Meno male che per i giornali gli italiani non rinunciano comunque al piacere della buona tavola. Sono improvvisamente diventati tutti più polentoni, con meno caviale, meno ostriche, meno champagne e più bollito, più cappelletti in brodo e più pizze rustiche. L’indagine fra i tavoli, più invasiva e accurata delle intercettazioni telefoniche, dice che la paura “dell’anno da paura” annunciato dal presidente del consiglio dei piduisti ha aumentato i brindisi. I “bari della sinistra” che agita mister parrucchino, quelli più ininfluenti, li sta prosciugando appunto il tesoro con i militari molto lesti nel colpire le massaie delle 4 rosette e i loro panettieri, mentre i Valentino Rossi dei 120 milioni sparpagliati fra Lussemburgo e Montecarlo patteggiano pagandone solo 35.
La recessione dei proletari ha indotto a un risparmio di 2 miliardi di euro in regali rispetto all’anno scorso. Il lusso invece non conosce crisi, l’unico che possano permettersi i veri evasori fiscali amici di Berlusconi, ai quali ha fatto credere di dichiarare guerra ma facendola in realtà alla magistratura che la contrasta. Non a caso la riforma della giustizia in ingiustizia è il primo impegno del governo italiano nel 2009. Al presidente degli evasori interessa spianarsi il terreno per farla ancora franca. Niente sconti e saldi alla giustizia e all’uguaglianza, svendute già da un pezzo nei mercati pornografici di Montecarlo, St.Moritz e del parlamento, paradiso fiscale dei corrotti. Capaci di predicare che “pagare le tasse è un dovere civico” dimenticandosi di specificare che riguarda soltanto l’esercito di sfigati della seconda settimana. Cornuti, mazziati e impegnati a rimborsare con gli interessi l’Ici che i comuni recuperano a suon di multe contro le quali non ci sono modi per ricorrere. Più sono salate e sproporzionate al danno, più fanno rischiare il pignoramento delle mutande, ultimo baluardo di proprietà privata.
A loro (gli sfigati) sembra voler pensare San Massimo, patrono degli evasori fiscali, per intercessione del cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi. Che dalla cappella del prestigiatore ha materializzato come d’incanto un milione di euro. Una manna di tesoretto che per Giulio Tremonti “non esiste, se non in sottoforma ectoplasmatica“. Materia che compone dentiera e parrucchino del suo presidente del consiglio dei delinquenti, che da quando si è reimpossessato del governo con la sua banda di corrotti l’evasione è ripartita. Con questi conviene perché basta patteggiare come ha fatto Valentino. Ammetti di aver evaso e rimborsi qualcosa. 600 milioni di euro derivano proprio da questo sistema che l’evasione la incoraggia. Un’inezia rispetto a quanto denunciano i magistrati degli ammanchi fiscali. Un’infinità i 4 anni necessari al raggiungimento di una sentenza di primo grado nelle cause tributarie cui ricorrono molti evasori. Nel paese in cui la giustizia non deve funzionare queste cause sono diventate 600 mila. Troppe per qualunque democrazia degna di tale nome. Normali in Italia.
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