Ahinoi. La crisi economica - probabilmente la peggiore dalla Grande depressione ad oggi - avanza in tutta Europa. E conquista le prime pagine dei giornali. Per dire, solo negli ultimi giorni:
- L’Irlanda ha scoperto di essere alla frutta. Prima: perchè è esplosa una terrificante “bolla” immobiliare (i prezzi delle case, che erano aumentati del 300% in dieci anni (1996-2006), ora sono in caduta libera). Poi: perchè sono andate a pezzi le banche. E ora: perchè Dublino, secondo i maligni (cioè i sindacati irlandesi), avrebbe di fronte a sè solo due strade per far quadrare i conti. Cominciare con il tagliare (e alla grande) gli stipendi dei dipendenti pubblici. Oppure: chiedere un prestito al Fondo monetario internazionale. Come a dire: darsi un pugno nei gioielli di famiglia con la mano destra. Oppure con la sinistra. Però, a scelta.
- E se Dublino piange, Londra non ride. Anzi si dispera. E infatti: dopo aver messo (e rimesso) mano al portafoglio per salvare le solite banche birbaccione, gli inglesi cominciano a vedere nero. Soprattutto nelle redazioni dei giornali. Dove un giorno sì e l’altro pure si parla e si scrive di rischio bancarotta e di rischio insolvenza. Per le solite banche birbaccione? No. Direttamente per tutto il Paese. Ma, per usare un termine tanto caro all’Inghilterra, per ora son solo rumors. E comunque non bisogna mai perdere il self control.
- In tempi tanto difficili e incerti, però, per gli investitori c’è almeno una quasi certezza. L’Ucraina dovrebbe fallire. Con buona pace dell’italianissima Unicredit. Che - non una vita fa, ma nel febbraio del 2007 - si era comprata in questo meraviglioso angolo di Est Europa famoso per le sue fughe di gas una bella banca (la Atf Bank). E per giunta a poco prezzo (2,07 miliardi di dollari). Dovesse andar male con la Atf Bank, Unicredit potrebbe comunque consolarsi con qualche altra “succursale” di successo. Come la Hvb Ukraine. Che ha un solo difetto: sta sempre in Ucraina.
- Restando sempre ad Est: c’è chi scende e c’è chi sale. Estonia, Lituania e Lettonia - capaci fino a due anni fa di tassi di crescita mostruosi (la Lituania nel 2006 viaggiava a un ritmo del 12 e passa per cento all’anno) - ora hanno superato anche l’Irlanda. Perchè loro non sono alla frutta. Sono direttamente al conto. Alle prese con un vero e proprio collasso economico, i governi dellle tre repubbliche baltiche hanno tagliato tutto il tagliabile. Con grande sollievo per le casse dello Stato. E un certo disappunto da parte dei cittadini. Che da veri ingrati - lo scorso 13 gennaio, a Riga - hanno dato vita a una mezza sommossa.
- A proposito di sorpassi. La Spagna di José Luis Zapatero, quella del famoso sorpasso, ha battuto un altro record. Andando coraggiosamente incontro alla peggior recessione degli ultimi 50 anni. E mettendo a segno, secondo gli ultimi dati a disposizione, un dato sulla disoccupazione a due cifre (13,4%). Ma a battere tutti - per lo meno restando in zona mediterraneo e dintorni - è la Grecia. Che ha incassato un pessimo giudizio sul suo po’ po’ di debito pubblico. E si è candidata brillantemente ad essere il primo paese dell’eurozona a fare default.
- Ma infine e per fortuna: il nostro premier, Silvio Berlusconi sta facendo tutto il possibile. Tra una critica alla Rai e un elogio del Grande fratello (nel senso televisivo del termine), Berlusconi ha perfino trovato modo e tempo di rassicurare la nazione. Spiegando che la “crisi non è così grave”. E che l’unica cosa da tenere a mente è che “bisogna aver paura di avere troppa paura”. Insomma: niente panico.
Ora: a proposito di prime pagine. Dirà qualcuno di voi: ma a parte l’ultima, le altre notizie non mi sono granchè familiari. Certo. Perchè stavano sulle prime pagine (o le home page), sì. Ma mica dei giornali italiani. Che tutt’al più - quando le hanno date - hanno piazzato queste notizie nelle pagine dell’economia e dintorni. Del resto perchè preoccuparsi? Niente panico.
Ah. A proposito lo sapevate che secondo l’economista americano Nouriel Roubini, l’intero sistema bancario a stelle e strisce è di fatto “insolvente”? Lo ha scritto oggi l’agenzia di stampa americana, Bloomberg. E poco dopo, la Borsa di New York è crollata di nuovo. Certo: nessun giornale (tricolore) ha ripreso la notizia in home page. Ma non sarà stato il panico. Sarà stata una questione di spazio.
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