[The Economist]
Contro tutte le probabilità Alitalia, compagnia aerea di bandiera Italiana, è ancora in piena attività.
I politici dell’opposizione, analisti indipendenti e anche alcuni oppositori di destra a marzo avevano avvisato il presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, che avrebbe giocato col fuoco se avesse scelto di usare Alitalia per fini elettorali. Ma si è rifiutato di ascoltare. Ha fatto della conservazione dell’italianità della compagnia aerea un punto centrale della sua campagna per essere rieletto presidente del consiglio.
Ma questa settimana la strategia improvvisata che sperava adempisse alle promesse fatte agli elettori gli è esplosa in faccia. E’ stato un punto di svolta per un governo che fino ad oggi aveva mantenuto il consenso degli elettori fino ad oggi.
Ma la sera di venerdì 19 settembre la compagnia di bandiera italiana, un tempo simbolo della rinascita post-bellica del paese, sembrava destinata a un’inesorabile liquidazione. Il servizio ferroviario italiano ha riportato una marea di prenotazioni, come se la fede dei passeggeri nella sopravvivenza di Alitalia fosse evaporata. Almeno 20 dei voli della compagnia sono stati cancellati, anche se i funzionari della compagnia aerea hanno insistito sul fatto che sia stato per motivi estranei alla crisi.
Ad un incontro che si è tenuto giovedì a Milano i membri di un consorzio che Berlusconi ha messo insieme per il rilancio di Alitalia hanno ritirato l’offerta di 1 miliardo di euro (1.4 miliardi di dollari) per acquisire le parti potenzialmente redditizie della società. L’azienda, che è già in fallimento, avrebbe dovuto essere spogliata dei suoi debiti come parte dell’intervento e poi fusa con il suo più grande rivale interno, AirOne.
Ma come Air-France-KLM, la cui offerta all’inizio di questo anno è stata duramente criticata da Berlusconi come “offensiva”, anche il consorzio tutto italiano, la Compagnia Aerea Italiana (CAI), ha insistito sul sostegno unanime per i suoi piani da parte dei sindacati d’impresa.
In aprile, subito dopo l’intervento di Berlusconi, i sindacati hanno respinto una nuova offerta dalla compagnia aerea franco-olandese, che prontamente si era ritirata dal tavolo delle trattative. Questa volta, dopo più di due settimane di negoziazioni, sei delle nove organizzazioni dei lavoratori con membri nel personale Alitalia hanno riposto all’ultimatum prendere o lasciare proponendo ulteriori contrattazioni.
Tra coloro che hanno rifiutato l’accordo ci sono quattro associazioni professionali che rappresentano piloti e assistenti di volo, il cui potere di decidere le sorti di Alitalia sarebbe stato severamente limitato dall’insistenza del consorzio a favore di un contratto unico per tutti i dipendenti. Soprattutto importante è il fatto che tra questi vi fosse la più grande federazione sindacalista italiana, La CGIL, un tempo comunista, che ha temuto di dare sostegno a un accordo che avrebbe potuto poi essere respinto dai lavoratori.
L’intransigenza di una parte del personale di Alitalia lascia perplessi molti italiani: quando la notizia del ritiro del consorzio è stata annunciata al pubblico a Milano e Roma vi sono stati acclamazione e applausi. Questo è successo nel giorno in cui i mercati finanziari mondiali erano in agitazione e la federazione italiana dei datori di lavoro aveva previsto una contrazione dell’economia pari allo 0,1% per l’anno in corso.
Berlusconi ha detto che la CGIL e piloti hanno avuto una “responsabilità molto pesante”. Ha ragione. Ma il motivo per cui i dipendenti Alitalia si sono comportati in questo modo è che la storia ha insegnato loro che, non importa quanto terribile sia la situazione della società, il governo del momento interverrà sempre per salvare la compagnia aerea. L’ultima volta che questo accadde era nel mese di aprile, quando il Tesoro, su richiesta del Presidente Berlusconi, prestó ad Alitalia – già in debito di 1,2 miliardi di euro – altri 300milioni di euro.
È anche possibile che possa accadere di nuovo. Uno degli aspetti più insoliti di questa vicenda del tutto surreale è che quasi tutti gli interessati, dal Presidente Berlusconi al fallito commissario che era stato nominato per seguire lasocietà il 29 agosto, sono evasivi sulla possibile fine della compagnia.
Il presidente del consiglio, alla domanda se ad Alitalia sarà concesso di andare in bancarotta, ha risposto:”Vedremo. Voglio maggiori detagli”. Augusto Fantozzi, il commissario fallimentare, ha avvisato la scorso fine settimana che potrebbe non garantire i voli della compagnia aerea oltrelunedì perché i fornitori di carburanti non sono più pronti a dare credito ad Alitalia. Ma neppure a un singolo volo finora è stato negato il carburante, cosí questa affermazione sembra essere stata un bluff.
Immediatamente dopo l’annuncio della CAI, Fantozzi ha dichiarato che gli aerei di Alitalia avrebbero volato fino all’esaurimento del denaro contante (anche se non è chiaro come questo si possa conciliare con gli obblighi verso i creditori). Le ultime stime suggeriscono che Alitalia abbia abbastanza contanti per tenere aperti i battenti fino a dopo la fine di questo mese. Ma rimane ancora da vedere se l’Ente per l’aviazione civile italiana lo permetterà.
Berlusconi avrà molto da perdere se la compagnia aerea andrà in pezzi. Ma lui ci ha già guadagnato parecchio. Dopo tutto ha vinto le elezioni.
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