17/09/08

Speculatori e Sindacato

Il ricatto occupazionale con la complicità sindacaleCrediamo sia l'ora di finirla con ipocrisie e menzogne mascherate dalla "difesa dei lavoratori" e del "ruolo dei sindacati".
Chi oggi detiene il comando - questo è il termine giusto, comando! - nei Sindacati, anche nella CGIL, non è affatto estraneo, anzi è parte integrante del comitato d'affari trasversale che piega gli interessi pubblici, come quelli, quindi, dei cittadini, dei lavoratori e dell'ambiente. Non solo, crediamo che sia inaccettabile e da rispedire al mittente ogni sorta di intimidazione che, per tutelare interessi di "casta", viene portata a quanti, come nel caso di Finale Ligure a Gloria Bardi, non ci stanno ed affermano con il loro impegno, prima di tutto il il dovere di ristabilire la verità dei fatti.

Che il Sindacato sia parte del comitato d'affari è evidente come è vergognoso il ricatto occupazionale a cui si presta ogni qualvolta che si pone la necessità di difendere ambiente e salute. Qualche esempio...
Le centrali a carbone di Genova e Vado Ligure, come di La Spezia, sono centrali di morte, radioattive e produttrici di sostanze cancerogene e genotossiche; di questo il Sindacato se fotte e non difende minimamente la salute dei lavoratori e delle loro famiglie.
I Porti sono divenuti sempre di più roulette russe, dove la mancanza di sicurezza è evidente ma taciuta, con responsabilità grave dei Sindacati, come anche ad esempio della Culmv a Genova, che tacciono e proteggono i terminalisti (che poi guarda caso sono sempre vicini, quando non addirittura finanziatori dei partiti di riferimento dei Sindacati), arrivando a minacciare e aggredire i lavoratori che denunciano le drammatiche condizioni in cui sono costretti a lavorare, come anche nel caso eclatante del documentario "De Ma".
L'edilizia è altro terreno emblematico, dove il caporalato, spesso gestito da soggetti contigui quando non legati alle organizzazioni mafiose, è di norma nella nostra regione, ma il Sindacato fa finta di nulla e tace, non denuncia e non segnala il lavoro nero dietro cui si nasconde una piaga di morti e invalidazioni pesanti, sempre più spesso, anche nascoste.

Andiamo avanti? Vogliamo parlare dei lavoratori dei settori delle bonifiche ambientali, settore che con il movimento terra, è pesantemente infiltrato da società di mafia, prevalentemente della 'ndrangheta? Come mai i sindacati non denunciano che le bonifiche non vengono effettuate correttamente e che spesso i veleni vengono spostati, nascosti in cave, piuttosto che nelle stesse aree cosiddette bonificate, come l'esempio Stoppani o Erg di San Biagio dimostrano? Oppure vogliamo parlare della Sanità? Dove spesso i responsabili sindacali hanno come "controparte" che sfrutta i lavoratori con consorzio e cooperative che fanno riferimento agli spessi uomini di partito a cui fanno riferimento loro? Consorzi dove vi sono, anche qui, pesanti infiltrazioni, soprattutto tra imperiese e savonese, di società riconducibili a Cosa Nostra, come nel caso di un consorzio infermieristico di Gela.... perchè di questo i sindacati tacciono e non denunciano?
Come mai non denunciano le società che operano per riciclare i soldi sporchi e che sono ben conosciute, non fosse altro per la pessima qualità dei lavori svolti e lo sfruttamento della manodopera?

Stabilito questo, aspetto preliminare, per capire che non stiamo parlando del Sindacato di una volta ma di un pezzo del blocco di potere trasversale esistente e dominante, vediamo un attimo la questione Finale. Anche qui, come altrove, i sindacati si sono mostrati ostaggi, se si vuole essere clementi nel giudizio, o complici, se vogliamo restare attinenti ai fatti così come sono accaduti.

Qui vi è l'esempio, se ancora ve ne fosse bisogno, della ciecità del Sindacato. Infatti si continua a ribattere sulla questione occupazione, senza rendersi conto che si sta sempre di più devastando la principale risorsa (e quindi possibilità di sviluppo economico e sociale) della nostra terra. I dati sul turismo parlano chiaro: ad ogni colata di cemento i turisti diminuiscono. Il patrimonio su cui reinventare lo sviluppo e quindi il lavoro non possono essere quelle dell'era fordista o di un occupazione provvisoria nell'edilizia, perchè questo porta alla morte definitiva della speranza (e certezza) di attrazzione turistica. La vera ricchezza è proprio il patrimonio ambientale, storico ed artistico, paesaggistico che la nostra terra, dall'Appenino alla costa, ancora può avere. E' qui che deve mettersi in gioco la creatività della politica (e del sindacato!) per arrivare ad una riconversione dell'occupazione nei settori di una nuova economia compatibile con l'ambiente. Difendere 100, 300 o 1.000 posti di lavoro che contrastano con questa esigenza, spinge alla morte dell'economia locale e regionale. Esempio: gli alberghi sono sempre più vuoti e chiedono di riconvertirsi, le case in affitto disponibili e vuote nelle località tipicamente turistiche sono sempre di più. Nessuno promuove attività e quindi occasioni che rendano vivo il territorio, rendendolo quindi non attraente per le nuove generazioni. L'economia sta morendo ed è per questo che occorre che la difesa occupazione non sia quella del mantenimento o della riproposizione dei vecchi lavori, bensì si sviluppi nei settori di una nuova economia.
Quando si saranno costruite seconde case, alberghi e residance, nelle ex Cave Ghigliazza o al posto della Piaggio a Finale o nella zona T1 a Ceriale, non cambierà nulla in positivo e si sarà persa, quasi certamente, in via definitiva, la possibilità di un altro, veramente concreto e virtuoso, modello di sviluppo del territorio e del lavoro.

Altri Paesi, che come noi, vivono sulle sponde del Mediterraneo, hanno capito questo ed hanno agito. L'economia tira ed il lavoro non manca. I turisti non diminuiscono anzi aumentano, come dimostra il fatto che lungo l'autostrada ligure per la Francia il traffico è aumentato rispetto agli anni scorsi di circa il 20% ed in parallelo le presenza turistiche nella nostra riviera sono diminuite di oltre il 20%. Ecco quindi la sfida di tutti, che dovrebbe essere anche la prima sfida del Sindacato, se questi fosse davvero libero. Certo si dovrà fare una battaglia dura perchè per riconvertire le professionalità a nuovi lavori serviranno risorse per la formazione, ma queste ci sono, basterebbe toglierle dalla logica clientelare, dal "tariffario" di spartizione partitica che regola, ad oggi, l'assegnazione delle risorse pubbliche agli amici degli amici, e che è già, in alcune Procure, oggetto d'indagine. Anche qui, forse, il Sindacato potrebbe saperne qualcosa o non si è mai accorto di nulla?

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