30/08/08

Terroristi spettacolari

Sono giorni ormai che stanno tutti a chiedersi che fine abbiano fatto l'opinione pubblica e l'impegno civile, l'interesse per la politica.

L'omicidio perfetto è quello che nemmeno l'assassino sa di aver commesso

Questi non recano traccia di alcuna consapevolezza, non dico di aver letto "La società dello spettacolo", ma dell'essere loro stessi gli agenti della forza che ha cancellato la rappresentanza di qualsiasi posizione non sia gradita ai padroni dell'informazione e troncato qualsiasi opposizione che non avesse il loro preventivo benestare

Quelli che hanno chiamato "terroristi" i cittadini preoccupati che provavano a mobilitarsi, quelli che sui media li hanno cancellati, derisi, umiliati e calunniati, oggi si chiedono, tra loro. cosa sia successo.

Quelli che hanno misurato qualsiasi protesta sul preventivo aderire ai modi ammessi e sulla quantità di cartacce lasciate per terra in mancanza di vandalismi, quelli che non hanno avuto la decenza di vergognarsi per quanto accaduto a Genova, si chiedono dove siano finite tutte quelle persone animate da buoni sentimenti.

Immemori di tutto, delle letture giovanili come dell'ostracismo di stampo mafioso e clientelare che esercitano da decenni verso qualsiasi istanza non sia ben disposta verso il grande mercato delle vacche, questi tromboni approfittano del vuoto estivo per dirsi stupiti, preoccupati e che si stava meglio quando si stava peggio, insieme ad altre banalità.

Debord_SofSMentre il Corriere continua a martellare con le cagate pazzesche dei philosophes a pagamento (BHL e Glucksmann sulla Georgia hanno spinto persino Pigi Battista a prendere distanza dalle loro balle inverosimili) senza che nessun politico abbia ad eccepire, mentre nessuno si sogna di chiedere conto o discutere della nostra politica estera passata e presente, figurarsi di quella sociale, questi si chiedono dove siano i cittadini.

Eppure la risposta è facile: cittadini sono impegnati a sopravvivere mentre Tremonti li prende per il culo vestito da Robin Hood e mentre quelli che occupano gli scranni dell'opposizione fanno la gara dei divieti contro i poveri cristi ad inseguire la destra più ignorante e sozza d'Europa.

Sozzi pure loro, l'Abruzzo, la Campania e moltri altri governi regionali sono sentenze già passate in giudicato per l'opinione pubblica, che manderebbe Del turco e soci anche all'ergsatolo se avesse la dimensione delle stragi provocate da questi signori. Basterebbe la vicenda della discarica di Bussi, la peggiore e più invisibile discarica d'Italia, che fa e farà vittime per decenni tra la popolazione abruzzese, ma l'allarme si è spento sul nascere anni fa e migliaia di malati e nascite deformi incombono sui compaesani del Tonino giustiziere, che magari si beve pure lui l'acqua avvelenata e nemmeno lo sa.

Lo stesso livello d'allarme sanitario vale per vaste zone in regioni del Sud come del Nord, tutto è lasciato alla fantasia dei criminali e dei tangentari, anche le scorie nucleari.

Chiedete ai fan della tolleranza zero se gli amministratori che consentono platealmente che tutto questo accada, meritino l'ergastolo o pene esemplari e si solleverà una nuvola di cavilli.

Tutti d'accordo, il rumeno che ruba le sigarette merita la pena di morte per mano del derubato, sentenza ad esecuzione immediata, passa immediatamente in giudicato.

Chi invece attenta alla salute di milioni di persone attraverso più generazioni, invece va "garantito" da un processo eterno, letteralmente infinito, sono tutti presunti innocenti fino all'ultimo grado di giudizio. L'immigrato che perse la la famiglia nella strage di Erba invece era colpevole ancora prima che ci fosse il tempo di sapere che invece si trovava all'estero. Nessuno ha ancora chiamato assassini il proprietario e i medici della “clinica degli orrori”, dove si faceva strage di vecchietti per aumentare il fatturato.

I cittadini hanno dato, se la nostra classe dirigente vuole giocarsi questo gioco da sola lo faccia, hanno capito tutti benissimo e oggi chi si avvicina ai partiti lo fa solo in cerca di vantaggi materiali e personali.

I cittadini che partecipano hanno preso oltre 15.000 denunce e svariate condanne negli ultimi anni, si finisce in galera (e ci si resta) per scritte sui muri e volantini, per danneggiamenti, mentre i grandi ladri pagano dazio in villa e i grand commis portano a casa premi di giada per aver agevolato il sacco dei beni pubblici. Mentre il virtuoso ed efficace capo dell'agenzia dei farmaci viene messo alla porta e ogni persona appena che onesta si sente mal sopportata nello spazio pubblico.

Nemmeno la sublimazione dell'indignazione popolare nello spettacolo di Grillo è stata confacente, anche quella era da stigmatizzare e da reprimere.

Non è rimasto alcuno spazio d'espressione, se non qualche meandro della rete e questi adesso cadono dal pero gridando alla scomparsa della cittadinanza, senza rendersi conto che la cittadinanza è evidentemente stanca del pessimo spettacolo offerto dalla società spettacolare, mentre la realtà della depressione economica si incarica di svegliare sempre più persone dal torpore catodico.

Lo spettacolo c'è ancora, ma sono finiti i popcorn

debord_wIl pubblico si spazientisce e non segue più lo spettacolo, gli attori si chiedono perché sono venuti a noia. I più avvertiti, quelli che sanno che il pubblico è ormai esso stesso pilastro spettacolare, cercano insistente nuove formule per ricondurre le pecorelle smarrite all'ovile, ma lo spettacolo non riempie la pancia come riempie la testa. La teoria dello spettacolo infinito si trova a combattere un agente potente: la noia. I cittadini non restano mobilitati a lungo contro il finto pericolo islamico e si prova a rianimare lo zombi sovietico, si susseguono i blitz contro gli stranieri, i fannulloni,

Cittadini che hanno fatto la fine riservata in ogni tempo ai colonizzati, subendo la -soppressione dell'informante nativo- e della sua storia, della sua cronaca. La loro sostituzione con l'appropriata realtà spettacolare, soppresse le sofferenze dei popoli e proposte al loro posto le tragedie utili. Dalle cronache spariscono le guerre, sostituite da conflitti spettacolari selezionati, così come le sofferenze degli italiani sono nascoste sotto un diluvio di incidenti stradali e crimini bagatellari: pseudo-avvenimenti che ripetuti all'infinito plasmano una realtà spaventevole alla quale offrire rimedi altrettanto spettacolari quanto virtuali. La virtualità/realtà spettacolare ha ucciso ogni opposizione reale e la prova è nella sparizione dei movimenti di liberazione nazionale. Non è che siano spariti, è che sono stati uniformati all'interno della categoria terroristi, facendo la felicità di tutte le autocrazie. Nel tempo del trionfo della democrazia sui grandi totalitarismi, assistiamo all'omicidio concettuale della ribellione. La rivolta contro l'occupazione e l'ingiustizia sono all'improvviso confinate fuori dal reale, non se ne ammette l'esistenza. Un dogma che, cancellandole dal panorama spettacolare, le espelle dalla realtà spettacolare con grande efficacia. Lo stesso accade alla partecipazione e alla critica dei cittadini.

Nessuno chiederà mai conto agli agenti spettacolari delle loro affermazioni clamorosamente false, della loro responsibilità per enormi massacri e per aver scatenato la guerra in almeno tre paesi senza successo in alcuno. Un sindaco dice oggi che a rendere ingestibile il problema della sicurezza sono le vittime che, vedi tu, si sono messe ad agevolare i criminali. E c'è la fila tra quanti con lui cantavano la storia della criminalità senza controllo per dargli ragione. Non è poi così strano se anche il ministro ombra della giustizia, dice dall'opposizione che i cittadini si devono poter difendere, commentando la fucilazione del ladro rumeno senza sollevare scandalo. Per diventare vedette dello spettacolo occorre conoscere ed interpretarne il copione alla perfezione.

Come si parla di piccola criminalità per distrarre l'attenzione dai grandi criminali, così si denunciano piccoli conflitti per nascondere le immense stragi appoggiate dalla nostra dirigenza. Le vedette dello spettacolo non hanno paura di sostenere oggi il contrario di quello che sbraitavano ieri ed è facile verificarlo empiricamente. Gli stessi che spingevano a forza di menzogne per invadere illegalmente l'Iraq, sono oggi ad agitare alternativamente il pericolo russo e quello cinese. L'aggressione georgiana, dopo un attimo di sbandamento dovuto alla sorpresa, diventa colpa dei russi che reagiscono troppo brutalmente. A loro non è concesso quello che è concesso agli Stati Uniti e perfino a un tabaccaio di provincia.

Gran parte degli italiani non si è nemmeno accorta che nella nostra ex-colonia somala è in corso una carneficina per mano della peggiore dittatura africana, forse perché ad armare la mano dell'Etiopia sono gli Stati Uniti, tanto alleati che i loro piani sanguinari e balordi non possono nemmeno essere discussi. Ai cittadini tocca bersi qualsiasi panzana quando si parla di guerre, ma il plot è evidente: quelle che combattiamo noi sono giuste animate da nobili propositi, gli altri sono tutti criminali o spinti da intenzioni malvagie. Anche questo gioco però è venuto a noia, non appassiona più le folle. Non si può pretendere che a gioco lungo tutte queste incongruenze non siano colte dal pubblico, magari anche solo a livello inconscio, e non generino disaffezione, quando la trama è scritta male gli effetti speciali servono a poco e la sovraesposizione genera repulsione. Grande è la sorpresa quando una disgrazia prevista e prevedibile si abbatte sulla società, ma lascia immediatamente il posto alla riscrittura e spettacolarizzazione della catastrofe. L'altissima professionalità degli agenti spettacolari non delude mai, ma la rincorsa allo stupore esponenziale, come quella alla crescita infinita, prima o poi si infrange contro solidi limiti fisici e fisiologici.

La società dello spettacolo si fonda sull'abbondanza ed accessibilità delle merci, sul superamento dei bisogni primari e sulla creazione di bisogni indotti. Se la congiuntura danneggia il meccanismo fino a mettere in pericolo la soddisfazione dei bisogni primari (veri o percepiti come tali), la società dello spettacolo non ha risposte, non si pone nemmeno le domande, condannata com'è a replicarsi infinitamente senza mai correggere il copione, tutti continuano ad invocare la crescita senza darsi altra pena che non quella di indicare responsabilità lontane ed intangibili. Slogan vuoti, le sinergie, la qualità totale, la globalizzazione, il libero mercato, la crescita. Paraventi della propaganda non meno di quanto non lo siano state le armi di distruzione di massa di Saddam.

Le -opposizioni spettacolari- divengono inutili e la loro residua credibilità crolla con l'avanzare dell'evidenza della loro incapacità nell'affrontare i problemi reali, vivendo quella che è - a tutti gli effetti - una dimensione aliena al reale, per quanto a sua volta capace di creare e incidere la realtà. Le opposizioni spettacolari sono nude, la loro essenza falsamente alternativa non ha più copertura intellettuale o sociale, restano gli sciocchi e i famigli a gestire l'ordinaria amministrazione, restano gli inadatti a riempire il pubblico dibattito. Quelle nel nostro paese sono così stupide da aver lasciato le chiavi dello spettacolo nelle mani dell'avversario, non stupisce che non siano nemmeno capaci di conquistare la direzione dell'esistente, figurarsi riformare qualcosa.

A questo punto gli agenti dello spettacolo si scuotono dal torpore estivo e sembrano interrogarsi, sembrano intuire che qualcosa non funziona, sembrano intuire che ci deve essere qualche grosso errore da qualche parte, il calo degli spettatori e della loro partecipazione è evidente, ma le risposte non arrivano. Nemmeno la magica illusione del libero mercato funziona più, l'hanno capito tutti che il libero mercato non esiste da nessuna parte, molto prima che il governo americano annunciasse al mondo l'esistenza della garanzia pubblica implicita su Fannie Mae e Freddie Mac. Esiste solo una folle corsa all'accaparramento delle ricchezze, che senza regole si trasforma in guerra aperta e senza limiti. Una guerra che crea utili tutto sommato modesti ed effimeri, bruciando in cambio immense ricchezze collettive, senza curarsene e senza trovare opposizione.

Si cerca l'assassino ed è come nella parodia di un giallo, con questi che davanti al cadavere snocciolano deduzioni sul possibile colpevole, fingendo di non di avere ciascuno una mano grondante di sangue a stringere un coltellaccio.

Non c'è da temere per loro, la nostra classe parlante non è meno torpida verso l'interesse comune di quanto non lo sia la nostra classe politica, il tormento passerà presto, già la settimana prossima ricomincia il campionato.

Se tra qualche anno, qualche sbarbino roso dall'impotenza si metterà in testa che l'unica alternativa è sparare a qualche vedette e vedere l'effetto che fa, potete star certi che almeno uno tra quelli che ha preso parte a questo dibattito estivo se ne ricorderà e collegherà i due eventi in apparenza così distanti.

Sarà solo un attimo, prima che prenda il sopravvento l'abitudine e che quella stessa persona scatti come una molla a gridare insieme a tutti gli altri: terrorista!


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