Le riforme istituzionali si dovrebbero fare avendo in mente il futuro del Paese. In Italia si fanno con in mente il futuro del governo, per tenere buoni tutti i partiti della coalizione. E' il caso dell'articolo 20 della Bozza Calderoli sul federalismo fiscale. Una norma pensata per Raffele Lombardo e il suo MPA. Una norma che sfugge ad ogni razionalità economica e giuridica. Vediamo perché.
Le riforme istituzionali si dovrebbero fare avendo in mente il futuro e l'interesse generale del Paese; non dovrebbero servire a far contento il compagno di partito o di coalizione. Con l'ultima versione della bozza Calderoli sul federalismo fiscale, approvata in prima lettura dal Consiglio dei Ministri di giovedì, invece si è addirittura inventato il federalismo ad personam.
L'articolo 20, quello sulle Regioni a Statuto Speciale, ha un nome, un cognome e un indirizzo: Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Sicilia. Per far contento anche lui, in una riforma che a forza di voler accontentare tutti i partiti nella maggioranza di governo si annacqua ogni giorno che passa (nell'ultima bozza, per esempio, è sparita qualsiasi forma di autonomia tributaria), è spuntata anche la possibilità di attribuire alle Regioni a Statuto Speciale "quote del gettito derivante dalle accise sugli oli minerali in proporzione ai volumi raffinati sul loro territorio". Non è (ancora) la tassa sul tubo, ma poco ci manca. Poiché 5 raffinerie su 6 delle Regioni a Statuto Speciale sono (ma guarda un po') localizzate in Sicilia, la norma consente a questa Regione di trattenere in loco una buona parte del gettito delle accise sulla benzina raffinata. E non si tratta di noccioline. Con più di 20 miliardi di gettito complessivo all'anno, le accise sugli oli minerali costituiscono la la quarta imposta erariale italiana, e la quota raffinata in Sicilia è quasi del 50 per cento. Del resto, non si può dire che non lo avessimo già previsto. Si osservi anche che mentre la logica politica della norma è chiara, quella economica latita, e non trova fondamento giuridico né nel nostro sistema tributario né nello Statuto della Regione Sicilia. L'accisa è una tassa esigibile "all'atto dell'immissione in consumo del prodotto", è cioè un'imposta alla vendita, non alla produzione. In pratica, lo Stato impone le accise sulla benzina, i bolognesi e i genovesi le pagano, e i soldi vanno, in parte o del tutto, ai siciliani.
E' l'opposto del principio della responsabilità fiscale, cioè dell'essenza del federalismo ("pago, controllo, esigo"); qui le tasse le paga qualcuno e i soldi vanno a qualcun altro. E dire che di responsabilità fiscale la Sicilia ne avrebbe un gran bisogno; è la Regione che già prende più trasferimenti dallo Stato (il 20% di tutti i trasferimenti erariali alle Regioni), ma che li spende molto male, a giudicare dalla qualità dei servizi offerti ai cittadini, dal numero e dai redditi degli amministratori pubblici e dall'età di pensionamento dei funzionari pubblici. Se questo è il federalismo alla Calderoli, ne vedremo di belle.
L'articolo 20, quello sulle Regioni a Statuto Speciale, ha un nome, un cognome e un indirizzo: Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Sicilia. Per far contento anche lui, in una riforma che a forza di voler accontentare tutti i partiti nella maggioranza di governo si annacqua ogni giorno che passa (nell'ultima bozza, per esempio, è sparita qualsiasi forma di autonomia tributaria), è spuntata anche la possibilità di attribuire alle Regioni a Statuto Speciale "quote del gettito derivante dalle accise sugli oli minerali in proporzione ai volumi raffinati sul loro territorio". Non è (ancora) la tassa sul tubo, ma poco ci manca. Poiché 5 raffinerie su 6 delle Regioni a Statuto Speciale sono (ma guarda un po') localizzate in Sicilia, la norma consente a questa Regione di trattenere in loco una buona parte del gettito delle accise sulla benzina raffinata. E non si tratta di noccioline. Con più di 20 miliardi di gettito complessivo all'anno, le accise sugli oli minerali costituiscono la la quarta imposta erariale italiana, e la quota raffinata in Sicilia è quasi del 50 per cento. Del resto, non si può dire che non lo avessimo già previsto. Si osservi anche che mentre la logica politica della norma è chiara, quella economica latita, e non trova fondamento giuridico né nel nostro sistema tributario né nello Statuto della Regione Sicilia. L'accisa è una tassa esigibile "all'atto dell'immissione in consumo del prodotto", è cioè un'imposta alla vendita, non alla produzione. In pratica, lo Stato impone le accise sulla benzina, i bolognesi e i genovesi le pagano, e i soldi vanno, in parte o del tutto, ai siciliani.
E' l'opposto del principio della responsabilità fiscale, cioè dell'essenza del federalismo ("pago, controllo, esigo"); qui le tasse le paga qualcuno e i soldi vanno a qualcun altro. E dire che di responsabilità fiscale la Sicilia ne avrebbe un gran bisogno; è la Regione che già prende più trasferimenti dallo Stato (il 20% di tutti i trasferimenti erariali alle Regioni), ma che li spende molto male, a giudicare dalla qualità dei servizi offerti ai cittadini, dal numero e dai redditi degli amministratori pubblici e dall'età di pensionamento dei funzionari pubblici. Se questo è il federalismo alla Calderoli, ne vedremo di belle.
Ddl federalismo fiscale
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