17/09/08

Beni Confiscati. Inadempienze, sviste e strane manovre in Calabria

I beni confiscati alla 'ndrangheta rimangono, intoccabili, là dove sono. Confiscati e poi abbandonati. Lasciati in mano agli illegittimi proprietari mafiosi. Sono 28 le amministrazioni comunali finite sotto i riflettori della Dda reggina e 370 gli amministratori sott'accusa. L'indagine dei Ros ha permesso di passare al setaccio tutti gli immobili che non sono stati assegnati a nessuna associazione o ente operante nel sociale. Fatta eccezione per Platì, regno dei Barbaro, dei Trimboli e dei Sergi, e per altri due piccoli comuni, Fiumara e Maropati, dove l'assegnazione dei beni mafiosi è già stata effettuata, in tutti gli altri la lentezza burocratica ha permesso agli 'ndranghetisti e ai loro parenti di godere dei frutti della loro azione criminale...

A Platì un palazzo di tre piani, confiscato ai Barbaro, è ora utilizzato dall'Arma dei carabinieri. Un forte segnale, in un comune aspromontano di quattromila anime, ultimo nella classifica del sole 24 ore per il reddito annuale medio pro capite di quattromila e cento euro dichiarati ( le reali ricchezze sono all'estero). Ma si può fare di più, vista l'alta densità mafiosa in quel luogo e vista la quantità di beni confiscati in quel pezzo di Calabria. Tra bunker e palazzotti sarebbe auspicabile creare luoghi di aggregazione sociale contro la opprimente ed imperante cultura mafiosa. L'inaridimento culturale è il primo alleato delle mafie. Da Paleremo a Torino la mancanza di possibilità sociali fa crescere le fila dell'esercito mafioso. Va ricordato che il comune di Platì è commissariato dal 23 giugno 2006 perché sciolto per infiltrazione mafiosa.

Tra i tanti comuni "distratti" che con i loro errori burocratici hanno allungato i tempi di consegna dei beni mafiosi per l' utilizzo sociale spiccano Palmi, Oppido Mamertina e Reggio Calabria. L'inchiesta ha preso avvio nel 2006 da un indizio poco rassicurante: la famiglia del "Supremo" Condello vive in un palazzo confiscato nel 1997 e ormai proprietà del comune. Da questo campanello di allarme sono seguiti controlli in tutta la provincia reggina. Il risultato è desolante, tutti i comuni sono in ritardo con l'assegnazione, tranne, come detto, Platì, Fiumara e Maropati.

Alcuni immobili sono rovinati dall'incuria, altri pur se confiscati definitivamente vengono utilizzati dalle famiglie dei boss. Ad Oppido Mamertina dopo la sentenza della cassazione, nel 1986, che stabiliva la definitiva confisca di un fondo rustico appartenente alla 'ndrina Mammoliti sono stati necessari tredici anni al demanio per consegnare il terreno al comune. A questo punto il comune avrebbe dovuto riutilizzarlo per finalità sociali, in particolare destinandolo ad una cooperativa di giovani. Da quel momento ci sono voluti altri sei anni perché quel terreno fosse consegnato in comodato d'uso alla cooperativa sociale "Valle del Marro- Libera Terra". Oppido si distingue per negligenza nell'assegnazione dei beni confiscati. Un altro fondo agricolo denominato "Olivo", confiscato sempre a Saverio Mammoliti, e altri quattro terreni confiscati a Matteo Surace sono tuttora inutilizzati. Su uno di questi terreni sorge una costruzione in cemento armato che non risulta dalle visure catastali.

Cavilli burocratici, "disattenzioni" da parte di assessori e tecnici hanno favorito le 'ndrine. Questo è un punto fermo. Resta da capire se il favoreggiamento è da addebitare alla lentezza fisiologica della burocrazia oppure ci sia collusione, partecipazione al gioco mafioso. Certo è che l'ex assessore al personale, Alfredo Raccosta, di Oppido Mamertina, pur risultando agli atti di buona condotta morale e civile, viene indicato come appartenente al gruppo 'ndranghetista Ferrero - Raccosta. E inoltre al padre di Valentino Riganò, assessore alle politiche giovanili, è stato revocato il porto d'armi a causa delle frequentazioni di elementi di spicco della malavita di Oppido. Infine l'assessore ai beni pubblici, Antonio Ieroianni è sposato con Caterina Barbaro che, come si legge dall'indagine dei Ros, è sorella del pregiudicato Barbaro Giuseppe e cugina del latitante Ferraro Giuseppe. Non si tratta di colpevolizzare o criminalizzare per una parentela, ma in una logica di "fratelli di sangue" in cui le alleanze si fanno coi matrimoni, e le trame con il mondo politico locale sono questione quotidiana, risulta difficile vederci chiaro e trasparente.

A Palmi la situazione è simile. Nessuno dei beni consegnati al Comune è stato ancora utilizzato per fini sociali perché sono sorte delle problematiche quali errori di trascrizione e inesattezze catastali. Per questi motivi, ad esempio, l'area del camping "Due Pini"confiscata a Saverio Mammoliti e Gaetano Nava non è mai stata assegnata affinché diventasse, come previsto, un centro di riposo per anziani, ospitalità profughi ed altre categorie disagiate. Come il camping anche altri terreni sono in completo stato di abbandono pur essendo stati confiscati al Mammoliti nel 1986.

Infine la storia di uno stabile, confiscato definitivamente nel 1995 a Gagliostro Pasquale e a Maria Tripodo, che doveva diventare un centro residenziale per anziani. Il Comune di Palmi si è imbattuto in un ostacolo clamoroso. Stranamente l'edificio non risulterebbe censito al catasto immobili in quanto abusivo. In questo modo agli amministratori palmesi è sembrato logico che la confisca dovesse riferirsi al solo terreno e non anche al fabbricato. Un ottimo motivo che permette alla famiglia Gagliostro di godersi tranquillamente la residenza. I Gagliostro impediscono l'accesso anche al terreno circostante, impedendo così il suo riutilizzo.

Non sono perle di malacondotta amministrativa, questa è la normalità. Quei tre comuni virtuosi sono l'eccezione per il momento, questo è il dato preoccupante. Altrettanto preoccupante è che il sindaco di Reggio Calabria, Scopelliti, di AN, proclamatosi come il nuovo che avanza, come colui che ha dimesso le logiche clientelari, usufruiva, come segreteria politica, in comodato d' uso gratuito fino a pochi mesi fa di uno dei locali sequestrati a luglio al re dei videopoker,Gioacchino Campolo. Il sequestro preventivo ha riguardato venticinque immobili , tra cui quattro sale giochi. Inoltre Campolo è risultato avere ottimi rapporti con l'avvocato Paolo Romeo, ex deputato di Reggio già condannato per associazione mafiosa. E non solo, Campolo pare abbia affittato nel 2004 un appartamento a Giorgio De Stefano, facente parte dell'omonima 'ndrina. Quanto basta per capire che nulla è cambiato, neanche con Scopelliti sindaco, troppo intento forse ad esibirsi nei suoi quotidiani show alla radio.

Ma Loiero promette rassicurante, " nel Por Calabria 2007-2013 un'apposita misura per finanziare i progetti per l'utilizzazione dei beni confiscati. I Comuni avranno l'onere di presentare i progetti per l'utilizzo di tali immobili, offrendo la possibilità di farli gestire alle cooperative di giovani, ad associazioni onlus e religiose ed gli stessi comuni per attività sociali. Nei prossimi giorni la Regione renderà operativo, con appositi bandi già predisposti, quanto programmato e concordato con Prefettura e agenzia del Demanio".

da DemocraziaLegalità

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