E’ una storia tutta italiana, quella del collocamento delle obbligazioni argentine. Prima le banche hanno venduto titoli di uno stato traballante alla clientela (anche a poveri pensionati che cercavano sì un buon reddito, ma senza rischio), poi, una volta scoppiato il patatrac, hanno messo in piedi un organismo da loro controllato per ricuperare i soldi perduti.
Si chiama pomposamente “Task force Argentina” (in sigla TFA) e moltissimi risparmiatori vi hanno aderito, convinti da chi aveva venduto loro i titoli “marci” che avrebbero potuto essere rimborsati direttamente dall’Argentina. In questo modo il boia si è presentato al condannato dicendogli che si sarebbe attivato per fargli avere la grazia (dopo l’impiccagione, naturalmente…). Le illusioni, si sa, sono dure a morire; ma muoiono. E’ di questi giorni la notizia che l’Argentina (come prevedibile) ha eccepito la procedura posta in essere, che consiste in una denuncia dello stato sudamericano presso un ente internazionale (si chiama ICSID e non è, come è stato fatto credere ai clienti, un Tribunale internazionale, ma un istituto che fa “arbitrati” e quindi con sentenze prove di reale efficacia). Il fatto è che l’ICSID non si è mai occupato di controversie finanziarie ma solo industriali; inoltre non ha mai gestito domande sotto forma di causa collettiva (“class action”). L’Argentina ha inoltre fatto presente all’ente che la TFA opera in palese conflitto d’interessi, perché è costituita e gestita dalle banche italiane. Morale: a febbraio si saprà se l’azione potrà essere avviata: se l’ICSD dirà di sì, si passerà all’esame della controversia (e non è detto, ovviamente, che il giudizio sia favorevole agli italiani), se dirà di no occorrerà far ricorso.
In ogni caso i tempi sono lunghissimi, e l’Argentina ha già chiaramente evidenziato che non ha alcuna responsabilità, perché i suoi titoli erano destinati esclusivamente ad investitori istituzionali (banche o compagnie di assicurazione) perché avevano un rischio altissimo; le banche italiane le hanno invece allegramente vendute anche ai privati (ed infatti in molti Tribunali sono già state condannate proprio per questo). Consiglio finale: non illudetevi di riprendere i soldi con la TFA, fate vedere subito le carte in vostro possesso ad un esperto. Se non sono regolari e se vi sono r5esponsabilità della banca, è bene avviare immediatamente una causa in Tribunale, prima che sia troppo tardi. La sentenza dell’ICSID, infatti, arriverà, se va bene, fra due/tre anni e nel 2011 non sarà più possibile ricorrere contro le banche. Chi può, quindi, lo faccia subito per non restare, come dicono a Napoli (ma si capisce benissimo anche da noi) “mazziato e cornuto”.
di Gianluigi De Marchi per www.gabrielemastellarini.com
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