Io sono stato a più riprese in Irlanda. Una volta l’ho persino percorsa palmo a palmo, mai pernottando in alberghi ma sempre in case private dove ho incrociato persone gradevolissime e mi sono illuso di trovarmi in una sorta di paese delle fate.
Bene, non è così. Il vecchio adagio secondo cui tutto il mondo è paese si rivela ancora una volta tristemente vero.
Ora arriva la notizia delle 18 mila tonnellate di carne di maiale irlandese imbottita di diossina (100 volte il massimo consentito da una legge che nulla ha a che vedere con la scienza che impone, invece, diossina zero) ed esportata in 21 paesi, Italia compresa. La causa? Mangimi avvelenati con oli industriali. Perché nessuno abbia controllato resta un mistero. Perché nessuno ci dice che quei mangimi dovevano essere in giro da un po’ e, magari, non sono finiti solo in Irlanda è altrettanto avvolto nella nebbia.
Va da sé che, come al solito, da noi in Italia non c’è problema: gli enti di controllo ci tranquillizzano. Un déjà-vu.
Ma chi si fida degli enti di controllo? Devo ricordare ancora una volta le farse in cui questi sono stati coinvolti? Dice nulla Treviso? E Pietrasanta? E Terni? E l’amianto dappertutto? E gli studi epidemiologici a spese di tutti che nascono taroccati?
Devo continuare?
E che dire delle mozzarelle campane che d’improvviso, qualche mese fa, si scoprono avere proprio la diossina tra gl’ingredienti? Possibile che, in tutti gli anni di orrori perpetrati nella Campania Felix, solo occasionalmente quel veleno terribile (‘blandamente cancerogeno solo nei ratti’, come predicava ex cathedra Richard Doll, l’epidemiologo a gettone di riferimento della seconda metà del Novecento) sia entrato nei latticini? E ora? Ora che non se ne parla più, ce la siamo già mangiata tutta o la situazione è identica a quella di qualche mese fa e, probabilmente, di qualche anno fa? Io, personalmente, nutro molti dubbi e non credo affatto che sia cambiato qualcosa. Dunque, la mozzarella di bufala campana la lascio ad altri.
Ma la cosa non è finita. È mai venuto in mente a qualcuno di dare un’occhiata ai prodotti caseari della zona di Taranto? E alle carni? Non è un mistero che in quel territorio si producono quantità di diossina soverchianti rispetto al resto della Penisola. Per quale miracolo le mozzarelle locali, e non solo le mozzarelle, restano indenni? E perché si tenta proprio ora, così goffamente, d’insabbiare il problema? Naturalmente, nessuna sorpresa, è l’ARPA che si presta all’operazione e che sostiene grottescamente la mancanza di nesso dimostrato tra tumori e diossina. Il povero Lorenzo Tomatis che per lunghi anni diresse lo IARC (International Agency for Research on Cancer che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) a Lione e di cui il mondo è orfano, si rivolterà di certo nella tomba.
E le nanoparticelle? Io ho analizzato centinaia di alimenti, formaggi e carni compresi, e non è poi così raro che ci abbia trovato un cocktail di polveri assortite che, posso assicurare, tutto sono fuorché benefiche o anche solo indifferenti. I cancri? Le nanoparticelle sono sospette assassine di ben altro che dei soli cancri. La legge, però, se ne infischia e il popol bruto sta tranquillo e mangia porcherie, qualunque senso si voglia dare alla parola.
Insomma, senza voler convincere nessuno e prendendo una posizione del tutto personale, io non ho la minima fiducia negli enti che dovrebbero vegliare sulla nostra salute e sull’idoneità degli alimenti.
Tornando per un attimo in Irlanda, è di ora la notizia che a Dublino, pur con mille paletti, è stata autorizzata la costruzione di un megainceneritore, un impianto che, al di là della sua ovvia pericolosità, è del tutto inutile in quel contesto nazionale, se mai esiste un contesto nel quale quel monumento all’umana idiozia può vantare una qualche utilità. Semplice ignoranza? Corruzione come ad altre latitudini? Non so rispondere. L’unica cosa che posso dire è che i prodotti alimentari irlandesi, già usciti a pezzi da questa vicenda che ha mostrato con chiarezza come nemmeno laggiù esistano forme intelligenti di prevenzione, subiranno un altro colpo in termini di sicurezza. Dunque, io non mangerò nulla di cui conosca l’origine irlandese.
A questo punto mi ritorna in mente uno dei concetti che Paul Connett ripete spesso: inquinamento e corruzione vanno di pari passo, e dove ci sono queste due condizioni è perché manca una leadership acconcia.
Dell’Italia ormai sappiamo tutto. O, almeno, qualcosa, perché chissà quante altra immondizia è nascosta sotto il tappeto. Ma stiamo attenti a ciò che succede fuori di qui. Fuori ma ad un tiro di schioppo e, comunque, sempre in Europa. Diamo un’occhiata alla Grecia: è bastata una scintilla per scatenare un vero putiferio. Anche laggiù il problema è il malgoverno ed è la corruzione dilagante. Dice niente?
APPENDICE:
Come appendice al post pubblicato poche ore fa, aggiungo questo comunicato:
ILVA: Assennato (ARPA), manca nesso tumori-diossina
“La stampa dev'essere più responsabile: è sbagliato fare allarmismi gratuiti, la vera emergenza è la desertificazione”. Lo dichiara Giorgio Assennato, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Regione Puglia.
“Dai grafici relativi alla diossina nell'aria a Taranto si può notare come non ci sia corrispondenza tra le elevatissime emissioni di sostanze chimiche di origine industriale e l'incidenza dei tumori e il tasso di mortalità”. Lo dichiara Giorgio Assennato, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Regione Puglia, in una intervista pubblicata sul numero di "Puglia d'oggi" in edicola.
“Se ci fosse questo nesso - spiega il professore - Taranto dovrebbe registrare il livello più alto di tumori e morti rispetto al resto d'Italia, e invece non è affatto così. Anche il dato relativo agli enfisemi polmonari è solo un po' più alto della media nazionale, ma più basso rispetto alle punte che si registrano nel nord-est del Paese». «I dati in nostro possesso - aggiunge Assennato - non ci consentono di dire in che percentuale le polveri sottili nel quartiere accanto all'Ilva siano dovute a specifiche correnti industriali né ci consentono di dire con certezza se le percentuali di eccesso di tumori può essere attribuita agli ambienti di lavoro e non invece agli stili di vita, per esempio al fumo di sigarette...”.
Secondo il docente universitario, “non è dimostrata l'associazione tra esposizione a diossine e benzene e leucemie e linfomi», per cui è vero che «la Puglia è una regione vulnerabile sotto il profilo ambientale, ma l'emergenza riguarda i problemi legati alla desertificazione, all'erosione delle coste e alla carenza d'acqua”.
“La stampa quindi - conclude Assennato - farebbe bene a essere più responsabile e a evitare facili allarmismi: non è giusto terrorizzare la gente in maniera gratuita, e invece è doveroso dare informazioni esatte”.
http://www.ilpaesenuovo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=6820&Itemid=1
Fine del comunicato.
Se chi denuncia un problema è un allarmista, come classificheremo chi quel problema lo nasconde?
Secondo il sig. Assennato, il fatto che la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, a volte indicata con la sigla TCDD e comunemente chiamata diossina e basta, faccia parte dell’elenco IARC dei cancerogeni per l’uomo (categoria 1) fin dal 1997, che la si valuti in picogrammi (millimiliardesimi di grammo), che l’OMS non riporti nessuna dose tollerabile per l’uomo, sono cose del tutto indifferenti. E, allora, perché distruggere tonnellate di carne perfettamente sana? Perché tutto questo baccano sulle mozzarelle? Giusto, dunque, fare come dissero le “autorità” trevigiane quando, grazie ad un’indagine pagata da un cittadino che sbugiardava l'ARPAV, si scoprì che le uova delle galline locali erano piene di questa innocua sostanza. “Mangiate tranquilli!” dissero le “autorità".
E io che ho sempre chiesto la chiusura dell’ARPA!
Fonte articolo
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