07/11/08

Una fine da imbecilli

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La Commissione europea ha dovuto ammettere che le sue previsioni sull’andamento della recessione erano state troppo ottimistiche. Nei 15 Stati Ue, nel 2007, la crescita del Pil è stata del 2,7%. Nel 2008 scende all’1,2% e si ridurrà allo 0,1% nel 2009. L’Italia, travolta dal tracollo per il debito più alto d’Europa, sconta già due trimestri di crescita negativa che stanno producendo la «recessione tecnica». Aumenta la disoccupazione che passa dal 6,1% nel 2007 al 6,8% nel 2008 e al 7,1% nel 2009.

Il ministero dell’Economia ha fatto sapere che il fabbisogno a ottobre è aumentato di 14,5 miliardi rispetto a un anno fa, con una punta di 52,5 miliardi. Tvemnoti ha detto che «bisogna essere onesti, la crisi c’è» confermando il clima di brigantaggio mediatico che caratterizza l’alleanza politica che lui stesso rappresenta. Fa ribrezzo vederlo recitare la parte del rincuorato dicendo che la crescita zero dell’Italia è in linea con quelle di Germania e Francia, dimenticandosi del debito pubblico e il differenziale sul rendimento dei titoli di Stato italiani rispetto ai bond tedeschi, oltre che dribblare sullla sfiducia che l’Italia si è guadagnata dagli investitori esteri.

E’ previsto un ulteriore arretramento dei prezzi delle case e ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse che faranno calare il costo del denaro.
Per quanto riguarda il mercato dell’auto le immatricolazioni italiane di ottobre sono scese del 19%, il dato peggiore degli ultimi 12 anni ma negli Usa il crollo è stato maggiore. In Europa è già scattata la cassa integrazione alla Fiat e lo stop temporaneo della produzione per General Motors e Bmw.
Dopo il sostegno finanziario di 25 miliardi di dollari ai costruttori Usa deciso dal governo Bush, Bruxelles ha chiesto alla Bei di prestare 40 miliardi di euro alle Case automobilistiche europee.

In Italia il segretario Cgil Epifani non ha firmato l’accordo sul rinnovo dei contratti per 3 milioni e mezzo dei dipendenti pubblici che prevedeva un aumento lordo mensile dello stipendio di 70 euro per il biennio 2008-2009. “Troppo pochi” ha detto, aggiungendo che nei 2 bienni precedenti gli aumenti furono di 101 e 105 euro con l’inflazione a metà di quella attuale. Col risultato che da troppo poco, lo stipendio degli insegnanti è destinato a rimanere al palo.

Intanto dal secondo rapporto dell’Acri emerge che il 21 per cento delle famiglie italiane si sente in gravi difficoltà economiche e ben il 66%, ossia i 2 terzi, dichiarano di non risparmiare nulla.
Gli italiani subiscono le responsabilità dei governi e delle banche. Berlusconi dà degli imbecilli a quelli che riportano le sue idiozie. Col futuro economico che si profila non gli basta più dare dei coglioni agli italiani che mantengono lui e la sua cricca di galeotti impuniti. Pur di glissare parole sullo sfacelo in atto, il tappo ricorre all’insulto. E i giornali che ne parlino. Si salvi chi può.

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