La signora Agnese Piraino Leto è stata sia moglie del dottore Paolo Borsellino, che figlia di un grande giurista e magistrato palermitano come Angelo Piraino Leto. Posso immaginare sia cresciuta immersa nel diritto e nel rispetto assoluto delle Istituzioni della Repubblica Italiana, in tutte, nessuna esclusa. E' stata, credo, sempre attenta ai gesti e alle parole in questi anni, per fuggire polemiche, sporche strumentalizzazioni; essere la vedova di Borsellino è un grande peso. E' per questo, e per la straordinaria umanità e gentilezza che mi dicono esprima ancora oggi, che la signora avrebbe dato una disponibilità di massima al soggetto Sgarbi per una eventuale cittadinanza onoraria del Comune di Salemi a lei, che meglio di ogni altro conosce Paolo Borsellino e l'eredità che ci ha lasciato. Non perchè è incapace di intendere e di volere, come ha risposto il galantuomo Sgarbi quando in molti hanno chiesto ad Agnese Borsellino di recedere da quel proposito. Piuttosto è stato un volgare agguato quello organizzato dal "pregiudicato biondo che fa impazzire il mondo". Come racconta Manfredi Borsellino, "si è fatto intendere al lettore che mia madre avesse programmato e voluto un incontro con SGARBI per poterne elogiare ed ividenziare virtù e meriti, quando mia madre quel giorno, ospite di parenti di mia moglie, aveva innocentemente espresso il desiderio di fare un giro per il centro del Paese e di visitare il presepe vivente che proprio quel giorno è stato inaugurato. Che poi SGARBI, venuto a sapere poche ore prime della sua presenza a Salemi, abbia colto al volo l'occasione per incontrarLa e per farla accogliere festosamente da tutta la cittadinanza è un altro discorso". La signora Borsellino in quel momento, colta tra i suoi affetti e improvvisamente circondata da un manipolo di parigrado di Sgarbi, non ha pensato, o magari non lo ha mai saputo, visto che tanto poco ne parlano i giornali, che il soggetto Sgarbi non è solo stato condannato per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato ma soprattutto nel 1998 è stato condannato dalla Cassazione per diffamazione aggravata sulle indagini del pool antimafia di Palermo, guidato da Gian Carlo Caselli. Il 7 aprile 1995, come si può leggere su Wikipedia, lesse al Tg5 una lettera sui «veri colpevoli» dell'assassinio di Don Pino Puglisi non rilevando le generalità essendo priva di firma ma attribuita ad un sedicente amico del sacerdote assassinato; la missiva accusava come mandante il procuratore Caselli e come killer Leoluca Orlando. Ma chi è Giancarlo Caselli, se non colui che è stato considerato l'erede naturale di Falcone e Borsellino e colui che ha ripristinato a Palermo i metodi del Pool? Credo la signora sappia meglio di tutti quanto Caselli ricordi il dottore Borsellino soprattutto nel suo lavoro quotidiano. Caselli non è un assassino, è un piemontese canuto che ha fatto arrestare Piddu Madonia, Nitto Santapaola, Giuseppe Pulvirenti, Leoluca Bagarella, ma anche Calogero Mannino, Bruno Contrada, ed è riuscito a provare che Andreotti fino all'80 tramava con la mafia. Sono certo che quando la signora Borsellino saprà o ricorderà con dolore gli atti quotidiani indegni di questo pregiudicato, per io nutro un profondo disprezzo, rifiuterà con sdegno la proposta ricevuto in quell'agguato senza per questo mancare di rispetto tutti quei cittadini di Salemi onesti che sono diversi sia dai Salvo che dal pregiudicato Sgarbi.
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