10/01/09

Il 'grumo' delle questione morale

Da Berlinguer a Saviano, com’è cambiato il rapporto fra la politica e gli affari, ma soprattutto com’è cambiata la percezione di questo problema nell’opinione pubblica del Paese

Uno studio recente dell’Università di Cambridge rileva come gli italiani, fra i popoli europei, siano quelli meno soddisfatti delle loro Istituzioni, a causa di un fenomeno dai contorni drammatici e sfrangiati, che va sotto il nome di questione morale.

In un’intervista del 28 luglio 1981 richiamata più volte nelle cronache avvilenti di questi ultimi mesi che raccontano il groviglio ormai inestricabile fra politica e affari, l’allora Segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer, dichiarava senza infingimenti il suo punto di vista:”La “questione morale” nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati”.

Da questo scenario fosco e minaccioso per la stessa tenuta democratica del Paese, Berlinguer teneva fuori il suo partito, “diverso” secondo lui per tre motivi di fondo: 1. perché non occupava lo Stato con le clientele; 2. perché lottava contro i privilegi e quelli della politica in particolare; 3. perché lavorava per il superamento del capitalismo e delle sue ingiustizie.

Si può ben dire che la sinistra italiana abbia dissipato questa “diversità” e che la corruzione attraversi ormai trasversalmente il nostro impianto istituzionale. Così commentano sconsolatamente i cittadini e quasi baldanzosamente i rappresentanti del Pdl, rivendicando una triste e proterva “pari opportunità” con una sinistra sempre più alla deriva e lontana dall’universo etico-politico di Berlinguer.

Dal 2006 però, clamorosamente, la nostra “questione morale” si è decisamente complicata.
Esce “Gomorra”, il romanzo/inchiesta di Roberto Saviano che delinea con nomi e fatti circostanziati una nuova e devastante fisionomia per la delinquenza organizzata, sempre meno delinquente (nel senso iconografico del termine) e sempre più organizzata.

I Casalesi si percepiscono e si raccontano come imprenditori. Il “core business” (viene da dire) dei loro affari sta nella rete dei subappalti, nell’edilizia come nel tessile, nei trasporti e nella panificazione, nello smaltimento dei rifiuti e “discretamente” nella finanza, oltre che naturalmente, nella prostituzione e negli stupefacenti.

In ambiti di compensazione del tutto fuori controllo, l’economia malavitosa si mescola a quella “dal volto umano”, della quale si discute convintamente alla televisione.
Lo abbiamo compreso senza possibilità di equivoco con la vicenda (tutt’altro che conclusa) dei rifiuti napoletani.

Dalle Istituzioni alla Camorra, passando per il salotto buono del capitalismo italiano; tutti insieme ad aggiornare la sordida fisionomia di una questione morale sempre più proterva, strutturata e pervasiva. Non a caso i camorristi di Gomorra, il loro sodalizio totalizzante lo chiamano “O Sistema”.
Per ribadirne l’egemonia senza eccezioni.

Il peggiore dei mondi possibili, in mancanza d’alternative concrete. Siamo alla “corruzione inconsapevole”, ha detto Saviano con un intervento seguito all’ondata di arresti che ha decimato la Giunta napoletana di centrosinistra.

Da Berlinguer a oggi la “questione morale” è cambiata radicalmente. L’autore di Gomorra rileva come la corruzione abbia colonizzato la vita pubblica italiana, fino al punto che gli amministratori dello Stato, nell’esercizio delle loro funzioni, perpetrano reati dei quali non hanno addirittura contezza e non percepiscono l’infrazione etica.
La Casta si è abituata a sguazzare nell’abuso di potere agendo alla luce del sole; passando da dimissioni tattiche rimesse a telegiornali compiacenti, ribadendo i criteri di un garantismo d’accatto che per accumulazione, ha modificato la sensibilità dell’opinione pubblica su questo versante.
La corruzione in Italia è tutt’altro che inconsapevole come dice Saviano, sia pur suggestivamente. I nuovi termini della nostra questione morale ce la pongono come un fatto culturale, prima ancora che giudiziario.

La reiterazione dei reati e la sostanziale impunità dei responsabili - anzi, la loro ridanciana sovraesposizione mediatica - hanno diffuso fra i cittadini prima un senso d’impotenza, poi un’etologica tolleranza e infine un’adesione entusiastica e spregiudicata alla loro resistibile ascesa.

Per delineare con maggiore dettaglio la nostra condizione, voglio ricordare che a metà dello scorso dicembre il Primo Ministro democristiano belga, Yves Leterme, si è dimesso perché accusato di aver esercitato indebite pressioni sulla magistratura, nella vicenda del salvataggio della importante banca Fortis.

Il nostro Primo Ministro in carica, nei confronti della Giustizia, si trova nella condizione seguente: Nel ‘90 viene condannato per aver giurato il falso a proposito della sua iscrizione alla Loggia massonica P2.
E’ stato condannato a 2 anni e 9 mesi di carcere (la condanna è andata prescritta) per aver pagato tangenti alla Guardia di Finanza per ammorbidire i controlli sulle sue aziende.
E’ stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione (la condanna è andata prescritta) per aver pagato 21 miliardi di tangenti a Bettino Craxi attraverso la società estera All Iberian.

E’ stato accertato che la sua Fininvest, fra l’89 e il 96, ha occultato almeno 2.000 miliardi di fondi neri. Di conseguenza è stato accusato di falso in bilancio ma il suo Governo nel 2002 ha depenalizzato il reato. E’ stato rinviato a giudizio per aver versato una decina di miliardi al nero dal Milan al Torino calcio per l’acquisto di Lentini, ma il reato è andato prescritto dopo la depenalizzazione del falso in bilancio. E’ stato accusato di appropriazione indebita, di frode fiscale e di falso in bilancio, per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. L’accusa è caduta dopo la depenalizzazione del falso in bilancio e per l’amnistia.
E’ stato accusato di corruzione nei confronti dei giudici di Roma affinché fosse favorito nella vicenda del “Lodo Mondadori”. Il reato è andato prescritto nel 2001. E’ stato accusato di corruzione dei giudici nell’acquisto della Sme. La sua posizione viene stralciata per il “Lodo Maccanico” del 2003 che prevedeva la non processabilità delle più alte cariche dello Stato. Dopo che la Corte costiutuzionale boccia il Lodo Maccanico, Berlusconi viene assolto per insufficienza di prove. Con Dell’Utri e altri manager della Fininvest proprietaria di Telecinco, è accusato in Spagna di frode fiscale per 100 miliardi. Il processo è tutt’ora sospeso.

L’11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo condanna il suo braccio destro Marcello Dell’Utri a 9 anni di carcerazione per concorso esterno in associazione mafiosa. Nella sentenza si chiarisce che Dell’Utri fin dal 1974 era a disposizione di Cosa Nostra e che egli portò il pregiudicato Vittorio Mangano nella villa di Arcore di Berlusconi, come “garanzia” per la mafia. Va sottolineato che se il Sovrano del Belgio Alberto II ha accettato le dimissioni di Leterme, in Italia Berlusconi lavora alla riforma della Costituzione, per diventare egli medesimo Presidente della Repubblica.

“E ho detto tutto”, avrebbe commentato lapidariamente l’indimenticabile Peppino De Filippo.

di Antonio Ruggieri

Fonte articolo

Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.
Condividi su Facebook

1 commento:

Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.