da L’Unità del 16 gennaio 2009
Proseguono i festeggiamenti vespiani per il 90° compleanno del prescritto Andreotti.
Non contento di avergli regalato due ore di cosiddetto servizio pubblico senza contraddittorio, l’insetto scrive un editoriale celebrativo sul “Mattino”, sostenendo che la prescrizione per mafia è un’invenzione di Caselli e altri visionari.
A suo dire l’accusa si basava sulle «parole di decine di pentiti» (falso, c’erano una decina di testimoni oculari, fra cui i migliori amici di Falcone e Borsellino) che sono stati «smentiti l’uno dopo l’altro» (falso: nessuno è stato denunciato per calunnia).
Dunque, conclude lo storico di corte, «Andreotti, come si sa, fu assolto».
Falso: assolto in primo grado per insufficienza di prove, si vide ribaltare la sentenza in appello con l’affermazione della «stabile ed effettiva partecipazione all’associazione per delinquere» - quella cosina chiamata Cosa Nostra – fino alla primavera 1980, cioè fino al secondo e ultimo incontro in Sicilia con il boss Stefano Bontate, con cui il Divo discusse del delitto Mattarella prima e dopo l’esecuzione.
Vespa concede: «S’è detto che la Cassazione avrebbe confermato questa tesi». Ma in realtà «non s’è dichiarata competente a scegliere».
Strano, il dispositivo (15.10.2004, II sezione, presidente Cosentino) recita: «La Corte rigetta il ricorso del Pg e dell’imputato e condanna quest’ultimo al pagamento delle spese processuali».
L’imputato condannato a pagare è Andreotti.
La sentenza confermata è quella d’appello: «reato commesso fino al 1980».
Sono 2 righe, basta leggerle. Ce la possono fare pure le vespe.
Non contento di avergli regalato due ore di cosiddetto servizio pubblico senza contraddittorio, l’insetto scrive un editoriale celebrativo sul “Mattino”, sostenendo che la prescrizione per mafia è un’invenzione di Caselli e altri visionari.
A suo dire l’accusa si basava sulle «parole di decine di pentiti» (falso, c’erano una decina di testimoni oculari, fra cui i migliori amici di Falcone e Borsellino) che sono stati «smentiti l’uno dopo l’altro» (falso: nessuno è stato denunciato per calunnia).
Dunque, conclude lo storico di corte, «Andreotti, come si sa, fu assolto».
Falso: assolto in primo grado per insufficienza di prove, si vide ribaltare la sentenza in appello con l’affermazione della «stabile ed effettiva partecipazione all’associazione per delinquere» - quella cosina chiamata Cosa Nostra – fino alla primavera 1980, cioè fino al secondo e ultimo incontro in Sicilia con il boss Stefano Bontate, con cui il Divo discusse del delitto Mattarella prima e dopo l’esecuzione.
Vespa concede: «S’è detto che la Cassazione avrebbe confermato questa tesi». Ma in realtà «non s’è dichiarata competente a scegliere».
Strano, il dispositivo (15.10.2004, II sezione, presidente Cosentino) recita: «La Corte rigetta il ricorso del Pg e dell’imputato e condanna quest’ultimo al pagamento delle spese processuali».
L’imputato condannato a pagare è Andreotti.
La sentenza confermata è quella d’appello: «reato commesso fino al 1980».
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