24/11/08

EEA: il settore energetico inverta la rotta. Anche in Italia

Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente l’80% delle emissioni di gas a effetto serra in Europa proviene ancora dal settore energetico e per questo avverte: occorre accelerare verso un futuro a basso tenore di carbonio

Se le attuali politiche europee in campo energetico rimanessero inalterate, i consumi del vecchio continente sarebbero destinati ad entrare in una spirale di crescita, prolungando la dipendenza dai combustibili fossili come principale fonte di approvvigionamento. La previsione così delineata arriva dalle pagine della nuova “Relazione sull’energia e l’ambiente” a cura dell’Agenzia europea dell’ambiente pubblicata (EEA) e conferma un quadro che in molti hanno già delineato.
Nonostante le ultime tendenze rilevate dall’EEA all’interno dell’UE mostrino un incremento dell’efficienza energetica, unitamente ad un maggiore ricorso alle fonti di energia rinnovabile e alla sostituzione di carbone e petrolio con il gas naturale, questo non basta. Il settore energetico ad oggi è ancora responsabile dell’80% delle emissioni di gas a effetto serra in Europa e continuerà a crescere fino al 26% entro il 2030.
Nella relazione, disponibile sul sito web dell’Agenzia, emergono anche altri dati interessanti:

• Negli ultimi 15 anni le famiglie europee hanno aumentato i consumi elettrici del 31%, nonostante l’incremento medio del 17% del prezzo dell’energia elettrica registrato per il consumatore finale rispetto alla metà degli anni 90.

• Nel 2005 più del 54% dell’energia utilizzata nell’UE veniva importata da paesi terzi, prima fa tutti la Russia (il 18,1% della domanda di energia primaria totale dell’UE a 27).

• Tra il 1990 e il 2005 l’UE a 27 ha assistito a un tasso di crescita medio del PIL del 2,1%, riducendo le emissioni di CO2 correlate al consumo energetico di circa il 3% complessivamente. Nello stesso periodo, le emissioni di CO2 sono aumentate del 20% negli USA e sono raddoppiate in Cina.

• Nel 2005 le energie rinnovabili hanno rappresentato soltanto l’8,6% del consumo energetico finale in Europa, un traguardo ancora molto lontano dall’obiettivo del 20% contenuto nel famoso “Pacchetto 20-20-20”.

“Nel sistema energetico è necessaria una radicale inversione di tendenza” ha affermato Jacqueline McGlade, direttrice esecutiva dell’AEA, in occasione della presentazione della relazione al Parlamento europeo a Strasburgo, ribadendo come il tanto atteso passaggio a una società caratterizzata da basse emissioni di carbonio non stia “avvenendo abbastanza rapidamente per garantire un futuro al nostro ambiente”.

McGlade ha lanciato un rimprovero anche al Governo italiano ancora arroccato sulla richiesta di ridimensionare gli obiettivi assegnategli nel pacchetto clima e energia. Il governo italiano, invocando la bassa intensità energetica del Paese, rispetto agli altri membri UE comparabili, afferma d’avere oggi poco margine, con costi troppo alti, per migliorare i buoni risultati, ma per la direttrice dell’EEA questo è un argomento “perdente”. “Siamo in una fase di ‘switching technology’ (passaggio da una tecnologia all’altra, ndr). Un paese come l’Italia dovrebbe investire in queste innovazioni. Dire che lo si è già fatto in passato è come dire che siamo soddisfatti del frigorifero o della lavatrice comprati negli anni ’80, che allora erano i migliori disponibili sul mercato. Quelli di oggi sono molto più efficienti”. “E’ paradossale – continua McGlade – che proprio l’Italia, il paese dell’Ue che sarà più esposto ai fenomeni estremi causati dal cambiamento climatico, sia anche il paese meno preparato ad affrontarlo, prendendo le misure necessarie a proteggere la sua popolazione, la sua economia e il suo futuro. Un governo che non vuole affrontare con politiche adeguate il cambiamento climatico non è un buon governo per gestire l’economia, perché le conseguenze del riscaldamento globale riguardano i fondamenti dell’economia, che è oggi inestricabilmente legata al modo in cui produciamo e usiamo l’energia. A un governo che non dubita del cambiamento climatico in corso, che accetta gli obiettivi del pacchetto Ue, ma rifiuta le misure che contiene, c‘è da chiedere: Ma allora, che altro state facendo?”.

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