21/01/09

Le quattro novità di Barack Obama

Chi ieri non ha anche solo sbirciato per un secondo la cerimonia del giuramento e dell'investitura ufficiale come Presidente degli Stati Uniti d'America di Barack Obama?
Certo, il modo in cui "l'informazione" nazionale continua a trattare certi temi (il vestito di Michelle Obama, la bibbia di Lincoln, le figlie Obama-Bush a confronto, etc) fa passare la voglia di informarsi. E anche l'assurdità dei commenti dei giornalisti tg inviati "in loco" (come quelli che di tutto il discorso di ieri hanno voluto rimarcare la coincidenza tra valori religiosi e politici di Obama, dimenticando di ricordare le posizioni pro-aborto e pro-staminali del nuovo presidente) non aiuta.
Se la passano forse peggio i nostri cugini francesi, costretti a sentire le dichiarazioni del Presidente Sarkozy ("Ho fretta di cambiare il mondo assieme a lui") e dell'ex avversaria socialista Segolène Royal ("Sì, io ho ispirato Obama e i suoi collaboratori ci hanno copiato").

Ma tutti ora condividono le stesse domande, in ogni angolo del pianeta.

Darà vita solo in parte al cambiamento che ha promesso? Probabile. E qualora intendesse davvero rivoluzionare la politica americana, la farà hic et nunc sullo stile Zapatero? Sicuramente no. Le lobbies e i gruppi di potere militari e civili faranno continuamente pressione sulla politica presidenziale? Inevitabile.

Ma le novità a cui siamo stati sottoposti in questa "storica" (non evito questo termine altisonante e ora spiegherò il perché) elezione sono state molteplici ed alcune sono scivolate via lontano dall'attenzione che invece richiederebbero.

Prima di tutto, e lo ripeterò fino alla morte, a costo di creare sfinimento in tutti voi che leggete, il vero cambiamento, il principale di tutta questa storia, non riguarda la politica di Stato, riguarda il popolo americano: le genti d'America hanno votato un candidato che si è presentato da outsider, da semisconosciuto, con un programma che parlava di disimpegno militare, di soluzioni politiche alle crisi internazionali, di sviluppo sostenibile ed energie alternative, di redistribuzione della ricchezza, di "sanità gratuita per tutti", di "working class" e di sostegno alla pubblica istruzione.
Possono sembrare banalità, ma non lo sono in un paese che finora aveva basato tutta la sua mentalità sull'immagine del "self-made man". Ora, invece, hanno scelto l'uomo che parla di controllo dell'economia da parte dello stato e che parla di "stato sociale".
Ciò che fino a 9 anni fa erano vere e proprie bestemmie socialiste, ora sono ciò che il popolo americano chiede.

Seconda novità: queste sono state le elezioni politiche con il record storico di affluenza alle urne. Il grosso dell'aumento è avvenuto nella fascia di popolazione tra i 18 e i 25 anni, la zona dell'elettorato storicamente più disillusa e quella meno incline alla partecipazione politica diretta.
Molti di questi ragazze e ragazzi, la maggior parte dei quali alla prima "occasione" elettorale, sono arrivati ad impegnarsi anima e corpo anche per sostenere il proprio candidato durante le primarie. Ed è inutile anche solo rimarcare che questa porzione elettorale sia quella che si è schierata in maniera più massiccia verso Barack Obama.

Terza novità: Obama è il candidato che nella storia ha raccolto più fondi elettorali, ed è un livello che sarà difficile pareggiare nei prossimi anni. Ciò nonostante, è tra i Presidenti eletti, probabilmente, quello che ha raccolto nella storia meno fondi in assoluto tra i grossi gruppi finanziari ed economici. E in un paese come gli USA, dove le lobbies contano molto più di un George W. Bush, è una cosa di non poco conto.
Non sarà un Presidente libero, come in fondo non lo è stato nessuno finora. Ma sarà, sicuramente, almeno sulla carta, quello con le mani meno legate.

Quarta novità. E per illustrare quest'ultima riporto qui di seguito alcuni stralci del suo primo discorso da Presidente.

C'è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.
Imbriglieremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre fabbriche.

La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure accessibili, una pensione degna.

Ma la crisi ci ricorda che, senza un occhio rigoroso, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i già ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso non solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall'ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti coloro che abbiano volontà - non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.

Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l'autorità della legge e i diritti dell'individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente.

Ricordiamoci che le precedenti generazioni [...] hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza.

Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori - una cooperazione e comprensione ancora maggiori tra le nazioni. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né ci batteremo in sua difesa.

Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra.

A quelli che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad aprire il vostro pugno.

E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l'indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti.

Ora immaginate che questo discorso, con queste frasi in grassetto, lo abbia fatto un George W. Bush, un Ronald Reagan o anche un Bill Clinton. Non ci riuscite, vero? Ecco qui la quarta novità.

Non ci resta che sperare di allungare l'elenco nei prossimi mesi. Una cosa però è certa: se valutiamo il nostro presente, l'elenco dei cambiamenti per noi è ancora a quota zero. Per chi come me ha sempre visto nel popolo statunitense (e qui parlo tramite una generalizzazione eccessiva) un sinonimo di conservatorismo mentale e politico, un esempio da non prendere come riferimento per il popolo italiano, ora mi rendo conto di quanto io mi debba ricredere profondamente.
Il popolo della "grande potenza" mondiale ha avuto il coraggio di cambiare radicalmente mentalità e scelte politiche come mai aveva fatto finora. Noi forse non ci riusciremo mai e poi mai.

Fonte articolo

Firma la petizione per dire NO al NUCLEARE.
Condividi su Facebook

Nessun commento:

Posta un commento

Visto lo spam con link verso truffe o perdite di tempo i commenti saranno moderati. Se commenti l'articolo sarà pubblicato al più presto, se invece vuoi lasciare link a siti porno o cose simili lascia perdere perdi solo tempo.