15/08/08
Porcellum europeo: altri Cocilovo?
Oggi iniziano le vacanze per i nostri cari politici. Hanno dovuto rimandare, presumibilmente al 28 agosto (giorno della ripresa dei lavori), la presentazione del DDL sulla legge elettorale europea. L’hanno dovuta rimandare perché nel frattempo è diventata una faccenda talmente importante dal punto più squisitamente politico (forse partitico sarebbe il termine più corretto), che la decisione su come affrontare questo tema potrà addirittura decidere dei futuri rapporti tra maggioranza e opposizione...e anche quelli all’interno delle stesse coalizioni.
Il primo a dare una visione della legge fu l’onorevole Italo Bocchino (per gli amici Blowjob) verso metà luglio, affermando che avrebbe previsto l’aumento delle circoscrizioni da 5 a 15, la quota di sbarramento al 5%, la soppressione delle preferenze, l’alternanza di candidati di sessi differenti.
La cosa che subito salta agli occhi è l’eliminazione delle preferenze.
Si parla quindi di estendere il porcellum calderoniano alla legge elettorale europea.
Per fortuna intervenne subito l’araldo del principe, il solito Cicchitto, a spiegarci che non era poi così male: “Le preferenze hanno aspetti positivi, ma sono state anche una delle cause della crisi della prima Repubblica. Allora, poi, per quel che riguarda il Pci era il segretario che dava indicazioni sulle preferenze da esprimere. E questo lo dico a chi oggi fanatizza le preferenze”.
Avete letto bene. L’araldo, sempre alla ricerca di qualcosa da estremizzare per apparire lui moderato, parla di fanatizzare le preferenze. Peccato che in questi giorni la Lega abbia inviato a Berlusconi la sua proposta (di nuovo preparata da Calderoli...sic!) nella quale è prevista l’espressione di una preferenza, e di uno sbarramento al 4%. Il PD non è estraneo alla trattativa e sostanzialmente aderisce all’iniziativa della Lega, solo vorrebbe uno sbarramento al 3% in vista di alleanze con partiti minori sia di sinistra che di centro. In sostanza se questa legge avrà un iter parlamentare e quindi multilaterale, ciò non potrà non portare alla cooperazione anche nelle successive riforme...da quella della giustizia a quella, presumibilmente, della legge elettorale nazionale. Viceversa se sarà il governo con un atto di imperio a promulgare la legge, il dialogo sarà probabilmente chiuso in maniera definitiva. Oppure ancora potrebbe essere utilizzato come contropartita per qualcos’altro come già Berlusconi ha fatto per la blocca processi e il lodo Alfano (vedi “il pizzo di Berlusconi” dove Travaglio spiega da par suo quale sia il concetto di dialogo per quell’uomo!).
Insomma rimaniamo nell’incertezza per ciò che riguarda la possibilità di esprimere la preferenza, la soglia di sbarramento per accedere al PE, e se ci sarà o meno cooperazione tra destra e sinistra.
L’unica certezza che tristemente ci accompagna, è quella che ciò che non verrà riformato sarà il sistema di selezione dei candidati adottato da quasi tutti i partiti. Che come ben sappiamo hanno un unico criterio: il bacino di voti e clientele. Da questo punto di vista mi preme ricordare la vicenda dell’onorevole Luigi Cocilovo. Oggi è un parlamentare europeo PD, ma in precedenza nel 2003 si era candidato alla presidenza della Provincia di Palermo (perdendo nettamente). Si era candidato nonostante fosse al centro di una vicenda dall’esito singolare. L’imprenditore Domenico Mollica confessò al giudice di aver pagato una tangente di 350 milioni di lire (da girare alla CISL) ad un sindacalista per porre fine ad uno sciopero. Il sindacalista chiaramente era Cocilovo. Il quale venne assolto perché Mollica non ripeté in sede dibattimentale ciò che aveva raccontato al giudice. Mollica venne invece condannato perché fu provato che la tangente venne pagata.
Ora, due considerazioni da fare su questa storia.
La prima verte sul fatto che più importante della legge elettorale dovrebbe essere la scelta dei candidati in base alla loro onorabilità e alla loro etica. In un paese democratico Cocilovo avrebbe brindato allo scampato pericolo e si sarebbe ritirato per sempre dalla vita politica. Legge elettorale o meno, bipartisan o meno, fintanto che i Partiti non decideranno di anticipare i giudici e liberarsi di un certo tipo di esponenti, non ci sarà speranza per una svolta nel nostro Paese.
La seconda considerazione è sulla giustizia. E’ evidentemente da riformare una giustizia che consente di condannare il corrotto e lasciar andare impunito il corruttore. Solo che a pensare ai personaggi che andranno a riformare la giustizia, un’inevitabile brivido corre lungo la schiena. La sentenza in esame è stata resa possibile dalla riforma della giustizia durante la Bicamerale del ’99 e finì addirittura nella Costituzione. La chiamarono il "Giusto processo".
Perché per la classe politica di allora, evidentemente, considerava giusto che una cosa come questa potesse accadere. La classe politica attuale, lungi dall’aver acquistato in qualità (non è che i nomi siano molto diversi..) è pronta per una nuova riforma della giustizia. Non ci vuole un veggente per sapere a quali criteri la riforma verrà ispirata. E allora, sapere se verrà fatta insieme al PD o meno, non ci sarà di grande conforto.
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