23/10/08

Onu: grande crescita di posti di lavoro legati alle rinnovabili

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Il comparto industriale legato alle energie tratte da fonti rinnovabili, sta crescendo e le previsioni di produzione e di creazioni di posti di lavoro sono molto positive
Mentre nell’Unione Europea ancora si discute se applicare o no i parametri “20-20-20” del pacchetto clima-energia, oggi l’Aper (Associazione dei Produttori di Energia da fonti Rinnovabili) torna non solo ad ribadire il proprio totale sostegno alle Politiche europee ma, come sintetizza il suo presidente, Roberto Longo, “Gli investimenti per l’efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili non sono un lusso, bensì una necessità ed un’occasione irrinunciabile, soprattutto per l’Italia, per garantire, nel pieno rispetto dell’ambiente e del territorio, importanti target di sviluppo economico”.
E proprio in questi giorni si fa un gran parlare delle opportunità della cosiddetta “green economy”.
Il tema ha occupato le pagine dei quotidiani, in ran parte finanziari in Europa, soprattutto in relazione all’analisi congiunta curata per l’Onu dagli istituti Ilo, Unep, Ioe e Ituc, contenuta nello studio “Green Jobs: Toowards decent work in a sustainable, low-carbon world”, da cui si evince che nel futuro ci sarà uno sviluppo dei posti di lavoro legati alle rinnovabili sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo.
Oggi arrivano a ben oltre i due milioni coloro che sono impiegati nel settore delle rinnovabili, il quale per il futuro promette di creare, solo nel settore dell’eolico, oltre due milioni di addetti, mentre quello del solare dovrebbe garantirne più di sei milioni entro il 2030. Quindi, l’ambito delle energie rinnovabili in futuro sarà capace, secondo lo studio, di creare un numero di posti di lavoro maggiore di quello che riuscirà a fare il settore dei combustibili fossili. Il fatturato del mercato mondiale collegato alle rinnovabili dovrebbe arrivare entro il 2020, ad un fatturato abbastanza vicino ai 3.000 miliardi di dollari.
Il passaggio ad una fase più sostenibile e pulita dell’economia viene denomiato “just transition”, richiama infatti anche la matrice sociale dei problemi

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