Avere un mondo migliore è semplice. Basta creare un gruppo d'acqusito abbastanza numeroso.
Poi è solo una questione di prezzo.
(Ripubblico questo stralcio da un articolo oggi particolarmente attuale)
La sinistra ha voluto raramente riconoscere la centralità dell’economia nella battaglia sociale. Si lotta per il salario, raramente si è posto il problema di COSA si produce.
Questo è andato a dire Grillo agli operai della Fiat, qualche tempo fa, mostrando la Clio ecologica che fa 100 km con 3 litri di benzina, prodotta dagli ecologisti tedeschi da quasi 10 anni. Grillo ha detto: ecco questa è l’auto che dovevate imporre alla Fiat. Non lo avete fatto e adesso avete il culo per terra! Se volete salvarvi dovete imporre questa logica di auto. Non lo hanno ancora ascoltato. Per adesso hanno preferito la felpa di Lapo con su scritto Fiat. Geniale!
Attenzione. Quello che noi stiamo proponendo con le nostre ridicole vendite via internet è una questione molto spinosa.
Si tratta di un totale salto di logica: per costruire la società migliore dobbiamo mettere sul mercato prodotti ecologici. Non si può limitarsi a piangere, bisogna costruire dei pezzi del futuro.
Certo è dura. Ma cosa facciamo? Ci mettiamo o no a lavorare per avere la possibilità di comprarla l’auto di Grillo?
Oppure aspettiamo che ce la realizzino le multinazionali del dolore?
(E non la costruiranno certo come la vogliamo noi).
E’ esattamente il discorso di Grillo (Grillo santo subito!) sui politici applicato alle imprese. Dobbiamo rovesciare il rapporto mentale tra eletti a cariche pubbliche e cittadini. Loro sono i nostri dipendenti.
Dobbiamo ugualmente smetterla di considerarci consumatori e dobbiamo diventare appaltatori.
Le multinazionali sono nei fatti aziende che noi incarichiamo di produrre tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Solo che non controlliamo in modo organizzato la qualità del lavoro. Non siamo attivi nel scegliere cosa vogliamo che ci producano.
Vogliamo un’auto e loro ce la costruiscono.
E ci consegnano una merda che beve più di un toro alcolizzato.
Dobbiamo modificare il nostro atteggiamento, presentarci all’azienda X con una decina di bauli e dire:
“Ecco, qui abbiamo centomila contratti per l’acquisto di centomila auto ecologiche che facciano 100 km con un litro di olio fritto. E ne vogliamo centomila all’anno per i prossimi dieci anni. Quando siete in grado di consegnarci le prime diecimila vetture?”
Non c’è contrattazione, la voglio così, color banana pazza e voglio la foto dell’operaio che me l’ha montata che viene massaggiato da una specialista giapponese madrelingua di shiatzu perché ho letto su un giornale che le auto prodotte da operai con i chakra belli aperti hanno meno probabilità di incidenti.
E lui, l’amministratore delegato della multinazionale cattiva ti risponde una sola cosa: “CERTAMENTE SIGNOR MOVIMENTO APPALTATORI DI PRODOTTI DI SUBLIME QUALITA’ ECOLOGICA E UMANA! LE VA BENE SE LE PRIME DIECIMILA GLIELE CONSEGNO A MAGGIO? HA PREFERENZE PER GLI INTERNI?”
E tu gli sorridi e gli dici: “No per gli interni faccia lei ma affidi il disegno delle fantasie a disegnatrici femmine, possibilmente omosessuali perché ho letto che l’omosessualità riduce i tamponamenti e le esplosioni casuali dell’aerbag. E mi raccomando, vorremmo che le auto avessero un buon odore.”
Cazzo! Fatemela recitare una volta questa scena! Sono disposto a lavorare gratis altri dieci anni ma quando si va a trattare per L’AUTO ECOLOGICA ci voglio essere…Santa Patata!… E mi piacerebbe che il nome dell’auto fosse Ecologia Operaia. Ma su questo punto non avrei preclusioni per altre scelte.
Fonte articolo
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