12/12/08

Strategia della tensione all'indiana



Chi non è rimasto rapito dalle immagini e dalle notizie che arrivavano in continuo aggiornamento due settimane fa dalla città di Mumbai, in India? E' immediatamente balzata alla mente di molti l'immagine delle due Torri Gemelle in fiamme in quella terribilmente celebre mattinata di fine estate a New York. Non a caso i giornalisti occidentali più rampanti hanno subito tentato di etichettare quegli avvenimenti mentre erano ancora in corso come "l'11 settembre indiano".

Le notizie in quei momenti erano lacunose, non era ancora chiaro cosa stesse accadendo e per mano di chi. Una sola cosa era certa per tutti quanti: terroristi islamici, forse pachistani, stavano diffondendo terrore e morte tra la popolazione occidentale presente negli alberghi indiani. Roba da manuale del "Perfetto terrorista islamico che odia l'occidente".
Un terribile evento che potrebbe costituire un nuovo alibi inattaccabile per una nuova ondata di "esportazioni di democrazie" in Asia.

E se le cose non stessero esattamente così?

E' passata un po' in sordina la notizia dell'arresto del 6 dicembre compiuta dalle forze di polizia indiane a danno di due presunti basisti degli attentati. Si tratta di due indiani (non due pachistani) che avrebbero fornito ai terroristi le sim-card criptate per i loro telefoni cellulari.
Uno dei due si chiama Mukhtar Ahmed Sheikh. Il suo mestiere? Non certo quello di terrorista. Tutt'altro. E' un agente speciale della polizia indiana.

La spiegazione ufficiale fornita dal ministero dell'Interno di Nuova Delhi è che l'agente Sheikh fosse un infiltrato. Un episodio non di poco conto se accompagnato al fatto che le forze di sicurezza indiane avrebbero ignorato ripetutamente gli avvertimenti ricevuti prima dell'attacco.

Com'è possibile che la marina militare indiana, che aveva bloccato e ispezionato l'imbarcazione con a bordo i terroristi, non si sia accorta di nulla e li abbia lasciati proseguire per Mumbai?
Perché i terroristi, che secondo i media volevano colpire in particolare anglo-americani ed ebrei, hanno ucciso 141 indiani (di cui 40 musulmani) e solo 1 britannico, 5 statunitensi e 6 israeliani?
Perché all'inizio la polizia indiana aveva detto di aver catturato nove terroristi arrestati durante l'assedio a Mumbai, poi tre, e alla fine solo uno? Che fine hanno fatto gli altri?
Perché uno dei terroristi aveva un braccialetto con sopra raffigurato un simbolo sacro indù?
Perché diversi terroristi parlavano marathi, il dialetto locale?
Perché diversi testimoni hanno parlato di terroristi intenti a bere alcolici (poco consoni per integralisti islamici)?
Perché il capo dell'antiterrorismo indiano che prima degli attentati aveva parlato di collusioni tra terroristi islamici, servizi segreti deviati e il partito della destra nazionalista BJP, all'opposizione in India, è stata la prima vittima degli attacchi?
Qual è stato il ruolo dei servizi segreti americani, impegnati da subito nell'orientare le indagini e le responsabilità tutte verso i gruppi terroristici pachistani?

Tra pochi mesi, a maggio, ci saranno le elezioni in India. E il governo di centrosinistra di Sonia Gandhi attende con impotenza l'inevitabile sconfitta del suo partito e l'annunciata vittoria del Partito del Popolo (BJP).
C'è un partito di opposizione che raccoglierà i frutti di quanto accaduto. E sono molte le coincidenze che fanno cadere su di esso le responsabilità della strage.
Forse hanno ragione a definirlo l'11 settembre indiano: ci sono le stesse ombre, tante strane coincidenze e qualcuno che ci guadagna dalla tragedia.

Fonte articolo

Leggi anche:

Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.
Condividi su Facebook

Nessun commento:

Posta un commento

Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.