2007 e via via aggiornato.
Ora, fatto questo sintetico - anche se necessariamente lungo - riassunto, ribadiamo:
perché di questi fatti non si parla?
perché di tutto questo il Giornale non parla?
perché su tutto questo Di Pietro non da risposte?
Semplice: il gioco delle parti prevede di consolidare due blocchi apparentemente contrapposti, da una parte Berlusconi e dall'altra Di Pietro. Si sollevano questioni penali che non c'entrano nulla, in quanto la questione centrale è quella etica, ovvero quella per cui Di Pietro si presenta come "simbolo", quando invece non lo è affatto!
Qualcuno potrà dire: ma perché nessuno parla di tutto questo? Semplice: perché Di Pietro fa le stesse cose che fanno gli altri, nulla di più, nulla di meno. Lo fa, come gli altri, perché in Italia non esiste alcuna legge sulla responsabilità giuridica dei partiti, tanto che i Bilanci di questi possono tranquillamente essere falsi - anche se il falso in bilancio fosse ancora un reato penalmente perseguibile nessuno potrebbe contestare nulla -. Il capo di un partito in Italia può comprare con i rimborsi elettorali appartamenti o yacht per se, i figli, la moglie o l'amante ed è tutto legittimo, non essendoci alcuna legge che stabilisce il contrario... questa, per fare un esempio molto concreto, è la questione in Italia. Se sollevassero tutto questo, quindi, su Di Pietro, si solleverebbe per tutti... ed il gioco delle parti non vuole rovinare il "gioco", vuole perpetuarlo! La disinformazione è anche questo: far credere, ciascuno ai propri, che lo scontro si fa duro, quando invece, è il banco che vince sempre, perché al banco sono seduti tutti... a perdere sono solo i cittadini, ma finché i cittadini non si svegliano - o per meglio dire: non vogliono svegliarsi - nulla potrà cambiare!
Casa della Legalità e della Cultura Fonte articolo
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