Apprezzi la loro eleganza, anche ai picchetti. Piloti ed assistenti di volo Alitalia, con le loro impeccabili uniformi nere e verdi e gli occhiali da sole da aviatore, hanno trascorso decenni a guidare elegantemente il mondo verso l’Italia e gli italiani all’estero. Più di recente, il bell’ equipaggio ha fatto la sua parte - con grande aiuto da parte dell’inetta ed attempata dirigenza Alitalia e di miopi politici italiani - nel guidare la compagnia aerea sulla linea di collisione verso il fallimento.
Perdendo fino a tre milioni di dollari al giorno, Alitalia è divenuta l’icona di tutto ciò che non va nelle compagnie statali peggio gestite d’Europa. Con le associazioni di piloti ed il sindacato degli assistenti di volo che hanno fatto naufragare l’ennesimo tentativo di salvataggio della compagnia aerea della scorsa settimana, Alitalia sembra essere prossima alla fine.
Lunedì il direttore dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ENAC ha annunciato che inizierà a lasciare a terra gli aerei nel giro di pochi giorni, se un nuovo accordo non viene raggiunto. Il senso di rovina imminente, ha dichiarato il principale negoziatore dei piloti, faceva parte di un complotto. “Qualcuno vuole creare unasocietà che provoca quelle forme di grave pressione psicologica sui piloti che possono causare incidenti aerei”, ha detto.
Alitalia ha avuto bisogno di una ristrutturazione per anni. La compagnia non ha generato un profitto dal 1999, forzando il governo italiano a mettere insieme una serie di salvataggi che hanno provocato le ire dei regolatori della competizione dell’Unione Europea. Nel dicembre del 2006, l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, mise in vendita il 49,9% delle azioni di Alitalia possedute dal governo. Molti potenziali acquirenti si tirarono fuori e un’offerta di acquisto da parte di Air France-KLM fu bloccata dai sindacati e dall’aperto disprezzo dell’allora leader dell’opposizione Silvio Berlusconi.
L’offerta più recente, che ha avuto la benedizione di Berlusconi, tornato al potere, è venuta da un consorzio di uomini d’affari italiani pronti ad investire fino a un miliardo di euro nei settori più proficui della compagnia. (L’unità in disavanzo andrebbe in bancarotta). Ma dopo che i sindacati hanno rifiutato il progetto, gli investitori hanno ritirato la loro offerta.
C’è ancora una piccola possibilità che Alitalia sia salvata. Air France-KLM o la tedesca Lufthansa potrebbero ora fare una nuova offerta, o il consorzio italiano potrebbe riconsiderare se i sindacati dimostrano maggiore flessibilità. Ma lo scenario più probabile è che Alitalia affondi per sempre.
Le conseguenze a breve termine di tutto questo sono serie: fino a 18 mila impiegati potrebbero improvvisamente doversi mettere a cercare un lavoro, mentre tratte interne chiave, vitali per all’economia italiana, finirebbero per essere servite da servizi inadeguati. In altri termini, il decesso di Alitalia sarebbe ancora un altro colpo per l’immagine del paese all’estero e per la fiducia del paese in se stesso. Berlusconi, che ha mantenuto una linea dura da quando i negoziati sono implosi, ha ipotecato molta della sua credibilità nel risolvere la crisi, e nel mantenere Alitalia di proprietà italiana.
Michele Polo, un professore di economia all’Università Bocconi di Milano, dice che la liquidazione di Alitalia sarebbe ora l’unica opzione che rimane. Polo non trova nessuna logica nel cercare di mantenere la compagnia aerea a galla solo per salvare la sua identità italiana e si aspetta che la compagnia italiana numero due, AirOne, e compagnie straniere quasi certamente rimpiazzeranno la proficua tratta Roma-Milano, mentre le compagnie low-cost si approprieranno di altre destinazioni italiane. “Il mercato farà il suo corso” ha detto. “Questo tipo di evoluzione porterà a più competizione.” Un significativo numero di impiegati Alitalia licenziati alla fine saranno riassunti da altre compagnie aeree, dice Polo.
L’economista Andrea Goldstein nota che Alitalia negli anni settanta era considerata l’incarnazione dell’efficiente compagnia pubblica europea. E’ abbastanza ironico, dice Goldstein, che stia affrontando la propria morte mentre il governo liberista degli Stati Uniti interviene per salvare una gran parte dell’industria dei servizi finanziari e la Cina accelera la sua economia di stato. “C’è un paradosso nel fatto che mentre altrove lo stato ritorna a giocare un ruolo prominente nel gestire le economie nazionali, in Italia lo stato è troppo debole per occuparsi di questa situazione” dice Goldstein. L’economia italiana sembra soffrire del peggio dei due mondi: stato inadeguato e mercato inadeguato. Almeno lo fanno in stile.
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